Economia

Un film contro il sistema sanitario. Usa, guai ai malati

Nel paese più ricco del mondo 50 milioni di persone non hanno copertura assicurativa. E a loro può capitare quel che è accaduto a Denzel Washington in John Q...

di Antonio Autieri

Un padre disperato che cerca di salvare il proprio figlio con ogni mezzo. È la storia di John Q, film arrivato ora in Italia interpretato dal neo premio Oscar, Denzel Washington e che ha fatto discutere l’America. John Q infatti è la sigla di John Quincy Archibald, padre di famiglia e operaio part time in gravi ristrettezze economiche. Quando il figlioletto Mike viene colpito da un attacco cardiaco durante una partita di baseball, John scopre che il piccolo ha una malformazione che lo porterà alla morte in breve tempo: l’unica salvezza è un trapianto di cuore, operazione che però la sua assicurazione non copre. La spirale contorta di ottusità burocratiche, lungaggini e insensibilità che il protagonista deve affrontare tra sistema ospedaliero e assicurativo è allucinante. E quando l’ospedale comunica che il bambino deve essere dimesso a meno di non pagare l’operazione di 250mila dollari (oltre mezzo miliardo di vecchie lire), la spirale diventa un tunnel senza uscita per il disperato John che prende in ostaggio il pronto soccorso dell’ospedale dove sta per essere dimesso il figlio.
Negli Usa il film ha acceso dure polemiche sul sistema sanitario nazionale, che non tutela la popolazione in difficoltà economiche. Impressiona un dato, realistico, documentato nel film: circa 50 milioni di cittadini americani non hanno alcuna copertura da parte delle assicurazioni mediche. Non a caso, quando John prende in ostaggio l’Emergency room, grida agli infermieri: «la gestione dell’ospedale è cambiata, assistenza gratis per tutti». Per qualche altro milione di lavoratori poveri, come lo stesso John Q, la copertura è inadeguata. Altro dato che rende l’idea: circa 7mila americani sono morti nel 2001 in attesa del trapianto di organi. Fra l’altro, nel film c’è una dura accusa lanciata da un infermiere sulle connivenze tra assicurazioni e medici: le prime “sconsigliano” i responsabili degli ospedali a mettere in opera cure troppo costose, per evitare di coprirne le spese. In cambio, a fine anno sono previsti regali…
Per il regista Nick Cassavetes la scelta di occuparsi del tema ha motivazioni personali: «Mia figlia è affetta da una malattia cardiaca congenita e ha dovuto sottoporsi a ben quattro operazioni chirurgiche. Conosco bene il gioco dello “scaricabarile” di compagnie di assicurazione, medici e ospedali. Non sto cercando di spiegare come risolvere la questione sanitaria, dico solo che nel nostro Paese non esistono strutture che possano aiutare persone malate e senza denaro a ricevere le cure necessarie».
Molte associazioni si occupano del problema e la produzione del film non si è limitata a puntare il dito su un nervo scoperto della società americana, ma ha messo a disposizione una serie di contatti e di informazioni attraverso link tra il sito ufficiale del film (www.iamjohnq.com) e 36 siti di associazioni e istituzioni che operano su questo tema.

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