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Dove sono e come verranno impiegati i fondi degli sms solidali a favore del sisma
Nelle ultime ore sui social circola una bufala secondo cui il denaro donato attraverso gli sms dagli italiani sarebbe sparito. Il punto sulla situazione
Come ormai accade con una regolarità svizzera, ogni evento di cronaca si porta dietro polemiche e notizie non verificate. Dopo il terremoto che ha colpito il Centro Italia già sotto scacco della neve, in particolare sui social network (vero e proprio motore di queste dinamiche) sono cominciate a circolare notizie che parlano della sparizione, probabilmente dolosa, dei fondi raccolti con gli sms solidali dalla Protezione Civile. Prova ne sarebbe l’emergenza e la difficoltà della macchina degli aiuti in queste ore convulse, che con quei soldi avrebbe potuto operare meglio e prima.
Si tratta però di una bugia che non fa i conti con le procedure di accreditamento cui quei fondi sono sottoposti nonché rispetto alle finalità dichiarate al momento della raccolta.
Per questo è forse il caso di fare chiarezza.
La Protezione civile ha lanciato fino ad oggi tre diverse campagne sms. Le prime due già con concluse che hanno raccolto circa 19 milioni (una promossa in seguito al terremoto del 24 agosto e chiusa il 9 ottobre, che ha raccolto oltre 15 milioni di euro e la seconda attivata a seguito alle scosse del 26 e del 30 ottobre che ha raccolto 4.415.294,00 euro). La terza invece è ancora in corso, ha raccolto ad oggi 1.712.552,00 euro ed è stata aperta il 31 dicembre 2016 con la denominazione “Ricominciamo dalle scuole”.
Dove sono i soldi?
L’sms solidale (qualunque sms solidale) risponde a delle regole precise che su Vita abbiamo avuto modo più volte di spiegare. In sintesi prima avviene la campagna attraverso le case telefoniche. Una volta conclusa la raccolta le case telefoniche hanno bisogno di un tempo tecnico (che può arrivare fino ad un mese) per stabilire l’esatto ammontare della cifra. Questo perché, per fare un esempio, nel caso qualcuno abbia donato da un numero di telefono aziendale la donazione è da considerarsi nulla e quell’importo deve essere stornato. Fatte tutte le verifiche del caso le case telefoniche trasferiscono, senza costi né interessi, dai propri conti le somme ai conti della Protezione Civile. Che a sua volta trasferirà il denaro al conto corrente della struttura del Commissario alla ricostruzione, in questo caso Vasco Errani.
Quali sono le finalità dei fondi
Solo quando il Commissario avrà a disposizione il denaro e saprà dunque la reale cifra a disposizione potrà, coadiuvato da una squadra di garanti che verrà decisa nelle prossime settimane, che progetti finanziare e su quali criticità. Per quello che riguarda le prime due raccolte il Commissario potrà finanziare qualunque progetto di ricostruzione o ripristino. Nel caso invece dell’ultima raccolta, essendo stata vincolata ad un obbiettivo, il denaro dovrà forzatamente essere usato esclusivamente in ambito scolastico.
La bufala degli aiuti senza denaro
È di tutta evidenza dunque che quei soldi raccolti sono destinati, nella loro totalità, ai fini della ricostruzione. In nessun caso dunque quel denaro sarebbe mai potuto essere speso per operazioni emergenziali o di Protezione Civile o di aiuto alla popolazione. Sono due capitoli di spesa diversi e indipendenti tra loro.
Il caso delle interpellanze parlamentari
La cosa più grottesca di questo caso non è tanto il proliferare di notizie false e tendenziose. Ma che a fronte di queste notizie palesemente mendaci si assista ad azioni politiche come è il caso dell’interrogazione parlamentare di Laura Castelli, deputata del Movimento 5 Stelle, che ha chiesto conto di un presunto “ritardo” nell’utilizzo di questi fondi per l’emergenza alla ministra Anna Finocchiaro.
Tutto bene allora?
È evidente, come Vita ha più volte sottolineato, che i tempi burocratici sono troppo lunghi. Ne è prova il fatto che le grandi realtà private che si sono cimentate con una raccolta fondi non solo hanno già raccolto i fondi ma li hanno già stanziati e in alcuni casi hanno anche già protato a termine i progetti che si erano prefissati. Sono infatti passati cinque mesi dalla prima scossa di terremoto ed è certamente discutibile che ancora non esista neanche un ipotesi progettuale (come il caso della campagna di raccolta fondi di Corriere della Sera e La7, a cui Tim ha messo a disposizione la propria piattaforma di crowdfunding “WithYouWeDo”che ha dato vita alla nuova scuola di Arquata del Tronto). È su questo che si dovrebbero concentrare la politica: ad immaginare una formula meno burocratica, più agile e magari, come Vita sostiene da tempo, in mano a privati accreditati.
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