Volontariato

I tutori volontari per minori stranieri non accompagnati? Sono 3.029

Sono 3.029 i tutori volontari per MNSA iscritti negli appositi elenchi dei tribunali per i minorenni: in prevalenza donne, molto spesso laureati e over 45. Nel 2018 hanno accettato complessivamente tutele per 3.902 ragazzi. Un'anticipazione del primo monitoraggio nazionale sulla figura introdotta dalla legge 47/2017, realizzato dall'Autorità Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza

di Sara De Carli

«A volte io gli scrivo un messaggio e loro rispondono tutt’altro, cose che non c’entrano niente con le domande che avevo fatto, così capisco che sono soli e non c’è nessuno che li aiuta a tradurre. Altre volte sono loro che mi scrivono “Come va?” e io capisco che mi stanno pensando». Serena Chiaramonte ha 43 anni, è un’insegnante di sostengo alle scuole medie, vive e insegna in provincia dell’Aquila ed è tutore volontario di tre minori non accompagnati. «Sono tre ragazzi molto discreti, timidi, non è che ci sia questa grande confidenza fra noi, però stanno facendo la loro strada», dice.

I tre ragazzi di cui Serena ha la tutela sono tutti diciassettenni, uno viene dall’Albania e due dal Bengala. La tutela del primo è iniziata a dicembre 2018, quelle dei due ragazzi bengalesi a maggio 2019, poco dopo il loro arrivo. «Hanno storie e motivazioni molto diverse, il ragazzo albanese è migrato per completare il suo percorso di formativo e sta frequentando un corso da idraulico, mentre i due bengalesi avevano fatto solo le elementari e sono arrivati senza sapere una parola di italiano, dopo un lunghissimo viaggio. Dopo il corso di italiano, a settembre li abbiamo iscritti al CPIA, stanno studiano per la licenza media, ovviamente sono qui per cambiare la loro vita e poter aiutare la famiglia rimasta a casa».

Serena è una dei 3.029 tutori volontari per minori stranieri non accompagnati iscritti negli appositi elenchi dei tribunali per i minorenni. Il dato è contenuto nel primo Monitoraggio nazionale sul sistema della tutela volontaria in Italia dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, realizzato grazie al Fondo asilo integrazione migrazione e svolto con la collaborazione dei Garanti regionali e dei Tribunali per i minorenni (hanno risposto 27 su 29) sul periodo 6 maggio 2017-31 dicembre 2018. Sfogliando gli elenchi, se guardiamo ai numeri di iscritti le prime città sono Catania (244), Roma (242) e Palermo (241), mentre in coda troviamo Campobasso e Trento con 18, Messina con 19 e Brescia con 22. Fra i 3mila e più tutori volontari ci sono anche i 505 che provengono da elenchi preesistenti all’entrata in vigore della legge 47/2017: alcune città infatti – Catania, Palermo, Perugia, Milano, Genova, Cagliari, Reggio Calabria, Lecce, Taranto, Potenza e Trento – avevano già introdotto tale figura in via sperimentale.

Nel corso del 2018 sono invece stati 3.902 i minori stranieri non accompagnati che hanno avuto un tutore volontario e al 31 dicembre 2018 le tutele attive erano 2.772. Secondo i dati del Ministero, al 31.12.2018 erano 10.787 i MSNA presenti e censiti in Italia, quindi il 26% di essi aveva un tutore volontario, ma oggi la situazione è molto diversa. A fine ottobre i MSNA in Italia sono – sempre secondo i dati ufficiali – 6.566, il che significa che con i numeri attuali di tutori volontari ci si può avvicinare agevolmente a garantire una tutela così personalizzata ad almeno il 60% dei ragazzi soli.

Guardando agli abbinamenti accettati, i numeri più alti si hanno a Palermo (740), Firenze (447), Trieste (369), mentre i tribunali per i minorenni di Trieste, Catania, Firenze, Milano e Roma raccolgono da soli quasi la metà delle tutele in corso (49,7%) al 31 dicembre 2018.

Quella del tutore volontario è una nuova figura, introdotta della legge 47 del 2017 per superare la tutela “impersonale” che prima di allora assegnava i ragazzi che arrivano soli nel nostro Paese e sindaci e assessori dei Comuni di accoglienza, spesso quindi anche in numeri molto elevati, che rendevano impossibile ad ogni minore una relazione diretta, costante e personalizzata. Il tutore volontario invece è un adulto che prende per mano chi arriva in Italia da minorenne, senza figure di riferimento, e lo accompagna nell’avviare il suo percorso di integrazione: fanno insieme le prime piccole grandi scelte, dalla scuola alla salute, danno consigli, supportano nelle tante questioni burocratiche, illustrano le possibilità che il territorio offre per crescere, che sia una squadra di basket o un corso professionale.

La fotografia

Il 75,4% dei tutori volontari è donna, il 57,7% ha più di 45 anni, l’83,9% è laureato. I pensionati sono il 9,1%, le casalinghe lo 0,8% e gli studenti l’1%: il 77,8% ha un’occupazione, per lo più nelle professioni intellettuali, scientifiche e a elevata specializzazione, con molti avvocati, medici, docenti. Quasi uno su cinque (il 18,5%) svolge o ha svolto professioni fortemente connesse all’occuparsi di minori stranieri, ad esempio insegnante nella formazione professionale, assistente sociale, tecnico dell’integrazione sociale. L’età più rappresentata è quella compresa fra i 46 e i 60 anni, ma ci sono anche un 28,5% di tutori volontari più giovani, che hanno fra i 36 e i 45 anni.

Per diventare tutore volontario di un minore non accompagnato è necessario frequentare un corso di formazione: su un campione territoriale, tramite le risposte dei Garanti regionali per l’Infanzia e l’Adolescenza, il monitoraggio ha rilevato un’altissima adesione al percorso da parte degli aspiranti tutori volontari, tanto che su 1.674 aspiranti tutori volontari ammessi a frequentare il corso di formazione, ben il 90,1% ha concluso positivamente il percorso e ha dato consenso per essere iscritto negli elenchi istituiti presso i tribunali per i minorenni.

Quello dei 18 anni è un grande tema, per questo abbiamo creato da poco l’associazione dei tutori volontari, perché vorremmo che qualcuno potesse continuare a seguire questi ragazzi anche quando diventano maggiorenni

La testimonianza

Serena ha frequentato il corso per diventare tutrice nel 2018, a Onna. «Avevo letto del tutore volontario su internet, probabilmente su una pagina Facebook di qualche associazione attiva nel campo dei minori. Mi sono iscritta un po’ per curiosità e un po’ perché volevo prendere un impegno attivo nel sociale, essere una cittadina attiva. Io sono insegnante di sostegno e a scuola vedo tante fragilità e disagi familiari, volevo impegnarmi anche al di fuori della scuola». L’impegno presto ha tre nomi e tre volti. «Cosa mi aspettavo? Inizialmente forse niente, è un’esperienza talmente nuova… Mi sono lanciata! Credo che ciascuno possa trovare il suo modo di instaurare un rapporto particolare con il ragazzo, c’è chi ha ne fa quasi un familiare e chi no. I ragazzi vivono in comunità, gli educatori hanno stilato un percorso personalizzato che abbiamo condiviso, sono davvero bravissimi. A volte se invito i ragazzi per un gelato ho quasi lo scrupolo di sottrarli a qualche attività. Stiamo tutti ancora capendo bene quale sia il nostro ruolo. Con gli educatori ci sentiamo sempre, mi tengono aggiornata sulle attività quotidiane, la scuola, la palestra, lo sport… Certo, quando vado all’Aquila – sta a 40 minuti da qui – cerco sempre di incontrare i ragazzi».

Il messaggio di Serena è che «si può fare, essere tutore ti obbliga in alcun modo ad avere appuntamenti fissi con i ragazzi. Io per esempio mi rendo conto che aver accettato tre tutele ha complicato le cose rispetto alla possibilità di creare dei rapporti più familiari, forse con uno solo sarebbe stato diverso. Un tutore del nostro gruppo ad esempio ha già detto che al compimento dei 18 anni, se il ragazzo volesse andare a vivere a casa sua, lo accoglierebbe volentieri. Questo dei 18 anni è un grande tema, per questo abbiamo creato da poco l’associazione dei tutori volontari, perché vorremmo che qualcuno potesse continuare a seguire questi ragazzi anche quando diventano maggiorenni», dice Serena. Anche uno dei “suoi” ragazzi a gennaio compirà 18 anni: «per ora l’abbiamo iscritto a un convitto che lo ospiterà, in modo da permettergli di finire la terza media».


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