Cultura
Recalcati: il sogno tra testi sacri e psicanalisi
Dice lo psicanalista al Festival Torino Spiritualità: “la teoria di Freud ha radici bibliche: il sogno come evento rivelatore; la differenza è che nella tradizione biblica non è l’inconscio che si esprime nel sogno, ma Dio”
Notte, giorno, luce, buio. La notte luogo dell’oscurità, il giorno lo spazio della luce. Durante l’Illuminismo la notte era il luogo dell’irrazionalità, delle superstizioni che la luce della ragione doveva illuminare. Invece per Freud la notte era luogo di illuminazione, non c’è contrapposizione tra giorno di luce e buio di notte: il sogno è l’esperienza della luce nella notte. Addirittura per il grande psicanalista francese Lacan l’Io può essere addormentato nel giorno perché ricalca le solite abitudini (è il sonno della routine) mentre quando sogniamo abbiamo la possibilità di risvegliarci, di fare nuove scoperte, sorprenderci: “il sogno ci sveglia dal sonno dell’Io”.
Inizia così il racconto di Massimo Recalcati nell’ambito del Festival Torino Spiritualità un dialogo tra i testi sacri e la psicanalisi. Nel sogno, prosegue, “l’Es (l’inconscio) parla, visita l’Io: una verità si rivela”. Nella tradizione psicoanalitica chi parla è il nostro desiderio inconscio, ci manda dei messaggi. “Per Freud si tratta di un desiderio che nella vita diurna cerchiamo di esiliare (escludere, allontanare) ed è l’Io che rimuove questo desiderio inconscio, tuttavia, il desiderio rimosso tende a ritornare e il sogno è il mezzo con cui il desiderio ritorna, anzi più lo allontani più ritorna fino alla forma estrema dell’incubo”. Torna perché il desiderio è indistruttibile: è come una domanda che esige risposta. “Devo rispondere”, continua Recalcati, “sono responsabile dell’inconscio senza esserne padrone”.
Il punto di connessione tra la teoria di Freud e i sogni evangelici è legata al fatto che secondo Recalcati “la teoria di Freud ha radici bibliche: il sogno come evento rivelatore; la differenza è che nella tradizione biblica non è l’inconscio che si esprime nel sogno, ma Dio (la stessa parola Angelo significa in greco antico messaggero). Nel Vangelo il sogno ha le caratteristiche della rivelazione, della chiamata, della comunicazione di un messaggio a cui rispondere. In particolare nel Nuovo Testamento sono narrati cinque sogni (più uno, quello dei Magi) e si trovano tutti nel Vangelo di Matteo, mentre l’Antico Testamento è pieno di sogni, che sono tuttavia di natura allegorica e metaforica: sono pieni di immagini. In Matteo i sogni sono di un’altra natura: non ci sono immagini, ne metafore da interpretare, c’è solo la parola: il messaggio. Recalcati si sofferma sui primi tre. Il primo è il sogno in cui Dio invita Giuseppe ad andare in Egitto: “alzati, prendi il bambino e sua madre, fuggi in Egitto…” e Giuseppe prende il sogno sul serio, ha fede nell’annuncio del sogno (il messaggio è credibile), si mette in movimento perché il sogno mette in moto la vita. Lo stesso accade con il secondo sogno quando l’Angelo invita Giuseppe a tornare.
Il terzo sogno è l’annuncio a Giuseppe della maternità di Maria: “Giuseppe non temere di prendere con te Maria tua sposa perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo”.
Non temere, per Recalcati significa non avere paura del proprio desiderio inconscio, “quello che ti sta cercando è tuo amico, non temerlo”. E poi quel prendere il figlio indica che “nessun figlio è nostro, nessun padre è proprietario di suo figlio, tutti i figli sono dello Spirito Santo perché la paternità non è un fatto di sangue”. Il padre da il nome ed è illimitatamente responsabile della vita del figlio senza esserne proprietario (lo stesso per la moglie).
Nella seconda parte del sogno appare che i sogni sono anche soluzioni ai problemi, non sono solo come sosteneva Freud ripetizioni dei desideri dell’infanzia. L’obbedienza di Giuseppe è la sua salvezza: “è l’obbedienza al desiderio che ci salva, non è un sacrificio”.
In platea tra tanta gente, tre suore e con loro Blessing appena uscita dal racket della tratta. Tutte restano in silenzio poi Blessing si avvicina: “so che c’è un’altra strada, ce l’avevo dentro, ma non la vedevo perché vivevo solo di notte, poi questa vecchia suora mi aperto la sua casa e gli incubi sono spariti. Ho capito si chiamavano desideri di vita, di bellezza, di bene”.
Quello che è mancato è il sogno di Dio, ma sarà per una prossima occasione.
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