Non profit
Uno Stato drogato di gioco d’azzardo
Quali misure intende adottare il Governo per dare trasparenza alla composizione azionaria delle società concessionarie dell'azzardo e dei fondi di investimento che spesso le partecipano? Che trasparenza vogliamo dare alle forme di finanziamento alle forze politiche? Che trasparenza vogliamo dare all'esito effettivo delle politiche del Governo, specie sui soldi stanziati per la cura? Possiamo continuare a fingere che i Gratta&Vinci siano "innocui" prodotti da svago?
Parto dall’affermazione del sottosegretario all’Economia, con delega ai giochi, onorevole Pier Paolo Baretta. Baretta afferma che la liberalizzazione dell’azzardo avrebbe contrastato l’illegalità. Un’affermazione evidente? Tutt’altro, perché proprio di recente abbiamo avuto una Relazione della Commissione parlamentare antimafia che ha sostenuto il contrario. La Relazione, infatti, ha evidenziato che la liberalizzazione ha fatto da traino all’illegalità, attraverso varie direttrici. La prima è quella di avere creato, attraverso la pubblicità, un’induzione di massa: i cittadini sono stati “drogati di pubblicità” e, in loro, è stato creato un bisogno artificiale. La seconda direttrice è stata consentire, attraverso inerzie o errori, che proprio le mafie occupassero il mercato cosiddetto "legale".
Il sottosegretario Baretta, nel suo intervento in Commissione Finanze e tesoro del 7 marzo scorso, ha descritto una vera e drammatica dipendenza patologica dell'Erario dal gioco d'azzardo. Il sottosegretario Baretta ha descritto una situazione per cui lo Stato non potrebbe rinunciare alle entrate fiscali derivate dall'azzardo legale, anche rispetto agli impegni europei.
Mi chiedo: quello delle entrate erariali e della dipendenza dello Stato dall'azzardo, può essere l'unico assundo del nostro discorso? A maggior ragione, può esserlo visto che c'è un costo sociale che il Paese sopporta e non può più essere ignorato. Seguendo questa logica unicamente erariale potremmo decidere allora di liberalizzare cocaina, eroina e quant'altro! Un evidente, ma tragico, paradosso.
Esistono principi etici rispetto ai quali non possiamo derogare. Principi rispetto ai quali bisogna saper dire no all'aggressione di territorio e popolazione e erigere barriere. L'azzardo dovrebbe essere proibito e la riserva statale dovrebbe intervenire unicamente per contenere e limitare un fenomeno intrinsecamente pericoloso e moralmente disdicevole.
Il principio di una liberalizzazione così diffusa, ammessa e persino rivendicata dalle istituzioni, contesta in nuce il principio di riserva statale sul gioco d'azzardo che, a dispetto delle parole, la legge italiana ancora prevede.
Quando il sottosegretario Baretta parla degli interventi di alcuni enti locali valutando in termini proibizionisti regolamenti e leggi, io credo stia semplicemente scambiano nero per bianco. Non sono, questi degli enti locali, interventi negativi, ma positivi. Interventi di tutela per la salute e la sicurezza dei cittadini.
La Costituzione e una giurisprudenza oramai assodata riconoscono agli Enti Locali la possibilità di intervenire, anzi il dovere. E il dovere di farlo in forme e modi differenti, considerate le specificità dei territori e delle situazioni. Ecco un altro trucco: parlare di "necessità di omogeneizzazione", quando semplicemente si vorrebbe limitare o persino derogare al principio di sussidiarietà che informa il nostro ordinamento.
Venendo alla Proposta del Governo, il sottosegretario Baretta parla di ridurre l'offerta. Qui non si tratta, però, di ridurre l'offerta e basta. Si tratta di ridurre il volume di denaro giocato, il consumo, la spesa dei cittadini. Intervenire togliendo delle macchinette dal territorio, lasciando inalterato il livello di business o, peggio, togliere 4 macchine mettendo al loro posto 2 macchine che fanno spendere e perdere di più non cambia la situazione in meglio, la peggiora!
Tema riciclaggio. Il sottosegretario Baretta ha proposto di togliere la possibilità di inserire banconote da 500 euro nelle VLT, le macchinette che si trovano nelle sale gioco. Basta? Non basta, per colpire al cuore il riciclaggio. Dobbiamo uscire dai giochi di parole e porci una domanda fondamentale. Una domanda che faccio qui al sottosegretario Pier Paolo Baretta e a tutto il governo: quali misure vogliamo adottare per dare trasparenza alla composizione azionaria delle società concessionarie e dei fondi di investimento che spesso le partecipano? Che trasparenza vogliamo dare alle forme di finanziamento alle forze politiche, attraverso sponsorizzazioni dirette o indirette, spesso a fondazioni? Che trasparenza vogliamo dare all'esito effettivo delle politiche del Governo, specie sui soldi stanziati per la cura?
C'è poi un altro punto, messo in evidenza dalla recente pronuncia del Tar di Brescia sul regolamento del Comune di Bergamo. Davvero possiamo considerare i Gratta & Vinci meno pericolosi delle slot machine che invadono il territorio? La risposta è: assolutamente no. Prima ragione: i gratta & vinci sono azzardo a bassa latenza, perché passano pochissimi istanti tra l'acquisto e l'esito della giocata, proprio questa "istantaneità" è alla base della costruzione della dipendenza. Seconda ragione: sono i prodotti che più di ogni altro attraggono i minorenni, che spesso li "consumano" con genitori e parenti. Sappiamo oggi che più della metà dei minorenni si dichiara attratta dai Gratta & Vinci, considerandoli innocui o quasi. Terza ragione: anche i Gratta & Vinci sono disegnati per l'inganno. Sono prodotti tipici di quella che i premi Nobel Akerlof e Shiller hanno chiamato «economia del phishing», economia del raggiro. La quasi vincita, le microvincite… tutto è progettato per ingannare ragione e emozione. Anche su questo fronte dobbiamo impegnarci.
È venuto il momento di aprire un tavolo chiaro, aperto, con quelle associazioni della società civile che da tempo contrastano e studiano il fenomeno dell'azzardo di massa. Dobbiamo spostare l'asse della discussione dalla ragione erariale alla ragione civile. Dalle lobby alla cittadinanza attiva.
Giovanni Endrizzi (M5S) è membro della I Commissione permamente Affari Istituzionali del Senato
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