Mondo

La cooperazione italiana punta sulla (super) trasparenza

L’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS) diventerà membro dell’Iniziativa internazionale per la trasparenza degli aiuti (IATI). L'annuncio ufficiale in Tanzania la prossima settimana. Per Emilio Ciarlo, responsabile Relazioni istituzionali e comunicazione dell'AICS, "è una rivoluzione culturale che dimostra la nostra volontà di allinearci sui migliori standard internazionali nella gestione dei dati e la trasparenza dei nostri aiuti".

di Joshua Massarenti

E’ un passo molto importante quello che l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo sta per compiere in tema di gestione efficace e trasparente degli aiuti. Con l’adesione all’Iniziativa internazionale per la trasparenza degli aiuti (IATI) – che verrà ufficializata nel corso di un meeting tecnico della IATI previsto la prossima settimana a Dar-es-Salaam (Tanzania), "l’AICS dimostra la sua volontà di rendere il più trasparente ed efficiente possibile la gestione e la programmazione dei suoi fondi per la cooperazione allo sviluppo", sostiene Emilio Ciarlo, responsabile Relazioni istituzionali e Comunicazione dell'AICS. "Si tratta di una vera e propria rivoluzione culturale".

Come ricorda il sito open-cooperazione.it, “IATI è un’iniziativa volontaria e multi-stakeholder che vuole migliorare la trasparenza degli aiuti, dello sviluppo e delle risorse umanitarie per aumentarne l’efficienza nel far fronte e contrastare la povertà. IATI fa incontrare gli Stati che finanziano e quelli in cui vengono implementati i progetti, le organizzazioni della società civile e gli altri esperti del settore umanitario che insieme sono impegnati ad aumentare la trasparenza e l’apertura dei dati”.

Lanciata nel 2008 in occasione del Terzo Forum di alto livello sull’efficacia degli aiuti, oggi la piattaforma raccoglie più di 300 organizzazioni, tra cui donatori bilaterali (Agenzia francese per lo sviluppo) e multilaterali (Banca africana di sviluppo), governi (come la Tanzania), ONG, attori del settore privato e fondazioni (Bill e Melinda Gates). Tutti sono impegnati a diffondere (e scambiare) i loro dati in modo regolare per migliorare l’efficacia e la programmazione degli aiuti.


Qualcuno penserà che si tratta di mettere a disposizione di IATI qualche foglio excel in più sui nostri aiuti, ma non è così. Qui stiamo parlando di una vera e propria rivoluzione culturale in materia di trasparenza e di efficienza della nostra cooperazione allo sviluppo.

Emilio Ciarlo, responsabile Relazioni istituzionali e comunicazione dell’AICS

“Aderendo a IATI, l’AICS vuole consentire all’opinione pubblica, ai giornalisti e altri stakeholders di avere un’idea più chiara del mondo con cui gestisce i soldi dei contribuenti e l’impatto della cooperazione italiana allo sviluppo nei paesi beneficiari”, si legge nel comunicato stampa diffuso dalla piattaforma.

“Qualcuno penserà che si tratta di mettere a disposizione di IATI qualche foglio excel in più sui nostri aiuti, ma non è così”, sottolinea Ciarlo. “Ci spinge a migliorare i metodi finora adottati sull’elaborazione dei dati che andranno continuamente aggiornati, anche ai fini di una programmazione più efficace dei nostri programmi e progetti, e di una migliore valutazione del loro impatto nei paesi in cui interveniamo”.

Una rivoluzione culturale interna quindi che prevede la creazione di un gruppo di lavoro ad hoc dell’AICS composto da informatici, contabili e altri tecnici dell’AICS, che verranno affiancati da un funzionario dell’ISTAT per la durata di almeno un anno. “Sarà un lavoro lungo e complesso, ma vitale per raggiungere l’eccellenza”, prosegue Ciarlo. A suo giudizio, “l’adesione alla IATI consentirà alla cooperazione italiana di scalare alcune posizioni nella classifica internazionale sulla trasparenza degli aiuti allo svilupppo”. Nell’ultimo report “Aid Transparency Index” pubblicato nell’aprile 2016, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale (MAECI) figurava tra i peggiori donatori classificati (42° su 46). Infine, “essere membro di IATI ci permetterà di essere più accountable nei confronti dei cittadini”.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.