Salute

Riforma 118: il volontariato scende in piazza

La riorganizzazione del sistema di assistenza-urgenza territoriale che è in discussione in Parlamento mette nell'angolo le associazioni. "È un mondo il nostro che va ascoltato e non emarginato", sostiene Fabrizio Pregliasco di Anpas. "Non vediamo perché si debba allontanare queste realtà con un aggravio di costi per i conti pubblici", aggiunge Alberto Corsinovi delle Misericordie. Anpas, Croce Rossa e Misericordie chiedono un incontro urgente con il Governo

di Paolo Biondi

Quando sentiamo la sirena di un’ambulanza otto volte su dieci si tratta del mezzo di una associazione del volontariato: la Croce rossa italiana o le Misericordie o l’Anpas (Associazione nazionale pubbliche assistenze). Eppure il mondo della politica sta discutendo, come è successo recentemente alla Conferenza Stato Regioni, di una riorganizzazione del sistema di assistenza-urgenza territoriale senza tenere presenti le realtà del volontariato.


Con la richiesta urgente di un incontro con il governo queste tre organizzazioni hanno dato vita ad un presidio di fronte a Montecitorio. All’ombra dell’obelisco di Augusto, di fronte all’ingresso della Camera, si sono così trovate parcheggiate tre ambulanze, una della Croce rossa, una dell’Anpas e una delle Misericordie, con un drappello di operatori delle tre organizzazioni di volontariato, operatori tutti con le sgargianti divise con le quali siamo abituati a vederli quotidianamente all’opera nell’assistenza o in prima fila con la Protezione civile a prestare soccorso nelle calamità.

«Uno Stato che si rispetta deve proteggere questi volontari. Ci diano una sola evidenza che il sistema sia disfunzionale visto che, grazie ai volontari, riduciamo i costi per lo Stato di 1-2 miliardi», ha detto Francesco Rocca, presidente della Croce rossa, il quale ha definito «aberrante» l’ipotesi di una nuova legge (ne è stata depositata una a firma di otto parlamentari pentastellati, ed è quella della quale si sta discutendo) di riorganizzazione del settore ed ha posto come «indifferibile» un incontro delle organizzazioni di volontariato con il governo.

«È un mondo il nostro che va ascoltato e non emarginato. Solo con il nostro intervento si è potuto finora garantire una assistenza diretta ai nostri cittadini. Invece ci sono oggi iniziative legislative che vorrebbero escludere il volontariato. Vogliamo che le istituzioni riconoscano che il 70-80% dell’assistenza di emergenza-urgenza è garantito dalle nostre realtà», ha aggiunto il presidente dell’Anpas, Fabrizio Pregliasco.

Parole come sussidiarietà e integrazione del mondo del volontariato in quello dell’assistenza sanitaria sono più volte risuonate nel corso del presidio di fronte ai palazzi della politica. «Siamo in presenza di un sistema che vede l’appassionata presenza dei nostri volontari che garantiscono una assistenza. Non vediamo perché si debba allontanare queste realtà con un aggravio di costi pedri conti pubblici», ha ricordato Alberto Corsinovi, consigliere delegato per l’area emergenze della confederazione delle Misericordie, notando con un pizzico di orgoglio che «siamo nati nel 1244 e siamo quindi vecchietti per poter essere dimenticati con superficialità».

Il Sistema di emergenza urgenza 118 /112 è da settimane sotto i riflettori perché – secondo le tre associazioni – si corre il rischio di rendere marginale se non di annullare il ruolo del volontariato, aumentando anche notevolmente i costi del servizio per le Regioni. Le associazioni ritengono che sia urgente aprire un tavolo di confronto con il governo per migliorare, nell’interesse dei pazienti e di tutti i cittadini, un percorso di riforma del settore che tenga insieme tutte le professionalità per non cancellare, invece, di fatto, l’apporto del volontariato dal sistema di emergenza urgenza 118/112 del quale le associazioni sono una delle componenti fondamentali.

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