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Padre Gabriele: «Noi da Tolentino non andiamo via»

Tolentino, 20mila abitanti in provincia di Macerata, Marche. Dopo le scosse del 24 agosto, 26 e 30 ottobre, il 50% della popolazione è sfollata. Anche il convento e il Santuario dei frati dell'ordine di Sant'Agostino hanno subito dei danni. Ma i padri sono rimasti in comune: «Rimaniamo a servire il santuario del cuore, quello delle persone», racconta padre Gabriele. E i cittadini per dirgli grazie si mobilitano e raccolgono fondi per comprare un container dove fargli passare la notte

di Anna Spena

«Rimaniamo qui a servire il santuario del cuore, quello delle persone». Esordisce così padre Gabriele, frate dell’Ordine di Sant’Agostino, per raccontarci l’esperienza sua e dei 20mila abitanti di Tolentino. Comune delle Marche, in provincia di Macerata, colpito dal terremoto.

Padre Gabriele, insieme ad altri sette frati, abitava nel convento adiacente alla Basilica di San Nicola da Tolentino, nel centro storico della città. Dopo il terremoto sono rimasti in tre: «Non ce la sentivamo far stare lì anche gli altri frati più anziani. Io ho 40 anni, padre Giuseppe e padre Francesco – miei coetanei – sono rimasti con me». Questa scelta l’hanno presa per stare vicino alla gente. «Per chi si vuole confessare, per chi ha solo bisogno di parlare. Celebriamo la messa fuori, nel cortile del convento».

«Anche il nostro santuario è stato danneggiato ma – per fortuna – non è stato dichiarato inagibile». Il santuario è un vero e proprio museo. «Accoglie il corpo di San Nicola e gli affreschi sono stati dipinti da Pietro da Rimani, della scuola di Giotto».

Il convento di tre piani ha subito – come la maggio parte delle case del comune – dei danni: «Non sono stati strutturali, ma non ci permettono comunque di tornare a vivere là. Così di giorno andiamo in giro per aiutare gli altri e – per adesso – di notte dormiamo in una casa messa a disposizione da un benefattore, però è distante dal comune».

Questa vicinanza forte, vera, i cittadini di Tolentino l’hanno sentita tutta. Così quando i frati hanno chiesto aiuto per comprare – con i loro soldi – una casetta di legno da posizionare nelle vicinanze del convento per passare la notte, gli abitanti hanno messo in piedi, senza che loro lo sapessero, un vero e proprio passaparola per raccogliere dei fondi: «Noi non sapevamo niente di questa cosa, gli siamo grati, ma è bene capire che c’è gente che ha molto più bisogno rispetto a noi. Noi che, in qualche modo o nell’altro, ce la caviamo».

Ad oggi il 50% della popolazione di Tolentino è rimasta senza casa. «Diecimila persone», dice frate Gabriele. «In paese ci sono sei chiese, e quattro sono inagibili. Ma nella parrocchia dello Spirito Santo di padre Sergio, di notte vengono accolte le persone: più di un centinaio dormono lì».

Tolentino le scosse le ha sentite tutte. «Quella del 24 agosto aveva già fatto diversi danni. Il 26 ottobre, invece, avevamo appena cenato, con noi c’erano i ragazzi del liceo. Ogni settimana ospitiamo una classe: hanno avuto paura. E ne ho avuta anch’io. Abbiamo vissuto trenta secondi d’infinito. Durante la scossa del 30, invece, stavo celebrando la messa nel Monastero di Santa Teresa delle monache carmelitane scalze. Ora le monache non vivono più lì però, quella stessa mattina, ho portato un tavolino in giardino e ho concluso il rito eucaristico».

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