Sostenibilità

Roma, questo stadio non s’ha da fare

È il duello finale tra James Pallotta, proprietario della squadra, e la giunta 5Stelle. Secondo Andrea Filpa, urbanista, delegato WWF del Lazio, è un progetto infarcito di irrazionalità, non ultima quella di aver scelto una zona delicata dal punto di vista idrogeologico. «Soprattutto è una cementificazione massiccia, che solo al 14% riguarda l’impianto sportivo».

di Giuseppe Frangi

«Ci aspettiamo un esito decisamente positivo dall'incontro in programma con la giunta. In caso contrario, sarebbe una catastrofe». È stato drastico James Pallotta, proprietario della Roma nel delineare la partita che si sta giocando sul nuovo stadio progettato a Tor di Valle. La giunta capitolina, dopo molti tentennamenti, sarebbe arrivata alla decisione di bloccare tutto, facendo leva sui rischi idrogeologici di quella zona posta su un’ansa del Tevere. «Lì si dovrebbe costruire uno stadio su palafitte», ha detto il genovese Beppe Grillo. E con il suo stile caustico e folkloristico ha dettato la linea: stop allo stadio, almeno per oggi.

Come stanno veramente le cose? Andrea Filpa, architetto, docente di urbanistica di Roma 3, è delegato del WWF Lazio e ha seguito sin dall’inizio la vicenda dello stadio.

Architetto, davvero vogliono costruire lo stadio in una zona a rischio?

Quella di Tor di Valle non è zona a rischio di esondazioni, ma di allagamenti senz’altro. Quando il Tevere è in piena, ci possono essere conseguenze sul fosso di Vallerano che passa di lì. Comunque sono tutte criticità superabili, anche se comportano una maggiorazione notevole di costi. Ma questa è una sola delle irrazionalità che hanno portato a scegliere una zona bella e anche naturalisticamente integra quell’ansa del Tevere a come Tor di Valle.

Le altre quali sono?

La più grave è la difficoltà di accesso in un quadrante che è già ultracongestionato. Oltretutto nella delibera approvata dalla Giunta Marino era stata messa la condizione che il 65% del pubblico avrebbe dovuto arrivare allo stadio con mezzi pubblici. Lo strumento sarebbe stato la metro B. Peccato che pochi mesi dopo l’approvazione di quella delibera l’Atac abbia detto che lo “sfioccamento” (una divisione in due della linea in quel tratto finale) non sarebbe stato possibile, perché l’avrebbe mandata in crisi, essendo già a livelli altissimi di riempimento.

Pallotta ha usato toni abbastanza drastici. Vuole mettere la Giunta con le spalle al muro?

In realtà il dibattito sino ad oggi è stato, oltre che confuso, anche molto pacato. Quello che è certo che l’operazione dello Stadio è in realtà una gigantesca operazione immobiliare ad altissima densità di cementificazione. Basti pensare che l’impianto sportivo occupa solo il 14% dell’area del cantiere, che si estende su un milione di mq.

A questo proposito, qualcuno sostiene che sarebbe stata violata la legge 147 del 2013 che autorizzava procedure amministrative semplificate per società sportive che volevano costruire impianti in periferia…

In realtà da questo punto di vista non sembra ci sino violazioni della legge. Infatti nel testo non si dice che la società sportiva debba essere la proponente del progetto, ma che debba garantire di usare gli impianti per un certo numero di anni.

Cosa si augura a questo punto?

Certamente che la delibera che assegna interesse pubblico allo stadio venga ritirata. Che ci sia più possibilità di valutare altre ipotesi, senza essere vincolati da scelte già fatte. Roma ha già tanti problemi e sarebbe meglio non aggiungerne altri. Ad esempio ha uno stadio molto bello come lo stadio Flaminio per il quale non è stata immaginata nessuna funzione. E a Tor di Valle ha un ippodromo storico che cade in rovina: o meglio, che viene lasciato cadere in rovina.

Ma c’è la spada di Damocle della penale da pagare in caso di passo indietro?

Come WWF non abbiamo studiato quell’aspetto, ma l’impressione è che non ci sia un rischio reale di dover pagare penali. Comunque uno dei requisiti contenuti nella delibera certamente non verrà assolto: è quello della percentuale di trasporto pubblico di cui abbiamo parlato. Potrebbe essere un appiglio per giustificare un passo indietro. La ferrovia Roma-Lido potrebbe essere un’alternativa. Ma come si dice da queste parti, sta ancora “in mente di Dio”…

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.