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A Cascia la terra trema ma da oggi si torna a scuola

Cascia è a 20 chilometri da Norcia e 40 da Accumuli, nel mezzo della zona che da agosto subisce l’onda del sisma in Centro Italia. La scossa del 30 ottobre qui ha colpito duramente. Sono passati 21 giorni da quella scossa del 6,5, «la “schicchera” più forte che abbia sentito, e ho 70 anni vissuti sempre qui, ne ho visti di terremoti», racconta il sindaco Gino Emili che, intervistato da Vita.it, fa il punto della situazione

di Lorenzo Maria Alvaro

Cascia è a 20 chilometri da Norcia e 40 da Accumuli, nel mezzo della zona che da agosto subisce l’onda del sisma in Centro Italia. La scossa del 30 ottobre qui ha colpito duramente. Sono passati 21 giorni da quella scossa del 6,5, «la “schicchera” più forte che abbia sentito, e ho 70 anni vissuti sempre qui, ne ho visti di terremoti», racconta il sindaco Gino Emili che, intervistato da Vita.it, fa il punto della situazione.



Sindaco qual è lo stato dell’arte?
La situazione è che le scosse continuano a susseguirsi. Questa è la cosa più drammatica perché ogni volta che la terra trema viene meno lo spirito della ripresa. Tantissima gente è fuori casa, circa il 70% dei cittadini. Ma non si tratta solo di persone che hanno la casa danneggiata. È la paura che li tiene lontani dalle proprie abitazioni. In tanti si sono organizzati privatamente per non dover rientrare. Insomma a 21 giorni dal sisma la situazione è ancora tesissima.

Dal punto di vista strutturale com’è la situazione di Cascia?
Rispetto ad altri territori, penso ad esempio a Norcia, non abbiamo avuto grandi crolli. Solo alcune frazioni hanno subito danni così drastici. Abbiamo però tanti danni strutturali molto gravi. La cosa insolita è che questo tipo di danni hanno colpito più la periferie del centro storico. Intendiamoci anche il centro ha diversi dani. Ma a subire maggiormente il colpo sono state le palazzine di cemento armato, degli anni ’60 e ’70. Il problema è che si tratta di edifici abitati, dunque il disagio e enorme.

Come Comune su cosa siete impegnati in queste ore?
Siamo ancora molto impegnati sull’assistenza della popolazione. Ma il nostro obbiettivo principale in questo momento è la riapertura dei servizi scolastici. Settimana scorsa siamo riusciti a far ripartite le superiori, grazie ad alcuni spazi a Roccaporena, una piccola frazione a 5km dalla città. È il luogo di nascita di Santa Rita. Proprio oggi invece siamo riusciti a far ripartire le elementari (che saranno attive la mattina) e le medie (che invece funzioneranno al pomeriggio). Quello che ancora ci manca è l’asilo.

Il Comune di Cascia ha anche lanciato una raccolta fondi. Come sta andando?
Sì, raccolta che è ancora aperta. Ad oggi siamo intorno ai 17mila euro.

Come pensate di utilizzare questi fondi?
Sempre sulla scuola. In particolare per la ristrutturazione di un prefabbricato che verrà usato, una volta pronto, per spostare una parte delle classi in modo da tornare per tutti all’orario mattutino classico.

Basteranno i fondi che avete a disposizione?
Abbiamo chiesto aiuto alla Protezione Civile perché contribuisca alla realizzazione di un nuovo modulo per fare altre sei aule e all’interno del quale avrebbero sede anche la scuola materna e una segreteria generale.

Perché avete fatto del tema educativo il centro dei vostri sforzi?
Il nostro obbiettivo è quello di tornare alla normalità. La vita è fatta di quotidianità e una delle componenti più importanti di questa quotidianità è proprio la scuola. Un luogo in cui i ragazzi si incontrano, grazie al quale le famiglie riescono a concentrarsi anche su i tanti altri problemi che vanno affrontati. La scuola è il primo passo per la ricostruzione.

Ci sono altre criticità impellenti?
Tanta. Ma forse una più delle altre. In questo momento sto andando a Perugia e per raggiungerla mi tocca fare un giro lunghissimo. Una delle problematiche più grandi per noi è la viabilità. Una difficoltà che viviamo da 21 giorni ma che speriamo venga rispristinata al più presto.

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