Formazione

Immigrati. Gli industriali ne vogliono di pi

Sono più di 200 mila i lavoratori impiegati nell'economia italiana. Ma gli imprenditori ne chiedono di più e dicono sì alla sanatoria proposta dall'esponente dell'Udc Tabacci

di Ettore Colombo

Sono più di 200 mila i lavoratori extracomunitari impiegati nelle industrie italiane. Lavorano principalmente al Nord e la loro presenza è spesso indispensabile per la sopravvivenza delle industrie, soprattutto nel nord-est. Gli imprenditori hanno seguito con attenzione il dibattito di questi giorni sulla legge Bossi-Fini. Il loro timore è che una legge troppo restrittiva ostacoli chi vuole venire in Italia a lavorare. Molti chiedono di incrementare i flussi e si esprimono a favore della sanatoria per i lavoratori stranieri irregolari messa a punto da Bruno Tabacci dell’Udc. Nella provincia di Vicenza (dove lo scorso 13 maggio si è svolta una grande e importante manifestazione indetta proprio dagli immigrati contro la Bossi-Fini) ci sono almeno 20 mila extracomunitari nelle tante piccole aziende che sono nate lungo l’autostrada che porta a Venezia. Per il vice presidente dell’Unione Industriali, Massimo Calearo, una serie legge sull’immigrazione deve fare una distinzione tra le diverse professionalità, tra chi arriva sul gommone e il professore che magari ha più lauree. “L’attuale normativa invece – dice Calearo – tratta tutti invece allo stesso modo. La mia azienda produce antenne e ho difficoltà a trovare ingegneri che vengano dall’estero. La sanatoria? Va bene se farà emergere aziende e lavoratori in nero, ma non può essere un provvedimento che tocca tutti, dobbiamo conoscere chi andiamo a regolarizzare”. Secondo Aldo Bonomi, presidente degli industriali di Brescia, bisogna legare il lavoro all’alloggio. “Abbiamo fatto un accordo con il comune di Brovaglio d’Iseo per permettere alle aziende di costruire case da affittare ai lavoratori extracomunitari a un canone agevolato. Questa prassi dovrebbe essere estesa anche agli altri comuni” dice Bonomi. Nella provincia di Brescia sono circa 5 mila gli stranieri impiegati nelle industrie, e anche Bonomi è d’accordo che se la nuova legge fosse troppo restrittiva molte di esse avrebbero problemi nella produzione. Ma gli extracomunitari non sono solo utili nell’industria, la loro presenza è forte anche nell’agricoltura. Danilo Merz è direttore della Coldiretti di Trento. In tutto il Trentino sono 20 mila gli stranieri impiegati nei campi, soprattutto per la raccolta delle mele. “Se la legge Fini-Bossi avesse maglie troppo strette – afferma – saremmo costretti a rivedere la coltivazione delle mele per allungare i tempi di raccolta”. Per Merz il nuovo governo dovrà “agire sui flussi per far sì che la programmazione dei flussi sia pronta il 1° gennaio di ogni anno e non a luglio. Quest’anno abbiamo richiesto 8.200 ingressi, ma la provincia ce ne ha dati solo 5 mila. Ne è conseguito che abbiamo dovuto tagliare la produzione del 30%”. La presenza di stranieri è fortissima in particolare modo nelle zone di Caserta e Salerno, dove la raccolta dei pomodori è in pratica appaltata a chi viene dall’estero. Fernando Masturzi, commissario del consorzio agrario locale, è convinto che “la sanatoria sia utile, ma distinguendo chi viene in Italia per lavorare e chi invece per delinquere. Altro problema è l’abitazione. Per risolvere quest’emergenza le cooperative potrebbero costruire piccoli villaggi dove alloggiare i lavoratori stranieri”.


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