Cultura

Ogm: studio segreto dell’Ue

Il suo contenuto e le reazioni di Greenpeace e Aiab

di Paul Ricard

Gli agricoltori dovranno affrontare costi di produzione addizionali, in alcuni casi insostenibili, nel caso in cui colture transgeniche prendessero piede in Europa su larga scala. La Commissione Europea ha commissionato nel maggio 2000 uno studio sulla coesistenza di colture geneticamente modificate e convenzionali all?Istituto per gli Studi sulle Prospettive Tecnologiche del Centro Comune di Ricerca dell?UE. Lo studio è stato consegnato alla Commissione nel gennaio 2002 con la raccomandazione di non renderlo pubblico. ?La Commissione Europea ha tentato di mantenere segreto lo studio ? ha affermato Luca Colombo, coordinatore della Campagna OGM di Greenpeace Italia ? temendo le sue implicazioni politiche. Visto che l?introduzione di colture transgeniche su scala commerciale in Europa aumenta i costi di produzione per gli agricoltori, rendendoli ancora più dipendenti dalle grandi industrie sementiere e richiedendo complesse e costose misure che evitino la contaminazione, ci si deve semplicemente domandare perché accettare le coltivazioni di OGM?? Lo studio, basato sulla simulazione al computer integrata da pareri di esperti, ha analizzato le conseguenze di un aumento della percentuale di coltivazione transgenica e si è concentrato su tre colture OGM: colza, mais e patata. Ha, inoltre, interessato diverse tipologie produttive, sia convenzionali che biologiche, considerando differenti livelli di contaminazione genetica: 0.1% (livello di rilevazione analitica) per le tre colture, 0.3% per il colza e 1% per mais e patate. Lo studio afferma che nel caso della produzione di colza, la coesistenza di coltivazioni transgeniche e convenzionali in una stessa regione, pur ?tecnicamente possibile?, sarebbe ?economicamente difficile considerando i costi aggiuntivi e la complessità degli adattamenti delle pratiche agricole necessari ad evitare la contaminazione?. Sia gli agricoltori convenzionali che biologici ?sarebbero forzati a comprare sementi certificate dall?industria sementiera invece di riprodurle a livello aziendale, a causa dei crescenti rischi di presenza di semi GM originati dalla contaminazione genetica in campo. Lo studio prevede che i piccoli agricoltori saranno obbligati a ?fare i conti? con costi addizionali proporzionalmente superiori alle grandi unità produttive e che la compresenza di colture transgeniche e non geneticamente modificate rappresenta ?uno scenario irrealistico, anche per le grandi aziende.? Gli aspetti salienti dello studio si possono così sintetizzare: – la commercializzazione di colza, mais e patata transgenici aumenterà i costi di coltivazione per gli agricoltori convenzionali e biologici del 10 – 41% nel caso del colza e del l?1 – 9% per mais e patata; – la coesistenza di coltivazioni transgeniche e biologiche sarebbe impossibile nella maggioranza dei casi. In termini più generali, la coesistenza con le colture tradizionali sarebbe possibile solo con drastiche modifiche delle pratiche agricole. Il rapporto però non chiarisce a chi spetta l?onere di mettere in atto tali misure, a chi spetta il compito di controllare la loro corretta esecuzione e chi ne deve sostenere il costo. Questi, rivela Greenpeace, i risultati, finora tenuti segreti, di uno studio della Commissione europea. Lo studio, rileva l’ associazione, ha evidenziato che la commercializzazione di colza, mais e patata transgenici aumentera’ i costi di coltivazione per gli agricoltori convenzionali e biologici del 10-41% nel caso dellla colza e del l’ 1-9% per mais e patata. Inoltre, si e’ scoperto che la coesistenza di coltivazioni transgeniche e biologiche sarebbe impossibile nella maggioranza dei casi. In termini piu’ generali, la coesistenza con le colture tradizionali sarebbe possibile solo con drastiche modifiche delle pratiche agricole. Il rapporto pero’, conclude Greenpeace, ”non chiarisce a chi spetta l’ onere di mettere in atto tali misure, a chi spetta il compito di controllare la loro corretta esecuzione e chi ne deve sostenere il costo”. ‘Noi l’ avevamo detto”. Questo il commento del presidente dell’ Aiab (Associazione italiana per l’ agricoltura biologica), Vincenzo Vizioli, sullo studio della Commissione Europea, reso noto da Greenpeace, secondo cui gli agricoltori dovranno affrontare costi di produzione addizionali, in alcuni casi insostenibili, nel caso le colture transgeniche prendessero piede in Europa su larga scala. ”E’ gravissimo – continua Vizioli – che lo studio sia ancora mantenuto segreto”. Il presidente dell’ Aiab ricorda poi che ”il divieto di commercializzare ed utilizzare nei Paesi dell’ Ue, sementi geneticamente modificate, non e’ un favore che chiede l’ agricoltura biologica, ma quanto stabilito dalla legge che, appositamente per favorire i controlli, prevede che le sementi geneticamente modificate siano etichettate”.


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