Non profit
Caro Emiliano, perché difendi l’azzardo nelle tabaccherie?
«Bisogna distinguere tra gli esercizi commerciali cui è impedito l’esercizio del gioco e le tabaccherie» ha dichiarato oggi in Conferenza Regioni il Presidente della Puglia Michele Emiliano. Affermazione sorprendente, che ha lasciato sgomente associazioni e società civile
di Marco Dotti
Oggi, in Conferenza Regioni, in Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano è intervenuto sul tema della riorganizzazione della rete di vendita del sistema dell'azzardo. Una riorganizzazione saltata, la settimana scorsa, e oggi aperta al dibattito anche con la società civile, grazie alla proposta del Governo che, su sollecitazione di Vita, il sottosegretario Baretta ha accettato per la prima volta di rendere pubblica in ogni sua parte (qui il testo).
Singolare, al netto di quelle condivisibili, appaiono però alcune posizioni di Emiliano sui tabaccai, anzi sulla Fit: la potentissima lobby dei tabaccai (Fit significa Federazione Italiana Tabaccai) che, tra l'altro, ha presentato un esposto contro il sindaco di Bergamo, reo a dire della stessa Fit di aver procurato un danno erariale proprio grazie a quei provvedimenti no slot che Emiliano ritiene fondamentali e primari rispetto alla logica lucrativa dello Stato biscazziere. Forse il Governatore della Puglia non era a conoscenza di questa aggressiva posizione di tabaccai che invece descrive come vittime sacrificali di ogni possibile riforma.
Forse si tratta di un fraintendimento, ma è bene chiarire. Per ora, queste sono le parole del presidente della Regione Puglia: «Lo Stato – ha dichiarato Emiliano – in modo drammatico, decide di guadagnare dei soldi sul gioco d'azzardo. Più si va avanti, più il bilancio dello Stato dipenderà dal gioco d'azzardo, con tutte le conseguenze negative che ne derivano».
Fino a qui tutto bene. Ma poi… Emiliano prosegue:
«Il primo progetto del governo colpiva in modo particolare le tabaccherie, che sono invece dei concessionari dello Stato, rigidamente controllate in ogni fase, che avrebbero assicurato che il gioco sia realmente una dimensione episodica della vita, perché questi luoghi sono aperti, di transito, dove la segretezza che serve per gestire e speculare sulle ludopatie è molto più difficile. In più i tabaccai possono essere richiesti, come concessionari dello Stato, di prestazioni aggiuntive che non possono essere richieste a un qualunque esercente di una sala da gioco. Bisogna quindi distinguere tra gli esercizi commerciali cui è impedito l’esercizio del gioco e le tabaccherie».
Che cosa chiede, in sostanza, Michele Emiliano? Che le vere zone franche, anziché le contestate e contestabili sale di tipo A, siano le tabaccherie? Forse abbiamo capito male?
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