Economia
Zamagni: «L’economia civile ha un compito: tracciare la rotta»
Un appello a non lasciarsi sfilare il futuro: «Il Terzo Settore è il cuore pulsante del Paese, non una stampella»
di Redazione
Quale forma avrà il futuro? Qual è il contributo peculiare del Terzo settore nel generare valore e nel condividerlo in un contesto trasformato?
A partire da questi interrogativi si sono confrontati i relatori della Sessione di Apertura dal titolo “Prosperità Inclusiva: il ruolo dell’Economia Civile nella trasformazione dell’esistente” introdotta e coordinata da Paolo Venturi, Direttore AICCON; che ha visto la partecipazione di Stefano Zamagni, Università di Bologna; Elena Casolari, Cofondatrice e Presidente esecutivo Fondazione OPES-LCEF; Mauro Magatti, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano e Stefano Micelli, Università Ca’ Foscari, Venezia.
Come ha sottolineato il prof. Zamagni nel suo intervento “L’Economia Civile ha di fronte a sé la possibilità di contribuire al disegno di una società che sappia trasformare la quantità sempre maggiore di risorse umane escluse dal processo di produzione a causa dell’incessante sviluppo tecnologico in una forza che agisce per migliorare la qualità della vita”.
I lavori della mattina sono terminati con la presentazione dell’ultima rilevazione Istat sulla struttura e i profili del settore non profit in Italia (dati 2017).
La presentazione si è aperta con l’intervento di Michele Camisasca, direttore generale Istat, “L’Istat sente la responsabilità del proprio ruolo istituzionale e di contribuire alla conoscenza dei dati del non profit tramite dati statistici economici e sociali. Un compito che valorizza le sinergie con altre istituzioni a servizio e per il bene del paese.”
Secondo la rilevazione presentata da Istat le istituzioni attive nel nostro paese sono 350.492, 2,1%in più rispetto al 2016, ed impiegano 844.775 dipendenti (+3,9%).
Nel 2001 le istituzioni del non profit erano 235.232. Il settore si espande con tassi di crescita medi annui superiori alle imprese profit, passando dal 5,8% del 2001 all,8% del 2017 per numero di unità e dal 4,8% al 7%. A livello regionale questa crescita è più sostenuta al sud (+3,1%), nel nord-ovest (+2,4%) e al centro (+2,3%).
Circa due terzi delle istituzioni non profit sono attive nel settore della cultura, sport e ricreazione (64,5%), seguono quelle dell’assistenza sociale e protezione (9,2%), delle relazioni sindacali e rappresentanti (6,5%), della religione (4,8%), dell’istruzione e ricerca (4%) e della sanità (3,5%). L’85% delle istituzioni non profit opera senza dipendenti. Aumentano di più in particolare i lavoratori a tempo determinato (+24,5%); soprattutto fra gli over 50 (+7,9%), tra gli stranieri (+7%) e i laureati (+6,3%). Fra i dipendenti prevalgono le donne (71,7%).
“Come testimoniano i dati sulle istituzioni del non profit presentati oggi l’Istat continua a monitorare con attenzione questo importante settore dell’economia italiana dove il suo peso è in continua espansione” sottolinea Stefano Menghinello, direttore della Direzione centrale per le statistiche economiche Istat.
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.