Salute

Veronesi: dalla ricerca negli scantinati ai convegni americani

L'oncologo nel ricordo di Maria Ines Colnaghi direttore scientifico di Airc fino al 2015. Con lui ha mosso i primi passi nel mondo della ricerca. «Era il 1964 e i nostri laboratori erano dei veri scantinati. Era uno che stava sempre dalla parte dei pazienti». Un video dove Veronesi racconta la nascita di Airc. Oggi i funerali

di Anna Spena

«”Perché mutiliamo le donne? Togliamogli il minimo indispensabile. Le amo troppo per vedere i loro seni straziati dall'amputazione”, ripeteva spesso Umberto», a raccontarcelo Maria Ines Colnaghi direttore scientifico, fino al 2015, AIRC, associazione italiana per la ricerca sul cancro, che con Veronesi ha mosso i primi passi nel mondo della ricerca oncologica.

«Mia madre ha avuto un tumore alla mammella. Io ho visto il suo corpo straziato. Quando Veronesi ha proposto di utilizzare quadrantectomia – dove si rimuove sola parte di seno dov’è presente il tumore – anziché la mastectomia, in tanti gli hanno dato del pazzo. Ma lui, invece, è stato un grande uomo: un mente da ricercatore in un corpo da chirurgo». Negli anni 60 il cancro faceva strage di vittime, e di tumore nessuno aveva ancora il coraggio di parlare.

«Avevo 32 anni, era il 1964, quando ci siamo incontrati la prima volta. Io una neo laureata, lui già un chirurgo brillante», spiega Maria Ines. «Ho iniziato come stagista, “la stagista di Veronesi”. Le ricerche si facevano nel sottoscala dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano in via Veneziani, un vero e proprio scantinato. Io lo chiamavo – ironicamente – il “lazzaretto”; quel luogo raccontato da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi dove ci mandavo a morire la gente malata di peste».



L’Italia gli deve molto, non solo sul piano scientifico ma anche sul piano umano e delle battaglie per una ricerca scientifica finalizzata alla cura del malato, per una medicina sempre più personalizzata e attenta alle esigenze e ai valori dei singoli pazienti.

È stato Veronesi – assieme a Giuseppe Della Porta – ad immaginare la nascita della prima charity italiana sul modello di quelle americane per favorire la ricerca in questo settore. Pier Giuseppe Torrani, presidente AIRC e FIRC aggiunge: «Tutti i malati oncologici, e Airc in particolare, devono molto alla sua lungimiranza di medico e scienziato e alla sua instancabile tenacia nel perseguire l’obiettivo di terapie più umane, efficaci e accessibili a tutti».

«Ho condiviso», conclude Maria Ines, «la sua passione per la ricerca e la sua lungimiranza come scienziato, oltre che la sua umanità come medico negli anni che ambedue abbiamo passato all’Istituto tumori di Milano. La nostra Associazione, nata per sostenere l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano dove entrambi iniziammo la nostra avventura, e che oggi finanzia l’80% della ricerca oncologica nel nostro Paese, deve a lui non solo la propria nascita, ma anche lo spirito con cui negli anni ha proseguito e ampliato la propria attività. Uno spirito che tutti noi di Airc abbiamo fatto nostro e che resterà la nostra guida per il futuro».

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