Economia

Microcredito: nel 2018 ha aiutato oltre 13mila persone in difficoltà

Il XIII rapporto sul Microcredito presentato da C.Borgomeo&CO promosso da Federcasse, Confcooperative, col contributo di Fondosviluppo ha esplorato 139 programmi che nel 2018 hanno promosso l’accesso ai prestiti per un ammontare complessivo di oltre 186 milioni di euro

di Anna Toro

Un aiuto per le fasce vulnerabili della popolazione, per coloro che vivono «su quel confine precario dato dal rischio di ritrovarsi senza lavoro, senza accesso allo studio, senza casa, senza relazioni sociali»; ma anche un sostegno alla nascita di nuove piccole attività imprenditoriali, contribuendo alla ripresa economica di intere comunità. È il senso del microcredito, strumento a vocazione fortemente territoriale in crescita su tutto il paese, nonostante il permanere di alcune criticità. Il XIII rapporto sul Microcredito – presentato oggi a Roma da C.Borgomeo&CO e promosso da Federcasse, Confcooperative, col contributo di Fondosviluppo, parla infatti di 139 programmi che nel 2018 hanno promosso l’accesso ai prestiti nei confronti di 12.359 soggetti, per un ammontare complessivo di oltre 186 milioni di euro.

«Il 40% dei beneficiari sono famiglie e lavoratori, mentre il 31% dei prestiti è andato a startup e imprese; seguono gli studenti con il 17%, e i prestiti anti-usura, al 10%», ha spiegato Nunzio Pagano della C.Borgomeo&CO, «Si tratta di persone che non possono accedere al credito bancario ordinario per ragioni legate alla loro condizione soggettiva, soggetti “deboli” che in assenza di questi interventi sarebbero rimasti ai margini del mondo della produzione. Il microcredito ha offerto loro un’occasione di ripresa e di rinascita: piccole iniziative, certo, che pure dimostrerebbero l’esistenza di una domanda diffusa, rivolta soprattutto ad interlocutori del territorio, dalla parrocchia, alla piccola associazione, alla banca locale».

Peccato che la riforma del microcredito, avviata nel 2010, non avrebbe fornito risposte esaustive a tutto questo “attivismo locale”. Carlo Borgomeo ha sottolineato infatti lo «scarto evidente tra la complessità dell’impianto normativo e i risultati concretamente prodotti”, a partire dalle disposizioni per l’iscrizione e la gestione dell’elenco degli operatori di microcredito emanate dalla Banca d’Italia nel 2015. “Sono stati 9 gli operatori iscritti nei primi 8 mesi dall’entrata in vigore della riforma nel 2016, a cui se ne sono aggiunti 2 nel 2017, altri 2 nel 2018 e nessuno nel 2019. Inoltre, dei 139 programmi di microcredito in corso nel 2018, solo 12 erano promossi dai suddetti operatori». Tra le altre criticità: la mancanza di un Fondo di Garanzia unitario. «Ciascuna iniziativa si crea il suo piccolo fondo e questo costituisce uno spreco immane».

Problemi che comunque non negano la bontà e le potenzialità dello strumento. Tra i punti di forza segnalati, vi è ad esempio il basso tasso dei mancati rimborsi, solo il 16%. «Spesso si critica il microcredito dicendo che si tratta di donazioni camuffate da prestiti. In realtà non è così, il tasso di default è sovrastimato», ricorda ancora la C.Borgomeo&CO. Non mancherebbero poi le iniziative di lunga durata, diventate veri e propri punti di riferimento: «Sono una settantina i progetti non estemporanei avviati tra il 2004 e il 2010, circa la metà».

Temi essenziali nella creazione dei prossimi tavoli di lavoro, in programma già dopo le festività natalizie. La presentazione del rapporto – promossa dal senatore Emiliano Fenu (Commissione Finanze e Tesoro di Palazzo Madama) e dal sottosegretario al Ministero del Lavoro e Politiche Sociali, Stanislao Di Piazza – è stata infatti l’occasione per un incontro tra i protagonisti, in cui si sono messe sul piatto idee e proposte per il futuro: ad esempio quella di un “microcredito di cittadinanza” proposta dal segretario generale di Confcooperative, Marco Venturelli, che ha rimarcato l’importanza delle reti e delle alleanze tra pubblico, privato, soggetto finanziatore e soggetti accompagnatori, così come il ruolo della finanza etica.

Sergio Gatti, Direttore Generale di Federcasse-BCC Credito Cooperativo ha messo in luce il ruolo fondamentale e prioritario delle banche di credito cooperativo, che insieme alle Casse Rurali italiane si confermano il primo soggetto erogatore di microcredito: 82 i programmi di gestiti o promossi direttamente dalle BCC tra il 2004 e il 2010, per un importo pari – rispettivamente – a 23 milioni di euro per il microcredito sociale ed a 54 milioni per il microcredito imprenditoriale. A questi si sono aggiunti 5 milioni per iniziative di prevenzione dell’usura.

A chiudere i lavori, il Sottosegretario al Ministero dell’Economia e Finanze, Paolo Baretta, che ha riconosciuto come i dati di questo XIII rapporto sul microcredito offrano uno sguardo generale sulla situazione reale del paese. L’intenzione è dunque di agire presto, in un’ottica di educazione finanziaria. «L’agenda c’è – ha detto il sottosegretario – non ci resta che metterci a un tavolo e immaginare il nuovo percorso».

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.