Welfare

La mimosa donata sulla strada alle schiave del sesso

I volontari della comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, porteranno il fiore simbolo della giornata alle donne vittime di tratta e di sfruttamento. Ricorda Giovanni Paolo Ramonda presidente dell'associazione: «Nessuna donna nasce prostituta, c’è sempre qualcuno che la fa diventare».

di Antonietta Nembri

Non è una festa, ma una ricorrenza. Una data da segnare sul calendario non per uscire a cena con le amiche ma per ricordare e celebrare le conquiste sociali, politiche ed economiche della donna. E proprio in questo segno si muoveranno i volontari di alcune delle 21 unità di strada per la lotta alla prostituzione della Comunità Papa Giovanni XXIII che usciranno proprio nel giorno dell’8 marzo per incontrare le schiave del sesso. Regaleranno loro delle mimose, come segno di affetto e di riconoscimento di dignità.

«La prostituzione è una forma di violenza di genere, abuso ed esercizio del potere dell’uomo nei confronti della donna» rimarca Giovanni Paolo Ramonda, presidente dell'associazione. «Nessuna donna nasce prostituta, c’è sempre qualcuno che la fa diventare. Queste donne appartengono per lo più a categorie vulnerabili: arrivano da Paesi in guerra o in estrema povertà, da ambienti degradati, e sono spesso vittime di stupro e violenza».

Non mancano però segni positivi, che Ramonda ricorda commentando positivamente l'approvazione il 14 febbraio scorso da parte del parlamento irlandese di una legge che proibisce la prostituzione scoraggiando la domanda. «Come si può parlare di libera scelta della donna? Un consenso viziato all’origine come può essere considerato libero? La Comunità Papa Giovanni XXIII si congratula con il governo irlandese per la scelta di civiltà che va nella direzione della tutela dei diritti delle donne» chiosa.

La nuova legislazione adottata in Irlanda si ispira al “modello nordico”: abroga il reato di adescamento che colpiva le prostitute e sanziona, al contrario, il comportamento dei clienti. L'Irlanda entra così nel novero dei Paesi abolizionisti accanto alla Svezia, alla Norvegia, all'Islanda, all'Irlanda del Nord, alla Francia.

Negli scorsi mesi la Comunità di Don Benzi ha lanciato la campagna “Questo è il mio corpo ”, sottoscritta da numerose persone e associazioni, che chiede al Parlamento l'adozione di una legge ispirata al modello nordico anche in Italia.
Lo sfruttamento sessuale è il destino più comune (nel 68% dei casi) che attende le donne coinvolte nel traffico di esseri umani. La tendenza è in aumento e vede un numero sempre maggiore di minorenni coinvolte. Questi i dati della risoluzione del Parlamento Europeo “Sexual exploitation and prostitution and its impact on gender equality” del 26 febbraio 2014 citati in una nota della Comuità di don Benzi. Fra le vittime della tratta l’80% sono donne o bambine. Oltre venti milioni di persone in tutto il mondo sono coinvolte in questo traffico. La maggioranza delle prostitute in Europa sono donne immigrate (con percentuali fra il 60% e il 90%). «Gli studi confermano una relazione diretta fra la liberalizzazione del mercato della prostituzione e un incremento del traffico di esseri umani legato allo sfruttamento sessuale», recita il documento.

Foto di VALERY HACHE/AFP/Getty Images


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