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Padre Bettoni alle donne che subiscono violenza: «Chiedete aiuto»

La Fondazione si unisce alle tante voci che oggi, 25 novembre 2016, Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, si levano affinché si fermi una volta per tutte questo scempio quotidiano. «Quello che diciamo a tutte le donne che subiscono vessazioni, violenze, maltrattamenti è di chiedere aiuto. Uscite da quel tunnel di angoscia e disperazione è possibile, ricostruire una vita si può», dice padre Giuseppe Bettoni, fondatore di Arché

di Redazione

«Era ossessivo, geloso e sospettoso. Per tutto il tempo della gravidanza mi chiedeva chi era il vero padre del bambino, e quando gli rispondevo che era proprio lui, non mi credeva. E così mi picchiava, mi picchiava forte, anche se avevo il pancione». Gabriela è sudamericana, e questa è solo una piccola parte della sua storia. È arrivata in Italia quando era adolescente per ricongiungersi con sua madre, che qui lavorava come donna delle pulizie. «Due estranee», racconta «io da una parte, arrabbiata, testarda, arrogante, lei dall’altra, dedita al lavoro, e per me una sconosciuta. Così, quando ho incontrato quel ragazzo, sudamericano come me, mi sono sentita improvvisamente a casa, compresa, parte di un gruppo». Droga, alcool, serate in discoteca, l’ingresso in una band violenta e poi quell’inaspettata gravidanza. Gabriela ha trovato il coraggio di lasciare quell’uomo violento e si è rifugiata nella Casa di accoglienza di Arché insieme al suo bambino, e oggi, che è una giovane donna di 22 anni, ha scoperto cosa significa essere madre, che cos’è la serenità: «Questo bambino è una gioia – dice – e farò di tutto perché non abbia lo stesso senso di vuoto che ho vissuto io».

Poi c’è la storia di Rose, che ha vent’anni ed è mamma della piccola Yohanna. Anche lei ha una storia di violenza alle spalle: è partita dalla Nigeria con l’illusione di venire in Europa a fare la parrucchiera e invece si è ritrovata prigioniera della tratta delle ragazze vendute per diventare prostitute sulle nostre strade. Rose è stata risparmiata dalla violenza sessuale dei suoi aguzzini solo perché durante il viaggio ha scoperto di essere incinta del suo fidanzato, ma anche lei è stata picchiata brutalmente e costretta a prendere farmaci con l’obiettivo di procurarle un aborto. Invece la sua bimba è nata, ed è un miracolo, e ora sono insieme nella Casa di accoglienza di Fondazione Arché.

«La Casa di Accoglienza di Arché è un rifugio per molte donne con bambini che subiscono violenze dai compagni o dai mariti», ha detto padre Giuseppe Bettoni, fondatore e presidente della Onlus, «è un luogo di rifugio nel momento dell’emergenza, ma al tempo stesso diventa occasione per riprendere in mano la propria vita e rilanciarla con speranza verso il futuro. Un futuro di responsabilità».

Anche Arché si unisce alle tante voci che oggi, 25 novembre 2016, Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, si levano affinché si fermi una volta per tutte questo scempio quotidiano. “La violenza contro le donne è una delle più vergognose violazioni dei diritti umani”, ha detto Kofi Annan. «Trovare il coraggio di chiedere aiuto, ecco quello che diciamo a tutte le donne che subiscono vessazioni, violenze, maltrattamenti. Uscire da quel tunnel di angoscia e disperazione è possibile, ricostruire una vita si può». Lo dice padre Giuseppe Bettoni.