Formazione

Lega. Slitta ancora il raduno di Pontida

Il movimento di Bossi è impegnato in una difficile scadenza elettorale: se non si conferma forte in Veneto, come a Como e a Varese, per lui sarebbero guai

di Ettore Colombo

Slitta ancora il tradizionale appuntamento leghista di Pontida. Dopo essere già stato rinviato da maggio al 2 giugno, è arrivato il nuovo rinvio. L’annuale riunione del Carroccio si svolgerà nella provincia bergamasca il prossimo 23 giugno. Lo ha deciso il Consiglio federale leghista. Così come per il primo, anche quest’ultimo rinvio è dipeso dalle elezioni amministrative. Inizialmente, infatti, il partito aveva scelto il 2 giugno per evitare la concomitanza con il periodo di campagna elettorale. Ma poi anche questa data non sembrava opportuna. Il 2 giugno, infatti, è ancora periodo elettorale per quel che riguarda gli eventuali ballottaggi, che si svolgeranno il 9 giugno. Così, per la riunione leghista bisognerà aspettare la fine di giugno. La Lega, in realtà, più che il raduno annuale, infatti, apsetta con ansia di sapere quale sarà il suo peso specifico politico e quello che uscirà dalle urne sarà un test decisivo per gli uomini di Bossi: corrono da soli in provincia di Treviso con Luca Zaia, sono minacciati dalla diretta concorrenza di liste leghiste e “venete” estremistiche, come quella guidata da Fabrizio Comencini, a PVerona e devono affermare con forza la loro forza e guida politica a Como e Varese (dove si vota sia in città che in provincia). La Lega non può permettersi di perdere, infatti, né quello che le resta in mano – a livello di governo locale – nel ricco Veneto e NordEst né quello che viene da tutti gli studiosi chiamato “il ridotto di varese”. Da qui vengono tutti i suoi uomini più importanti e anche quelli “nuovi” (come il nuovo segretario della Lega Lombarda e sottosegretario alle Attività Produttive Giancarlo Giorgetti). E Bossi non può permettersi un tonfo elettorale neanche nei confronti degli altri partner della coalizione con i quali litiga più frequentemente come i centristi dell’Udc: sulla legge sull’immigrazione come su quella sulle Fondazioni, infatti, la posizione della Lega ne uscirebbe fin troppo marginale e debole.


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