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La sincerità dei campioni fa breccia tra i ragazzi
Un incontro intenso ed emozionante alla scuola media Ascoli di Milano: gli allievi delle terze medie hanno dialogato con due campioni del Milan di ieri e di oggi, Massimo Ambrosini e Raffaella Manieri. Sorprendenti le domande e sorprendenti anche le loro risposte
La domanda più imprevista l’ha fatta ad un certo punto Alberto, anche lui come tutti i ragazzi in platea ultimo anno delle scuole medie. «Come si convive con il vuoto quando ci si lascia alle spalle l’esperienza del calcio?» chiede a Massimo Ambrosini, campione del grande Milan. L’occasione è un incontro alla scuola Ascoli di Milano: i ragazzi interrogano Ambrosini e Raffaella Manieri, difensore del Milan e della Nazionale, sul tema “La scelta e la passione”.
Ambrosini riflette un istante, quasi sorpreso dalla profondità di quella domanda, e poi racconta di quanto sia stato duro per lui uscire dall’agonismo, e quanto vuoto si sia davvero aperto nella sua vita. Una confessione sincera che fa capire come anche un grande campione debba misurarsi con difficoltà e problemi che sono di tutti: c’è chi comincia, come i ragazzi in platea, e c’è chi è chiamato a ricominciare come il campione invitato al confronto.
L’incontro è il quarto di una serie, progettata da Vita con Fondazione Milan nelle scuole della città. Il format è semplice ed efficace: confrontarsi con i testimonial dello sport non su temi agonistici, ma su valori ed esperienze. Ogni volta i professori preparano i ragazzi che arrivano all’incontro con una fila di domande, in qualche modo diventando co protagonisti dell’incontro. Alla media Ascoli le domande erano tantissime, tutte sorprendentemente profonde, perché dettate dal bisogno di imparare e di ricavare input utili per sé dalla testimonianza dei due campioni. Raffaella Manieri, pesarese come lo stesso Ambrosini, ha colpito per la sua freschezza e per l’entusiasmo con cui vive l’esperienza del calcio. Dalle sue parole si capisce che la leva è soprattutto il divertimento. Una leva che l’ha portata anche a tentare esperienze non semplici, come quando decise di accettare l’offerta del Bayern e di andare in Germania. All’inizio furono anche tante lacrime, poi la convinzione in se stessa l’aiutò a superare gli ostacoli e ad imporsi (con il Bayern ha vinto anche un campionato). Ambrosini invece racconta di tante paure e insicurezze, soprattutto quando era agli inizi della sua carriera.
«Ricordo che sono stati i miei genitori e dirmi di non mollare. Giocavo al Cesena ma andavo poco in campo. Mi sembrava che tutti fossero più forti di me. Invece la spinta di mio papà e di mia mamma è stata decisiva a superare le mie incertezze». Per questo davanti alle domande dei ragazzi il campione del Milan insiste sul fatto che la cosa importante è trovare la convinzione. «Dovete essere voi a trovare la strada. Non pensate che ci possa essere qualcuno che si sostituisca a voi. Poi ci sarà sempre qualcuno che vi supporterà nel percorso, come è accaduto a me. Ma la prima decisione, quella che conta, è sempre vostra». Ambrosini racconta della sua vita da 14enne, quando tre giorni alla settimana finita scuola prendeva il treno per Cesena, dove si allenava. Il tempo del viaggio era spesso quello dedicato ai compiti, «perché mangiare sul treno mi vergognavo un po’», racconta.
Raffaella Manieri invece racconta di quanto sia importante e formativo lo spirito di squadra («Anche se a volte ci tocca stare fuori per scelta dell’allenatore, è come se fossimo sempre in campo»). «Il calcio è qualcosa che mi rende felice. A quattro anni stavo sempre con un pallone tra i piedi: non riuscivo a farne a meno», racconta. Ma il calcio per lei è anche una passione da condividere: nella sua città ha creato “Pink Arzilla", dove 30 bambine inseguono il sogno del pallone, anche con allenamenti a squadre miste. I risultati già si vedono. Ma ancor più si percepisce l’entusiasmo con cui Raffaella vive questo progetto.
Alla fine dell’incontro i più colpiti sono proprio loro, i due campioni. Sul suo account Instagram Ambrosini posta le foto con questo commento: «È stato interessante, stimolante e per certi versi sorprendente ascoltare le domande dei ragazzi e scoprire attraverso le loro parole quanto possano essere sensibili, intelligenti e maturi già a 13 anni. Forse a volte li sottovalutiamo. Comunque BRAVI. Il futuro è vostro e dipende solo da VOI»
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