Economia

Le parole della cooperazione siciliana

A Palermo il consorzio di imprese sociali Sol.Co festeggia i 25 anni. L'intervento del co-fondatore e presidente di Fondazione Ebbene: «Quando nacque Solco a Catania non sapevamo bene cosa avevamo fatto, né che strada avremmo intrapreso, né tantomeno dove ci avrebbe condotti. Eravamo un manipolo di persone con il desiderio di fare qualcosa di utile per la propria terra e per le persone più fragili»

di Dino Barbarossa

Personalmente devo dire grazie a Solco per tutto quello che mi ha dato in questi 25 anni, per come mi ha fatto crescere come persona e come imprenditore, perché è stato una certezza rispetto alla possibilità di fare questa professione in questo luogo.

Quando nacque Solco a Catania non sapevamo bene cosa avevamo fatto, né che strada avremmo intrapreso, né tantomeno dove ci avrebbe condotti.

Un manipolo di persone con il desiderio di fare qualcosa di utile per la propria terra e per le persone più fragili.

PERSONA è la prima parola che mi ha sempre accompagnato in questi 25 anni. Il capitale umano è stato ed è ancora il VALORE principale dell’impresa Solco. Sono passate tante persone, non tutte amiche, alcune certamente importantissime per realizzare alcuni tratti di strada. Tutti utili e nessuno indispensabile? La vita dimostra questo teorema, ma per il tempo in cui abbiamo camminato insieme, tutte le persone che sono passate dentro Solco sono state importanti. 20000 persone hanno abitato Sol.co. in questi 25 anni e almeno 100000 hanno ricevuto Servizi offerti da Sol.co.

COOPERATIVA è la seconda parola, perché abbiamo avuto l’intuizione che il percorso di sviluppo potesse avvenire utilizzando lo strumento cooperativo, quello che coniuga impresa e solidarietà, quello che in pochissimi portavano avanti in Sicilia, quello che tanti utilizzavano per nascondere una volontà di business e di sfruttamento di persone e risorse. Almeno 300 le Cooperative che sono state socie di Solco in questi 25 anni, molte delle quali sono nate dentro Solco e sono state sostenute nella fase di start up. Tante sono poi andate via per la loro strada, non sempre in maniera indolore.

RETE è infatti la terza parola importante, perché in una terra abituata all’individualismo, Solco ha sconvolto i canoni societari, proponendo una “rete di imprese sociali” che ha anche coltivato il sogno di operare su tutto il territorio regionale, promuovendo reti territoriali e settoriali, diventando nei fatti (ci hanno impedito di diventarlo formalmente) il primo DISTRETTO PRODUTTIVO DELLE POLITICHE SOCIALI.

SUSSIDIARIETA’ è la quarta parola, perché abbiamo scelto di svolgere un lavoro di advocacy orientato al protagonismo dei soci della rete. Rispetto alla gestione dei rapporti territoriali, la cooperativa o consorzio socio è stato pienamente protagonista, potendo poi seguire direttamente la gestione dei servizi.

PROGETTO è la quinta parola, lo abbiamo costruito artigianalmente perché non avevamo canoni pregressi da applicare in Sicilia e quelli delle analoghe esperienze settentrionali non andavano bene. Un progetto che si è sempre fondato su un Piano di sviluppo e che ha sempre avuto chiari i suoi connotati: ETICA, SOLIDARIETA’, LAICITA’, APARTITICITA’, COLLABORAZIONE, INNOVAZIONE. Un Progetto che abbiamo sempre rendicontato e ormai da 10 anni evidenziato nel BILANCIO SOCIALE

INNOVAZIONE è proprio la sesta parola, la spinta costante a cogliere le sfide che la società ci ha proposto e trasformarle in occasioni progettuali. A raccontare questo ci è servito “inventarci” nel 2000 l’HAPPENING DELLA SOLIDARIETA’, un format per mettere in vetrina tutta la capacità di innovazione presente nel nostro e che portiamo avanti senza interruzione da 20 anni in tutta la Sicilia e talvolta anche fuori

COLLABORAZIONE è la settima parola, una parola che è stata da sempre nel DNA di Solco e che ci ha permesso di essere aperti alle contaminazioni e scelti come partner dalle più importanti organizzazioni del mondo de Terzo settore.

ETICA è l’ottava parola ed è stata sempre la “cifra” del modo di operare di Solco, garantendo una precisa coerenza valoriale ed imprenditoriale e portando fuori dalla rete tutti coloro che esprimevano un’idea diversa dell’impegno civile, sociale, imprenditoriale. Certo, si potevano cogliere tante più opportunità abbassando l’asticella dell’etica, ma abbiamo preferito rimanere puliti anche se un po’ più piccoli.

LAICITA’ è la nona parola, perché abbiamo sempre rivendicato una piena autonomia decisionale rispetto a ogni condizionamento ideologico altrui. Il nostro pensiero e ciò che ne è derivato è stato sempre indipendente, scevro da ogni principio morale, etico, religioso.

PROSSIMITÀ è la decima parola, l’idea che la forma imprenditoriale non fosse opportuna e sufficiente per incontrare le persone più fragili, che occorresse una formula più flessibile, più empatica, più diretta: così nel 2012 è nata la Fondazione Ebbene, la prima Fondazione di prossimità che oggi è presente su tutto il territorio nazionale. Una scelta quella della prossimità che richiede uno spazio emotivo importante, che porta ad andare oltre la logica del servizio ed entrare in quella dell’ascolto, dell’accoglienza, dell’accompagnamento.

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