Famiglia

Elezioni: per i no global milanesi meglio Rifondazione

Per Farina più delle liste autonome meglio "un'altra via, cioe' quella di candidare persone del movimento nei partiti vicini o interni ad esso, come Rifondazione"

di Redazione

”Nel movimento sono state fatte scelte molto differenziate. In giro per l’Italia sono stati fatti due o tre esperimenti che non sono andati bene”. Si limita a fotografare la situazione il portavoce del Leoncavallo e consigliere comunale a Milano del Prc, Daniele Farina, quando gli si chiede un commento sulle scelte fatte in occasione del voto amministrativo da altre componenti del movimento e degli stessi Disobbedienti in particolare (le ex Tute bianche), Luca Casarini in testa. A Treviso Altramarca, la lista voluta dai Verdi e dall’ex portavoce delle Tute bianche ha raggranellato lo 0,45%. Le discussioni in merito, pero’, si fanno nel movimento, tant’e’ vero che Farina, anch’egli figura di spicco dei Disobbedienti (i centri sociali ‘dialoganti’, distinti dagli ‘antagonisti’ come Vittoria e Transiti a Milano o l’Askatasuna di Torino) respinge con decisione ”gli attacchi molto strumentali” che piovono in questi giorni sull’argomento e sottolinea come ”il voto amministrativo sia il terreno piu’ difficile per ricollegarsi alle ‘reti lunghe’ della globalizzazione”. Detto che ”l’importante e’ l’unita’ del movimento”, Farina sottolinea pero’ che a Milano in passato (quando egli stesso entro’ in Consiglio con il Prc) e ora a Pieve Emanuele ed Abbiategrasso si e’ scelta un’altra via, cioe’ quella di candidare persone del movimento nei partiti vicini o interni ad esso, come Rifondazione. In vista delle prossime elezioni politiche, continua Farina, nel movimento ”il dibattito e’ totalmente aperto”. Come la pensi Farina in merito risulta chiaro quando gli si chiede se valga la pena di entrare nel Palazzo per fare il partitino del 3%: ”Si potrebbe prendere anche molto di meno”, ribatte. Ai ‘vecchi’ del movimento resta ben presente la lezione delle politiche del 1972, quando Il Manifesto, il Movimento Politico dei Lavoratori e il Partito comunista italiano marxista leninista raccolsero, sommati l’uno all’altro, appena l’1,3% dei suffragi. Allora c’era la proporzionale.


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