Welfare

Perché la finanza parla di povertà, ma mai di disuguaglianza

«L’ipertrofia della finanziarizzazione dei rapporti economici, la massimizzazione del profitto ottenuto dal capitale anziché dalla produzione, la costruzione di meccanismi globalizzati per eludere le tasse sulla rendita a scapito del lavoro», sono queste le cause principali della crescita della diseguaglianza secondo Giuseppe Guerini, portavoce dell'Alleanza delle cooperative sociali. La rubrica “Mutualismi” sul numero di Vita in distribuzione

di Giuseppe Guerini

Per qualche giorno, nello scorso mese di gennaio, il tema delle diseguaglianze ha conquistato la ribalta dei media, grazie all’uscita del nuovo rapporto Oxfam al Forum Economico Mondiale di Davos: oggi gli 8 uomini più ricchi del pianeta, possiedono la ricchezza della metà più povera della popolazione.

Perfino Christine Lagarde, direttrice generale del Fondo Monetario Internazionale ha affermato: «Ci vuole una maggiore redistribuzione dei redditi di quanta ne abbiamo oggi». Non è una novità. Sono ormai alcuni anni che dai centri studi più autorevoli e più legati al mondo della finanza emergono analisi preoccupate sulla crescita delle diseguaglianze. Alcuni hanno iniziato anche a sostenere l’opportunità che nei Paesi occidentali si introducano forme di reddito garantito, alimentando la falsa illusione che queste forme di assistenzialismo siano anche una forma per ridistribuire il reddito.

Occorre invece soffermarsi sulle cause principali della crescita della diseguaglianza, che risiedono prevalentemente nell’ipertrofia della finanziarizzazione dei rapporti economici, nella massimizzazione del profitto ottenuto dal capitale anziché dalla produzione, nella costruzione di meccanismi globalizzati per eludere le tasse sulla rendita a scapito del lavoro. Tant’è che preferiscono parlare di lotta alla povertà piuttosto che di contrasto alle disuguaglianze. Vedo in questo un perfetto parallelo con i meccanismi che alimentano la diffusione delle “slot”: la finanza illude l’economia circa la possibilità che tutti guadagnino dal giocare in borsa, come i grandi gestori dell’azzardo illudono i giocatori compulsivi che anelano ad una ricchezza che invece li depriva sempre di più.

Le crisi che hanno massacrato aziende, imprenditori e lavoratori hanno ingigantito la ricchezza delle grandi rendite e dei patrimoni, sempre più abili a sottrarsi dalle tasse. Serve davvero una conversione dei modelli e delle regole, per promuovere un’economia che torni ad essere prima di tutto un’economia per l’uomo.


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