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Le banche a caccia dell’oro del Coni

Il Credito sportivo va in liquidazione. In gioco 1700 miliardi

di Pasquale Coccia

La banca dello sport italiano rischia di essere mandata al macero e il suo prezioso tesoro, più di 1.700 miliardi, rischia di finire in bocca a qualche ?pescecane? che non vede l?ora di mangiarsi la gustosa preda. L?Istituto del Credito sportivo, costituito nel 1957, è la banca del Coni che si alimenta attraverso un finanziamento pubblico derivante da una percentuale fissa degli introiti provenienti dai concorsi sportivi a pronostici. Questi hanno costituito nel corso degli anni un fondo patrimoniale di 886 miliardi, ai quali si somma il fondo di riserva prodotto dalla gestione dell?Istituto pari ad altri 800 miliardi. I capitali accumulati dall?Istituto del Credito sportivo, hanno consentito negli ultimi decenni di finanziare la progettazione di impianti sportivi sul territorio, attraverso la concessione di prestiti consistenti a tassi agevolati alle Regioni, agli Enti locali e a quelle realtà più vive dell?associazionismo sportivo che costituiscono il privato sociale. Nel 1998 le concessioni erogate dall?Istituto sono state di 600 miliardi, a testimonianza dell?importante ruolo sociale che svolge la sua istituzione. Ma adesso la banca dello sport rischia di essere privatizzata, nell?ambito della riforma degli enti pubblici non previdenziali prevista dalla legge delega Bassanini, e la decisione è all?ordine del giorno di una delle prossime sedute del Consigli dei ministri.
Il rischio palese è che i capitali dell?Istituto del Credito sportivo finiscano nelle casse di un pool di banche, le quali all?atto della sua istituzione costituirono insieme al Coni un fondo di dotazione di 18 miliardi e 500 milioni con quote pari a 1/40 del capitale sottoscritto, attraverso un ?assalto alla diligenza? che punta a spartirsi buona parte di quei 1.700 miliardi che costituiscono il fondo patrimoniale del Credito sportivo. «Negli anni passati quelle banche hanno abbondantemente fruito di una cospicua remunerazione del capitale sottoscritto, percependo anche il 9% degli interessi, una percentuale che si colloca ai limiti dell?usura», denuncia Pietro Soldini, responsabile sport della Cgil. «Inoltre è stata fatta un?operazione di forte rivalutazione dei bilanci da parte di banche come Bnl, Monte dei Paschi, Banco di Napoli, Banco di Sicilia, tale da registrare cifre eccessive, che consentiranno di appropriarsi indebitamente del patrimonio dell?Istituto: una manovra che non può essere avallata dalla Banca d?Italia e dal ministro del Tesoro. Perciò invitiamo il governo alla massima fermezza e trasparenza per scongiurare questo rischio. La legge Bassanini, invece, dovrebbe essere l?occasione per trasformare il Credito sportivo in una Cassa depositi e prestiti al servizio delle Regioni e degli enti locali per promuovere le infrastrutture e l?impiantistica sportiva. Perciò invitiamo il governo a un intervento deciso per avviare la riforma del sistema sportivo italiano», conclude il sindacalista.
«La Bassanini consente al governo di esercitare un ruolo di vigilanza, ma quello che occorre è un nuovo regolamento dell?Istituto», fanno sapere dal Credito sportivo, «perché è un istituzione sportiva notevolmente patrimonializzata e gli appetiti sono più che forti da parte delle banche, alle quali spetterebbe solo una parte minima , 1/40 del fondo patrimoniale. Il pericolo principale è rappresentato dalla sopravvalutazione dei bilanci delle banche, che consentirà loro di appropriarsi di una porzione di capitali più grande di quanto in realtà spetterebbe».
La liquidazione dell?Istituto del Credito sportivo, consentirebbe alle banche di aprire una linea di credito per lo sport a tassi non proprio agevoli, e questo sarebbe un duro colpo per gli Enti locali impegnati nella costruzione degli impianti che favoriscono la diffusione dello sport per tutti.

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