Salute
Psicosi più contagiosa del coronavirus
Paolo Gulisano, epidemiologo e studioso di storia della medicina analizza come di fronte al Covid-19 si siano innescate paure immotivate. «Le misure draconiane adottate, dopo le falle del nostro sistema di monitoraggio, non giustificano le scene nei supermercati e le chiusure generalizzate. Quella che fa male è la serrata delle chiese… »
L’avevamo scritto pochi anni fa, era il 2009, “La psicosi è il peggior contagio” (vd. News) e a poco più di dieci anni di distanza siamo ancora allo stesso punto. «Uno dei problemi è che la gente non ha memoria», dice con forza Paolo Gulisano, medico epidemiologo e studioso di storia della medicina che proprio in questi giorni è uscito con un aggiornamento del suo libro divulgativo “Pandemie”. Quando venne pubblicato la prima volta il titolo completo era “Pandemie. Dalla peste all’aviaria”, oggi l’aggiornamento arriva all’attuale CoVid-19, il coronavirus.
«L’editore a gennaio mi aveva chiesto un aggiornamento. Ma non ho messo solo quest’ultimo coronavirus, il CoVid-19 e ho inserito nel libro anche la storia del 2009. Giusto per ricordarlo in quell’anno l’Oms aveva lanciato un allarme per il rischio di un’epidemia di influenza suina che poi non ci fu. Ma nel frattempo il governo italiano guidato in quel momento da Berlusconi, aveva acquista 10 milioni di dosi che non furono praticamente mai usate» racconta.
Per Gulisano il vero problema è che si ripetono spesso gli stessi errori: «Dei coronavirus in generale e di questo ormai sappiamo quasi tutto, sono virus diffusi che partono spesso dall’estremo oriente». Però ora il problema è qui, oltre 200 contagi, sei morti, undici paesi del lodigiano con circa 50mila persone in quarantena. «Fino a pochi giorni fa era un’epidemia circoscritta alla Cina, oggi il nostro è il primo Paese europeo per numero di contagi…». Qualcosa è andato storto? «Il governo cinese ha le sue responsabilità iniziali, ma per i casi italiani è evidente che c’è stata una falla nel nostro sistema di sorveglianza e, dal momento che non si riesce a trovare il caso zero, si sono rese necessarie misure draconiane che però non giustificano questo clima da terza guerra mondiale che vediamo nei supermercati e con chiusure di attività».
E tra le misure che secondo Gulisano proprio non si spiegano c’è la chiusura delle chiese «La messa non è una partita allo stadio, mi è spiaciuto che si sia presa questa decisione: niente eucarestia e oratori chiusi. Non era mai successo… più che una chiesa in uscita mi sembra una chiesa in ritirata. Sarà anche vero che le curie si sono adeguate alle ordinanze, ma credo che Bonacina (vedi Blog) con il suo appello all’arcivescovo di Milano abbia fatto benissimo».
Tornando all’epidemia da coronavirus… «Le epidemie vere sono altre», ribatte Gulisano. «In Africa c’è un nuovo focolaio di Ebola, nel mondo muoiono milioni di persone per la malaria, ma non frega niente a nessuno. È come se non ci fosse un senso della misura. Il CoVid-19 ha una mortalità di circa il 2%, non è la peste. Ma lo sanno che ogni anno in Italia muoiono per complicazioni da influenza 5mila persone?».
Ma allora che cosa ci fa paura di questa epidemia da coronavirus? «Credo che la prima paura che ci ha fregati è stata quella di non apparire politicamente corretti. Abbiamo chiuso i voli diretti, ma non ci siamo preoccupati di monitorare chi arrivava dalle località infette, anche attraverso scali in aeroporti europei. Londra ha 100mila cinesi, ma non si registrano casi come da noi».
C’è anche chi ha detto che in fondo il coronavirus è una sorta di influenza. «Covid-19 è molto contagioso, ma a ben vedere anche il virus del raffreddore è un “coronavirus”. Si tratta di virus diffusi e, come lo sono stati la Sars e la Mers (Middle East respiratory syndrome coronavirus – ndr.) che è apparsa nel 2012, sono stagionali. Secondo me anche questa epidemia continuerà per qualche giorno poi scemerà. Si diffonde in modo molto rapido e questo spiega il perché di queste misure: evitare che si ammalino troppe persone tutte insieme. Il timore vero è che il sistema vada in tilt» conclude Gulisano.
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