Welfare

Il web sommerso dei lavoratori domestici

Una ricerca su 45mila individui residenti in Italia ci dice che per ogni rider che incontriamo per le strade delle nostre città, ci sono due lavoratori domestici che operano attraverso App. Una questione che non riguarda solo il lavoro di piattaforma, ma tutto il lavoro domiciliare e che quindi interroga una parte rilevante del Terzo settore.

di Ivana Pais


Il lavoro attraverso piattaforme digitali si sta diffondendo anche in Italia, anche se è ancora difficile stimare il peso sul mercato del lavoro. Una cosa è certa: nel dibattito pubblico, politico e anche accademico tutta l’attenzione è concentrata su una sola figura professionale, il rider. Finalmente arriva una ricerca che dimostra l’errore di focalizzazione. INAPP, nell’ambito della ricerca PLUS, ha introdotto alcune domande sul lavoro di piattaforma a un campione di 45mila individui residenti in Italia tra i 18 e i 74 anni.

Risultato: i gig workers sono il 0,49% della popolazione italiana. Ma il dato più interessante riguarda il tipo di lavoro svolto: le piattaforme più utilizzate sono quelle per pulizie e servizi domestici (28%), mentre la consegna a domicilio riguarda solo il 15% degli intervistati che svolgono lavoro di piattaforma. Questo non toglie centralità alla tutela del lavoro e della sicurezza dei rider, ma interroga sulla miopia di un’agenda politica e culturale dettata esclusivamente dalla visibilità dei lavoratori e dei loro problemi. Una questione che non riguarda solo il lavoro di piattaforma, ma tutto il lavoro domiciliare e che quindi interroga una parte rilevante del Terzo settore.

È necessario dunque un lavoro di descrizione, preliminare a quello di interpretazione, che permetta di rendere visibile il lavoro nascosto. Per tornare al lavoro domestico su piattaforma, Helpling – una piattaforma tedesca aperta in Italia dal 2014 – offre qualche dato: opera in 12 città italiane, seppur con un mercato ancora limitato (1.500 clienti attivi, con 250-300 nuovi fruitori al mese). Il principale competitor non è rappresentato da altri portali digitali (Cleanzy, Easyfeel, Yougenio, Vicker, ecc.) o agenzie di intermediazione, ma dall’economia sommersa. Lo conferma il fatto che Helpling utilizzi, come standard di prezzo consigliato ai propri addetti, quello medio di un’ora di pulizie domestiche nel mercato illegale. In alcune aree territoriali — come il Sud Italia — questo costo risulta inferiore ai 10 euro, non consentendo a Helpling la penetrazione nel relativo mercato.

Rispetto al profilo sociodemografico, la forza lavoro è costituita, in misura superiore rispetto alla distribuzione nazionale del lavoro domestico, da uomini (21% vs 12%) e da italiani (51% vs 29%). Rispetto all’età, il lavoratore medio di Helpling è giovane: a livello nazionale gli addetti alle pulizie sotto i 45 anni di età sono il 34%, nella piattaforma il 51%. Non si registra, però, la presenza di studenti universitari, come invece accade in altri Paesi in cui è presente la piattaforma. Un profilo particolarmente interessante è quello delle donne italiane over 50, che rappresentano il 10% del totale, e utilizzano la piattaforma per rientrare nel mercato del lavoro dopo periodi dedicati alla cura dei figli. Pochi dati, che svelano un fenomeno complesso. Per ogni rider che incontriamo per le strade delle nostre città, ci sono due lavoratori domestici che operano attraverso App. Ne vogliamo parlare?

@ivanapais

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