Cultura

Giro 2002: quando si sgonfiano i muscoli

Un'inversione di valori sconvolgente: tre anni fa il Pirata sembrava una moto in salita e "falco" Savoldelli spiccava solo per le sue doti d'immenso discesista. ma oggi...

di Paolo Manzo

Non ha vinto il Paolo bergamasco, il falco (per le sue doti acrobatiche in discesa), faccia d’angelo (per il suo sorriso da eterno bravo ragazzo) non è arrivato primo nel tappone dolomitico che arrivava a Passo Coe, frazione montana di Folgaria. Ha alzato le braccia sotto lo striscione d’arrivo il russo Pavel Tonkov, un altro desaparecidos da quattro anni a questa parte, da quando nel 1998 fu l’ultimo ad arrendersi in salita alla moto Pantani. Savoldelli non ha vinto ma da oggi indossa la maglia rosa del primato e, crono permettendo, la porterà sino all’arrivo in Parco Sempione, domenica prossima. L’incredibile è che in una tappa costruita su misura per chi sa spianare colli e valichi, ha demolito la concorrenza dei camosci. O supposti tali. E allora molte domande affiorano alla mente di chi il ciclismo lo segue da anni. Con passione e negli ultimi anni, con un velo di tristezza. Come è potuto succedere? La premessa è che per vincere i grandi Giri non è necessario essere grandi scalatori. Bisogna essere campioni, possedere un fisico integro. Con dei valori anaerobici d’eccellenza. Indurain (che di Tour ne ha vinti 5 e di Giri 3…) non era certo uno scalatore puro. Ma quando c’erano i tapponi alpini, pirenaici o dolomitici, non fu mai secondo a nessuno. In salita il grande navarro ebbe “solo” una vera, grande crisi: la tappa con arrivo al Sestriere nel 1992, vinta da Chiappucci. Miguel andò in crisi ai 3 chilometri e si beccò oltre due minuti. Per il resto, come raccontano le cronache postume, si difese sempre con gagliardia. Facendo “saltare” di volta in volta l’agguerrita concorrenza di scalatori veri o presunti. E’ sintomatico che oggi Savoldelli abbia fatto ciò che ha fatto, partendo ai meno sette dal traguardo e salutando l’allegra compagnia di quelli che, in salita, sino a pochi mesi fa gli facevano “mangiare la polvere”. Sarà perché oggi (come ieri del resto…) il bergamasco è in una forma strepitosa. O perché tutti gli altri oggi sono andati in crisi sul terreno (ipoteticamente) a loro più favorevole. Sarà la crisi di fame di Frigo, quella da stress di Perez, sarà che gli iberici da noi vanno più piano che alla Vuelta (…?), ma tant’è. Oggi la polvere in salita il Falco l’ha fatta assaggiare agli altri. E forse, dopo le perquisizioni dei Nas, le indagini di cinque procure (perché poi solo 5, le altre che fanno, dormono?!), gli arresti domiciliari e non a corridori (di secondo, terzo, quarto e quinto livello) e ai dealer (drug dealer), la fuga minacciata e prevedibile degli sponsor, la fuga parziale del pubblico, la fuga del buon senso (leggasi Casagrande e molti Ds-direttori sportivi), il risultato è di certo più veritiero di tanti altri. Oggi in fuga sui monti c’è andato lui, il Falco, ma la speranza è che anche la fuga dal doping continui. Per il bene del ciclismo che resta sport popolare (e popolano) per eccellenza. Con buona pace di quelli che, fino a ieri, quando saliva la strada ci andavano loro in fuga. Similmoto o quasi oggi ridotte a tricicli. E quindi…W Savoldelli, da oggi non più solo Falco ma anche Aquila rosa.


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