Famiglia

La guerra di Philippe reduce senza destino

Luca Doninelli inaugura i “Racconti dell’estate” dedicati quest’anno al tema della guerra e delle sue follie

di Luca Doninelli

Diamo inizio ai racconti dell?estate. L?appuntamento è fisso ormai da quattro anni, ed è un appuntamento lieto. Lieto per i lettori che sappiamo quanto apprezzino questo invito alla lettura e all?elaborazione culturale e artistica. E lieto per gli scrittori che ogni anno ci fanno dono delle loro pagine; sappiamo che più di una volta proprio dai racconti commissionati da ?Vita? sono nati libri bellissimi e di successo. Anche quest?anno siamo arrivati all?estate, e non è poco. In Kosovo la guerra scoppiata in primavera è finita. D?accordo, la pace sta facendo altri morti, ed è ancora tutta da costruire, ma per l?estate volevamo la pace e pace è stata. Le vacanze si avvicinano, e con le vacanze si avvicina anche l?angoscia del tempo che chiede di essere riempito da noi – non dalle cose da fare, ma proprio da noi, dalla nostra libertà. Siamo pronti? Solo l?uomo lieto sa far fronte alla propria libertà. Da parte nostra vi proporremo otto appuntamenti con racconti e commenti dedicati alla guerra: per capire, per non dimenticare. Però, invece di sollecitare la produzione di testi originali, abbiamo chiesto ai nostri amici scrittori un?altra cosa: scegliere e proporre il testo letterario che più di ogni altro ha dato loro l?idea di cosa sia la guerra. Comincia Luca Doninelli cui i ?racconti dell?estate? devono, quasi, tutto, la prossima settimana tocca a Raul Montanari. L?avventura napoleonica è finita. A Waterloo gli ultimi sogni dell?Imperatore e dei suoi fedeli si sono infranti. Bonaparte è a Sant?Elena. Ma che ne è dei suoi soldati, dei suoi ufficiali? Uno di loro è il colonnello Philippe Brideau. Tornato dalla guerra, non ha trovato un posto nel nuovo esercito francese post-Congresso di Vienna. La restaurata monarchia giustamente non sa che farsene di un branco di accesi liberali, nutriti alle idee della Rivoluzione. Idee della Rivoluzione? Guardate un po? qua, come si è ridotto Philippe Brideau, orgoglio della mamma. Una larva. Quando ci è nata l?idea di pubblicare una serie di testi sulla guerra, dei moltissimi che conoscevo – da Eschilo a Sallustio, da Omero a Virgilio, fino ai moderni come Tolstoj, Babel?, Remarque, Céline, Cendrars, Hemingway, Gadda, Comisso, e molti altri – il primo che mi è venuto in mente è stato questo quadretto di Honoré de Balzac (1799-1850), di cui si celebra proprio quest?anno il bicentenario della nascita. Mi sono domandato perché d?istinto ho scelto proprio questo brano. La risposta è che io non sono mai stato in guerra, e che l?unica conoscenza che ho della guerra è stata attraverso coloro che ho conosciuto e che vi hanno partecipato. Dalle loro parole, fin da bambino, mi sono fatto l?idea di una tragedia incomprensibile, di una specie di gioco alla roulette con il caso, di dolori almeno apparentemente senza perché. Io non conosco la guerra, ma soltanto quelli che sono stati in guerra. Ho conosciuto gente che non è più stata in grado di rimettersi a vivere – soprattutto gli eroi, quelli che avevano compiuto azioni fuori dalla norma. La pace, insomma, non riserva buona accoglienza agli eroi della guerra. Il potere ha scelto gli elementi più pericolosi – i violenti, gli esaltati, i deboli di spirito – e ne ha fatto degli eroi, ma senza nessuna intenzione di dar loro, una volta finita la guerra, il posto che avevano conquistato con il loro coraggio. Non ho mai fatto esperienza di cannonate, fucilazioni, bombardamenti. Ma dei reduci di una guerra ho fatto esperienza. Non che il col. Brideau (e con lui tutti i reduci) abbia subìto un?ingiustizia. È giusto salvaguardare una società, ed è giusto sapere che ciò che vale in guerra non vale in pace, e viceversa. Ciò che mi stupisce – e collima con la mia esperienza personale – è che gli uomini come Brideau sono gente senza un destino. La guerra prima e la pace poi hanno tolto loro il destino. Brideau è un uomo senza destino. Le sue azioni e i suoi pensieri, quali che siano, non hanno più alcun peso e lui, a poco a poco, si abitua a questo disumanizzandosi. La follia e la violenza dei reduci del Vietnam (ma già ci sono i primi racconti dei reduci dall?Irak), di cui la cronaca e il cinema ci hanno offerto una documentazione impressionante, sono il punto estremo della parabola umana fissata da Balzac in questa pagina, che ci presenta il ritratto perfetto dell?uomo definito da un progetto di potere, e che una volta fallito questo progetto non ha più nulla (si veda il patetico progetto del sommergibile). Solo la madre, che ha dato al mondo questo povero eroe, mantiene il suo puro e disperato amore per il figlio, con impotente dedizione. A lei dei progetti frustrati del suo Filippo non importa nulla. Ma ciò che importa a lei è troppo poco per sopraffare il potere, che tiene avvinti a sé vincitori e vinti, e usa la vittoria degli uni e la sconfitta degli altri per accrescere la propria forza. Luca Doninelli: l?essenzialità nel racconto Doninelli, narratore e critico letterario, è nato a Leno (Brescia) nel 1956. Si è affermato agli inizi degli anni Novanta come uno dei più interessanti giovani scrittori italiani, per il rigore formale della sua scrittura e per i temi ?essenziali? affrontati nei suoi romanzi (Geno Pampaloni lo ha definito uno dei pochi ?eredi di Dostoevskij?). Ha pubblicato con Rizzoli ?I due fratelli? (Premio Berto per la miglior opera prima nel ?90) e per Garzanti ?La revoca? (Premio Selezione Campiello 1992), ?Le decorose memorie? (Superpremio Grinzane Cavour nel 1994), ?La verità futile? (1995), inserito tra i 100 migliori romanzi in un?antologia dedicata al ?900. Per Guanda ha scritto ?Conversazioni con Testori?, a cui era legato da profonda amicizia. È autore anche di libri per ragazzi Dal 1995 è ideatore e curatore della serie dei racconti estivi per Vita. Il suo ultimo successo, ?Talk show? (Garzanti, 1996), è nato proprio da un racconto sulla tv scritto per ?Vita?. In autunno è prevista l?uscita, sempre Garzanti, di un nuovo attesissimo romanzo.


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