Cultura

Legge immigrazione: duro giudizio della Caritas italiana

"La nuova normativa non faciliterà il dialogo sociale e l'integrazione": è il duro commento di don Giancarlo Perego. "Le impronte? Discriminatorie"

di Daniela Romanello

“Invece di facilitare il dialogo sociale la nuova legge accentuerà l’illegalità e non faciliterà l’integrazione tra le persone immigrate e le realtà del nostro territorio”. E’ il parere di don Giancarlo Perego, della Caritas italiana, a proposito della nuova legge sull’immigrazione approvata oggi alla Camera dei deputati. “La legge – dice al Sir don Perego – acuisce contraddizioni e conflittualità sociali. La prova è che, nel corso della discussione, sono stati bocciati vari emendamenti, come l’ingresso dello sponsor e l’emendamento Tabacci per la regolarizzazione del lavoro nero nelle industrie”. Il mondo dell’associazionismo, dei centri di ascolto, delle case di accoglienza, di tutti coloro che cercavano di facilitare l’approccio interculturale, “continuerà comunque il suo lavoro – afferma -. Ma la legge non aiuta perché non si è data come obiettivo l’integrazione sociale e culturale, che è il problema principale del nostro Paese”. Anche l’Europa, ad avviso di don Perego, “attendeva dall’Italia un segnale positivo e di attenzione, per coniugare meglio integrazione, legalità e sicurezza”. Sul provvedimento delle impronte digitali per tutti gli extracomunitari don Perego fa notare l’approccio “discriminatorio”, perché se fosse “uno strumento ulteriore di identificazione e riconoscimento” dovrebbe “interessare tutti i cittadini, visto che anche un italiano può falsificare un documento”. Se la legge verrà approvata definitivamente anche al Senato, per la Caritas il lavoro maggiore riguarderà “il rispetto della persona e l’incontro con l’altro, valori fondamentali da riprendere nel nostro discorso pastorale”. “Ogni nostro servizio – sottolinea – dovrà essere, sempre più, invito e denuncia, per una politica diversa sul piano sociale, dell’accoglienza e della tutela dei diritti dei soggetti deboli, non assecondando percorsi di illegalità ma rafforzando la protezione sociale di minori, ragazze madri, richiedenti asilo”. Il mondo dell’associazionismo sarà dunque chiamato a creare “nelle comunità locali e regionali – sempre più punto di riferimento per le politiche della solidarietà – percorsi nuovi e di attenzione che aiutino, nel rispetto della legalità, ad una più corretta riconsiderazione dell’immigrazione”.


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