Welfare
Socialmente pericolosi, nelle sale il film-verità di una strana amicizia
Un giornalista affermato, Fabio Venditti, diventa amico in carcere dell'ergastolano boss della camorra e dei Quartieri spagnoli Mario Spadoni, tanto da ospitarlo anche a casa nel momento del bisogno di cure mediche. La loro storia e quella dei giovani del quartiere di Napoli è ora nelle sale, con attori d'eccezione e il supporto dell'ong ActionAid. Ecco i dettagli con le parole dello stesso Venditti, regista del film
Il boss della camorra e il giornalista. L’amicizia che non t’aspetti è ora diventata un film-verità dal titolo Socialmente pericolosi, nelle sale cinematografiche da fine gennaio 2017. “E’ una storia in cui si racconta come l’ambiente in cui vivi influenza la tua vita ma come dallo stesso ambiente puoi uscirne vincente”. È Fabio Venditti, giornalista di lungo corso, regista e protagonista della storia vera che si narra nel film che ci spiega direttamente quello che sottende una storia decennale di impegno sociale in uno dei luoghi più difficili d’Italia: i Quartieri spagnoli di Napoli. “Difficili ma ricchi di quotidianità concreta, a volte esclusi a priori dal resto della società ma pieni di risorse che possono essere liberate”, sottolinea Venditti. Così è stato, quando grazie alla collaborazione con l’ong ActionAid, lui stesso ha fondato l’associazione omonima del titolo del film proprio con l’intento di lavorare con un gruppo di ragazzi – molti dei quali si ritrovano anche nella trama – che nel tempo sono anche andati in visitare diversi luoghi d’Italia per capire alternative a quanto vissuto finora. Tra il 2012 e il 2013, grazie all’interesse del direttore di Rai2 Marcello Masi, le storie di alcune di ragazzi sono state trasmesse in due documentari (“A Cazzimma”, “Le storie di Gilda”), prima al Giffoni film festival poi sulla stessa rete televisiva Rai.
L’idea del film è venuta successivamente all’interesse suscitato da questi documentari e, parallelamente, all’uscita del libro “La malavita: lettera di un boss della camorra al figlio”, che racconta l’amicizia che si è instaurata tra Venditti e il boss camorristico Mario Spadoni, che si sono conosciuti in occasione dell’arrivo del giornalista al Carcere di Sulmona, dove Spadoni era detenuto dopo la condanna all’ergastolo, per un reportage sulla struttura. “Da quel momento è nato un rapporto di fiducia tra me e Spadoni, andai a trovarlo una volta al mese per 8 mesi di fila lavorando con lui ala stesura dei capitoli del libro”, specifica Venditti. “Voleva raccontare gli errori una vita da boss malavitoso degli anni ’80 per togliere il figlio dalla stressa strada, dato che anche lui in quel momento era in carcere per un altro reato”. Nel periodo successivo le condizioni di salute di Spadoni precipitarono per via di un tumore al fegato, e le circostanze fecero sì che per garantire la continuità delle cure ospedaliere – poi tutto si risolse in positivo con un’operazione – il boss si trasferisse proprio a casa del giornalista, grazie alla comprensione di sua moglie e delle due figlie. “Devo ringraziare la mia famiglia per la pazienza, in particolare mia moglie con cui ho una stupenda complicità che dura da 42 anni”, aggiunge il regista di Socialmente pericolosi, che è interpretato nel film dall’attore Vinicio Marchioni (noto al pubblico per il ruolo del Freddo in “Romanzo criminale”) mentre Fortunato Cerlino (che in “Gomorra” era Pietro Savastano) ha il ruolo di Spadoni. “Entrambi hanno accettato cachet minimi”, rimarca Venditti, che sta promuovendo il film in diverse zone d’Italia: i prossimi appuntamenti (a questo link del sito ufficiale tutta la programmazione) saranno a Pieve di Sacco, Genova, Palermo e Padova.
Non è stato facile, per diversi motivi, portare a termine le riprese, così come non è facile operare in modo autonomo e indipendente per i quartieri spagnoli. “In questi anni ho avuto più volte la netta impressione che gli abitanti dei Quartieri spagnoli debbano rimanere ‘esclusi’ dalla società, una sorta di invito a ‘rimanere a casa loro’ che ha toccato anche a me quando sono andato a incontrare persone che comunque hanno un peso nelle dinamiche del luogo”, spiega Venditti, che oggi ha 63 anni. “Ho avuto intimidazioni dirette e pesanti da alcuni esponenti delle forze dell’ordine, ma ho deciso di continuare, perché azioni del genere non le puoi fare a metà, devi andare fino in fondo”. L’altra difficoltà incontrata nelle ultime fasi della realizzazione del film è l’improvviso dietrofront di alcuni ragazzi dei Quartieri a meno di vedersi corrisposto un compenso per il loro ruolo di attore: “Con loro ero stato chiaro fin dall’inizio, nemmeno io ho preso un euro dal film. Alcuni di loro hanno poi ritrattato e sono rimasti nel cast, altri invece ho dovuto escluderli a malincuore”, racconta Venditti. Non è facile portare sul grande schermo una storia vera, con tutte le sue contraddizioni: anche la parte finale del film, del resto, va in una direzione inaspettata. Quale? Lo si potrà scoprire direttamente in sala. Buona visione.
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