Formazione

Dalla Francia un thriller bello e inquietante

Recensione del film "Sulle mie labbra"

di Aurelio Picca

Emmanuelle Devos, una sorda segretaria frustrata, come parte il film ti fa venire lo sconcerto nel pensare che Sulle mie labbra (sarebbe lo straordinario titolo di un romanzo) è la storia d?una sfigata con il condimento moralistico e un tantinello pretenzioso (ma da film ben girato, con la proverbiale esattezza mutuata da Rossellini e company) dei francesi. Però, quando appare il marito di Monica Bellucci, Vincent Cassell, che è da poco uscito di prigione, capisci che Jacques Audiard, il regista, racconta seguendo, centimetro per centimetro, la faccia ossuta, spigolosa, intontita (con il cervello per metà tarato), del suo attore. Ecco che la storia moscia si trasforma in un thriller di conio singolare: dove si coglie una Francia strattonata in un esistenzialismo naturalistico nel clima sociale che vi si respira. Sulle mie labbra non ti fa stare comodo in poltrona. Ma non è per la durezza del thriller, quanto per la voluta isteria e nevrosi con le quali è girato. La camera prende di petto i primi piani, spezzando e rimontando volti e corpi. è la camera che produce ritmo e non la storia. E il montaggio è di uno che conosce il mestiere. La storia di una non-udente che ama fino alla complicità un balordo, che poi chiude a lieto fine con le mani che s?intrecciano nel nero, sarebbe stata a conti fatti anche banale, ma i tagli, le imbastiture e le cuciture di Audiard ci hanno regalato un vestito inquieto, da indossare preferibilmente di notte.


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