Mondo

Siria o Africa, il diritto a vivere vale per tutti

L'intervento del portavoce dell'alleanza cooperative sociali e di Federsolidarietà che trovate sul bookazine di gennaio dedicato ai migliori progetti di integrazione (e non di sola accoglienza) nel nostro Paese: «Troppo facile e comodo affermare infatti che solo i profughi Siriani o Afgani e pochi altri sono legittimati a richiedere asilo alla "nobile Europa", mentre il resto dei poveri disperati in fuga dall'Africa sub sahariana, che scappano dalla fame o da feroci dittature o dalla follia di guerre etniche e di religione, rimangono problema dell'Italia e degli Italiani»

di Giuseppe Guerini

Qualche giorno fa in un paesino delle valli bergamasche un rifugiato accolto in una struttura di quel territorio, ha trovato a terra un portafogli con circa 200 euro in contanti, oltre a documenti e carte di credito, e naturalmente lo consegna al responsabile del Centro accoglienza. Il quale a sua volta lo ha riportato al proprietario. Sapete chi era? Un esponente politico locale che da tempo organizzava manifestazioni contro i "clandestini" come si usa descriverli nella sua "comunicazione politica d'assalto". Da questo episodio è nato un incontro che ci auguriamo possa contribuire a far aumentare il numero di persone che che finalmente iniziano a comprendere che dietro etichette e giudizi sommari ci sono persone e storie di vita piene di umanità.

Sono certo che nelle oltre 250 cooperative sociali, aderenti a Federsolidarietà, dove hanno accoglienza circa 40.000 degli oltre 120.000 rifugiati e richiedenti asilo che si trovano nel nostro Paese, si potrebbero scovare decide di storie come questa, come tante altre che non riguardano ritrovamenti di portafogli o gesti di solidarietà, ma semplicemente il desiderio di integrazione e la voglia di trovare un posto in cui vivere nel mondo. Ma queste vicende difficilmente trovano spazio nei media che preferiscono il sensazionalismo dei salvataggi in mare e a cui poi segue un altro genere di sensazionalismo, quello della paura e del "prima gli Italiani". Rare sono invece le occasioni di approfondimento, ma sopratutto di riconoscimento della dignità umana come valore fondamentale.

Questo clima costruisce una cultura e una condizionamento che crea il corto circuito della politica. E lo crea a tutti i livelli. Accade così che proprio poche settimane fa la Commissione Europea ha certificato che in Grecia arrivano in prevalenza richiedenti asilo che effettivamente merita questo status, mentre in Italia l'80% non ne avrebbe i titoli. Un ottimo escamotage per autoassolversi dalla colpevole assenza di una politica europea sulle migrazioni e e sui rifugiati. Troppo facile e comodo affermare infatti che solo i profughi siriani o afgani e pochi altri sono legittimati ha richiedere asilo alla "nobile Europa", mentre il resto dei poveri disperati in fuga dall'Africa sub sahariana, che scappano dalla fame o da feroci dittature o dalla follia di guerre etniche e di religione, rimangono un problema dell'Italia e degli Italiani. Confermando con questa "bolla commissariale europea" la volgarità delle letture da bar o delle dozzinali trasmissioni televisive , che alimentano la convinzione che basta avere la pelle per avere una "patente" di clandestinità!

La vergogna di Aleppo è davanti agli occhi di tutti, come ha scritto recentemente Bernard Henri-Levy, ma la vergogna di un'Africa spogliata e depredata continua da anni e sia i martiri di Aleppo che i disperati del Sud Sudan, del Mali o del Centro Africa sono donne e uomini a cui non possiamo continuamente sbattere le porte in faccia.

Sull'una e sull'altra vergogna si adagia la codardia di un Europa dei governi, che ripete un rituale includente di vertici fatti di veti ed egoismi nazionalistici, che non vuole guardare negli occhi donne e uomini che riflettono nella loro disperata povertà la storia del colonialismo militare del secolo scorso, ma anche la finanziarizzazione degli ultimi decenni. Una codardia che si palesa nei numeri: I 120 mila richiedenti asilo in attesa di riconoscimento in Italia sono una goccia nelle diaspore del sud del mondo, ma noi continuiamo a a rappresentarla come una invasione insopportabile.

Ecco perché le storie che si raccontano nella pagine di questo numeto di Vita diventano importanti: oltre i salvataggi e l'accoglienza diventa sempre più importante sviluppare anche politiche per l'integrazione in Europa e politiche per lo sviluppo e la cooperazione internazionale in primo luogo in Africa. L'aiutiamoli a casa loro, senza una vera politica per le migrazioni che possa prevedere una programmazione pluriennale è solo una sterile formula retorica, Non possiamo aiutare nessuno a casa sua se prima non accettiamo di guardarlo in faccia e accoglierlo, nel momento del bisogno e della disperazione, anche a casa nostra. Per questo la pochezza delle politiche europee nella gestione dell'emergenza è l'esatto rovescio della medaglia, della pochezza delle politiche europee verso il sud del mondo ed in particolare verso l'Africa.


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