Non profit
Yepp, così i giovani diventano protagonisti
Un Convegno fa il punto sui 15 anni del metodo Yepp in Italia. Ecco il rendiconto
Yepp (youth empowerment partnership programme) è un progetto nato nel 2001, spiega Francesco Profumo, presidente della Compagnia di San Paolo (nella foto), dopo un anno di ricerca da parte di un equipé di ricercatori dell’Università di Berlino, questo è stato un primo elemento di grande interesse: “la ricerca e poi il fare un progetto ispirato dai giovani, con i giovani, non qualcosa costruito per loro, ma qualcosa che i giovani stessi hanno costruito per loro e per gli altri”.
Il progetto ha una sua componente italiana promossa dalla Compagnia di San Paolo che si sviluppa in 14 siti e coinvolge più di 60 comuni dal nord al sud Italia, soprattutto in periferie come Falchera (Torino) e nelle cosiddette aree interne marginali. Poi c’è la dimensione internazionale che favorisce una costruzione identitaria e offre ai giovani opportunità di più ampio respiro attraverso gli scambi tra Paesi europei.
Costruire con i giovani politiche giovanili, creare spazi di protagonismo senza velleità effimere, ma muovendosi giorno per giorno nel loro mondo è questo quello che Yepp ha fatto negli ultimi 15 anni.
Yepp è un metodo sperimentato in Europa da quasi 20 anni per coinvolgere i giovani di un territorio, le associazioni e gli enti pubblici. Il suo obiettivo dquello di attivare un gruppo di giovani che collaborano con le associazioni e le istituzioni per migliorare la qualità della vita dei giovani, per proporre progetti ideati, gestiti e valutati da/per/con i giovani.
YEPP aiuta i giovani a realizzare sogni per le loro comunità.
Il tema è che posto hanno i giovani nella società? Chi ascolta le loro istanze? Chi le fa maturare? Chi si occupa della generazione incomprensibile, del vuoto liquido in cui si muove, chi li aiuta ad innamorarsi del proprio territorio, ad avere una storia con i vicoli e le piazze per esserne parte come cittadini e non come soggetti passivi: sudditi.
E poi come far emergere una generazione? Quando gli adulti devono stare davanti ai giovani? Quando dietro? Quando al fianco? E quando arriva il tempo di lasciarli andare? Quali sono i processi di selezione che la società mette in atto?
Qui pesa il dato emerso nell’ultimo rapporto della Fondazione Moressa che segnala che negli ultimi 10 anni 250.000 giovani tra i 15 e i 34 anni hanno lasciato l’Italia. Gran parte con formazione da classe dirigente, gente che il Paese non è stata in grado di valorizzare: “per questo ci muoviamo nella competizione internazionale con un’ utilitaria e lasciamo in garage le Ferrari”. Eppure chi frequenta Yepp si immerge in un processo di sviluppo, non inizia e finisce un’esperienza, cresce insieme ad altri, non per arrivare primo, ma per andare lontano (nella vita).
Qui il sito del progetto
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