Salute

Coronavirus? La mortalità è inferiore alla comune influenza

Susanna Esposito, presidente dell'Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici (WAidid) e professore ordinario di Pediatria all’Università di Parma, spiega che «bisogna scongiurare il rischio psicosi. Il nuovo virus è mortale solo nel meno del 3% dei casi confermati, che non comprende le migliaia di persone a cui non è stato rilevato per assenza di sintomi»

di Redazione

«Il nuovo virus non deve essere sottovalutato, soprattutto finché non saranno del tutto note le modalità in cui muta e tutte le caratteristiche che ne favoriscono la diffusione. Ma l’attuale allarmismo rischia di essere eccessivo. Ad oggi il nuovo coronavirus si è rivelato mortale solo nel meno del 3% dei casi confermati, senza considerare le migliaia di persone a cui non è stato rilevato per assenza di sintomi. Basti pensare che solo in Italia, come confermano i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, ogni anno circa 8.000 persone muoiono per le complicanze dell’influenza, centinaia di migliaia in tutto il mondo».


È quanto ha dichiarato Susanna Esposito, Presidente dell'Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici (WAidid) e Professore Ordinario di Pediatria all'Università di Parma, a proposito della diffusione del nuovo coronavirus (2019-nCoV) che ad oggi in Cina ha provocato la morte di 132 persone su circa 6.000 casi confermati di individui che si sono ammalati a causa del virus.

«Nel nostro Paese», conclude, «la situazione è sotto controllo grazie all’eccellente filtro aeroportuale che anche per la SARS permise l’identificazione precoce dei casi sospetti. Tuttavia, il nuovo coronavirus non deve essere sottovalutato fino a quando non se ne comprendono tutti i meccanismi patogenetici e la risposta immunitaria che determina»

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.