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Oim: “Quasi 1.300 morti nel 2019, ma all’appello mancano centinaia di vite umane”

L'organizzazione internazionale per le migrazioni attraverso il progetto "Missing Migrants" ha stimato 1.283 morti nel Mediterraneo centrale nel 2019, ma quest'anno è cresciuto il numero di naufragi da verificare e il numero di imbarcazioni di cui si sono perse le tracce. Dal 2014 si registrano quasi 20mila migranti morti durante la traversata

di Alessandro Puglia

Sono quasi 1300 i migranti morti durante la traversata nel Mediterraneo centrale nel 2019. A renderlo noto è l’Oim (organizzazione internazionale per le migrazioni) attraverso un comunicato che sintetizza il lavoro di monitoraggio sul flusso di migranti e rifugiati verso l’Europa attraverso il progetto “Missing Migrants”.

Il numero dei morti accertati nel 2019 è stato di 1283, il 44 per cento in meno confrontato con i 2299 morti del 2018. Una strage continua perché dal 2014 – riferisce l’Oim- almeno 19164 migranti hanno perso la vita nel Mediterraneo, quasi 20 mila.

La rotta più praticata, quella tra Libia e Italia, continua ad essere la più pericolosa e si stima un morto ogni 33 persone nel 2019, rispetto a uno su 35 nel 2018 e a uno su 51 nel 2017.

I dati diffusi – precisa l’Oim – non includono un crescente numero di naufragi ancora da confermare, in particolare nel caso di diverse “barche fantasma” di cui non si è avuta più traccia. Casi in cui i migranti non sono stati soccorsi dal momento della chiamata di Sos. Dalla Libia verso l’Italia si stima che all’appello mancano almeno cinque imbarcazioni.

L’Oim quindi sottolinea che nonostante il numero dei migranti morti in mare registrati nel 2019 sia inferiore rispetto a quello degli scorsi anni, quest’anno si sono perse le tracce di centinaia e centinaia di vite umane anche a causa delle varie politiche europee e dell’arresto della presenza delle associazioni non governative dal 2017.


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