Formazione

Un tema che sta a cuore

Nuova maturità La maggior parte dei ragazzi ha scelto il titolo del volontariato. Ma cos’hanno scritto?

di Stefania Olivieri

«Perché faccio volontariato? Per migliorare il mondo dove dovrò invecchiare», scrive Giovanni, maturando allo scientifico di Lissone, in provincia di Milano, che come altre decine di migliaia di studenti ha scelto il tema sul volontariato e l?impegno civile. «Per me invece è un?occasione per stare in compagnia, conoscere nuovi amici e divertirsi», è la convinzione di Simona. Per alcuni il tema sul volontariato assegnato dal nuovo esame di maturità è stata l?occasione insperata di parlare di un ?hobby? molto praticato, tra i ragazzi, ma forse poco raccontato. Per altri, invece, è stato un?ancora di salvezza e un?ottima alternativa a titoli ritenuti decisamente più difficili. Il risultato? A prescindere dai voti, saranno resi noti solo settimana prossima, ne esce un ampio spettro di opinioni e sensazioni diverse che Vita ha indagato in anteprima: i temi dei maturandi, un?occasione unica per scoprire quale coscienza della gratuità e dell?impegno abbiano gli under 18. Volontariato è…. egoismo Per alcuni guidare un?ambulanza dalle sei di sera al mattino seguente è solo un modo come un altro per rendersi utili, secondo altri, invece, è una semplice scelta egoistica. «Non si può parlare di altruismo vero e proprio», sostiene Giorgia, V scientifico a Busto Arsizio. «Si fa volontariato per sentirsi più realizzati, per soddisfare un bisogno personale prima che di altri. Quello di sentirsi utili. Bisogna essere onesti e ammettere che le iniziative di volontariato partono dai bisogni di una società caratterizzata da un?insoddisfazione generale e diffusa e quindi sono anche un modo per trovare una maggiore realizzazione personale». Del fatto che il volontariato sia un ?completamento? della propria vita è convinto anche Carlo, maturità scientifica dai salesiani a Milano, anche se in una prospettiva decisamente più ?rosea?. «Per molti», scrive, «il volontariato è un?occasione per arricchire la propria vita, in aggiunta al lavoro e allo studio: è un qualcosa grazie a cui non solo si dà tanto, ma si riceve moltissimo. Questo vale soprattutto per noi ragazzi. Mi colpisce sempre, infatti, come tra i modi di divertirci quelli più nuovi siano sempre più un mezzo per allontanarsi dalla realtà, tutto il contrario di un impegno come volontari». Decisamente difficile, per alcuni, è stato dare una definizione di volontariato: «È quasi come l?amore: troppo complesso e profondo per essere spiegato», afferma convinta Sara, all?ultimo anno di liceo artistico a Milano. «Molti pensano che i volontari siano solo degli esaltati che si gasano per il fatto di aiutare gli altri, mentre non capiscono il significato di una scelta che non può essere descritta fino in fondo, perché è il frutto di mille fattori». Per questo motivo in molti hanno deciso di raccontare esperienze personali. Volontariato è ….. aprirsi agli altri Così Sandra, V Itc di Fossombrone, racconta i suoi inizi e ammette di aver cominciato per egoismo, poi ha capito: «Il gruppo di amici mi ha aperto gli occhi e nel tema l?ho scritto: non posso fare qualcosa per gli altri solo per stare bene», racconta. «Perché fare volontariato vuol dire letteralmente ?essere volontario?; cioè mettersi in gioco , partire dalle cose più semplici e piccole». Per Lucia, III liceo classico di Fano, il tema sul volontariato é stato una liberazione: «Appena mi hanno consegnato il foglio con i titoli dei temi li ho letti tutti e non ho avuto dubbi», racconta. «Non avrei mai immaginato di arrivare al vertice del ciclo di studi e avere la possibilità di raccontare ciò che mi sta veramente a cuore: lo scoutismo. Essere una capo nel gruppo scout di Fano per me è un vero servizio . Stando con le bambine ho capito cosa vuol dire servire per amore e non per dovere, fare le cose perché le senti nel cuore e farle anche quando non le senti, quando non ti va, proprio perché c?è un imperativo più grande della tua volontà: l?educazione delle bambini». Aprirsi agli altri, a partire dal proprio modo di essere, accettando i propri limiti, anche questo è volontariato. Elisabetta l?ha capito dopo anni di assistenza gli anziani e doposcuola per i bambini delle medie: «È gratuità verso l?altro, che nasce da un grande amore per se stessi», afferma Elisabetta, maturanda in un liceo scientifico milanese. «Ciò che muove verso l?altro è innanzitutto un interesse per alla propria persona, perché l?amore per sé è la condizione fondamentale per aprirsi agli altri: solo partendo da questa consapevolezza possiamo davvero renderci conto della realtà che ci circonda e del grande bisogno di gesti di amore verso gli altri». Quanto al rapporto tra volontariato e istituzioni, Elisabetta non ha dubbi: sussidiarietà è la parola d?ordine di una ?pacifica convivenza?. «Lo stato deve dare libertà alle associazioni e allo stesso tempo, però, sostenerle», afferma convinta. «La condizione essenziale per cui un cittadino può agire anche per gli altri, è che venga lasciato libero, senza vincoli o imposizioni da parte delle istituzioni». Volontariato è… mettersi in gioco Aiutare gli altri e nel frattempo farsi nuovi amici, trascorrere ore lavorando, stancandosi ma anche divertendosi: volontariato è tutto questo per i futuri ?maturi?, ma non solo. «Significa pensare agli altri, oltre che a se stessi», afferma Paolo, liceo classico a Milano. «Aprirsi a nuove esperienze, prendersi responsabilità che inevitabilmente ti aiutano a crescere». Sergio, classico a Fano, con altri ragazzi segue una bambina cerebrolesa: «Stare con lei ha rimesso in piedi me. Noi le facciamo fare ginnastica passiva e andiamo avanti pian pianino, assistiamo ai lenti progressi: prima non sapeva piangere, non sapeva ridere; adesso sta recuperando i movimenti che sono naturali dei bambini di nove mesi, l?età in cui ha avuto una meningo-encefalite che l?ha bloccata». Volontariato è…cambiare il mondo Marco, ultimo anno in un liceo scientifico di Roma, ha una visione forse utopista: «Il volontariato è indispensabile per migliorare il mondo, perché bisogna far sì che poveri, handicappati, anziani e tutte le persone meno fortunate non si sentano escluse, per arrivare dove lo stato e le istituzioni non riescono». Secondo Giovanni, maturando in un liceo classico romano, invece, il volontariato è un?alternativa al capitalismo: «In una società globalizzata, dove imperano modelli capitalistici di massa, l?unica possibilità di un intervento a misura di individuo è data dalla attività di volontariato, che consentono un modo più diretto di rapportarsi all?altro e ai suoi bisogni». Ma c?è anche chi, come Lucia, magistrale di Genova, pensa che fare volontariato sia partecipare alle raccolte fondi: «Non è necessario impegnarsi attivamente e in modo diretto», afferma Lucia. «Fare volontariato può significare anche sostenere le iniziative come Telethon, che riescono a richiamare l?attenzione di milioni di spettatori e si pongono l?obiettivo di attuare progetti concreti». Aiutare di più le associazioni Le associazioni di volontariato vanno aiutate e sostenute, ma, soprattutto, pubblicizzate, fatte conoscere. È questa l?idea comune a tantissimi ragazzi: «Lo Stato dovrebbe aiutarle a farsi conoscere, perché so di moltissime persone interessate ad impegnarsi in attività di volontariato che vengono frenate dal fatto di non sapere a chi rivolgersi», afferma Sonia, Itc a Pavia, un?affermazione che trova eco in almeno una decina di altri temi. Meglio i temi della traccia ministeriale Il volontariato e l?impegno civile entrano dalla porta principale in questa rinnovata edizione della maturità. Dapprima premiando con i cosiddetti ?crediti formativi?, che concorrono all?attribuzione del voto dei maturati, i ragazzi che nel corso dell?anno si siano impegnati per la comunità indipendentemente dal settore specifico d?impegno: ambiente, esclusione sociale o cooperazione internazionale. Poi, tematizzando impegno civile e volontariato in uno dei due temi comuni a tutti gli esaminandi. Un uno-due più conseguente di quanto possa apparire, come se dal Ministero dell?Istruzione dopo aver previsto addirittura un premio curriculare allo studente socialmente impegnato, avessero sentito poi l?esigenza di richiedere agli stessi ragazzi una doverosa riflessione sulle motivazioni di tale impegno. Onde parare le critiche di chi ha sottolineato come il volontariato sia attività per definizione gratuita e senza secondi fini che questa riforma scolastica rischia di snaturare e strumentalizzare giacché i ragazzi con qualche ora di lavoro gratuito si alzano la media. Qualsiasi siano state le intenzioni e gli intendimenti è comunque una indubbia novità, nella contraddittoria e spesso penosa storia della scuola repubblicana, che siano state così pesantemente messe a tema opportunità e situazioni che consentono ai ragazzi di crescere, di aprire occhi, mente e cuore al di là di ciò che prevedono i programmi e il quotidiano rapporto con i docenti. E si tratta di una buona novità. Per fortuna, pare però che gli studenti, almeno secondo il nostro campione, abbiano affrontato il tema con considerazioni più libere di quelle consigliate dalla traccia che suggerisce la visione del volontariato e dell?impegno che va per la maggiore nei palazzi romani ma che è ben vecchia e triste. Quella, che prevede il volontariato, non come dono e responsabilità, ma come cerotto di uno Stato sociale che fa acqua da tutte le parti.


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