Mondo

Papa Francesco: «Accogliere i migranti, contro lo storytelling del rancore»

Nell'Udienza generale tenutasi questa mattina a San Pietro, Papa Francesco ha esortato tutti a fare la propria parte contro rancore e violenza. E davanti ai fatti di Gorino, il monito è chiaro: «La chiusura non è una soluzione, anzi finisce per favorire i traffici criminali.»

di Marco Dotti

«Ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito». Papa Francesco apre con questo passo dal Vangelo di Matteo (5,35-36) l'Udienza generale del mercoledì, tenutasi in Piazza San Pietro questa mattina alle 11. Nei nostri tempi, spiega il Papa, «è quanto mai attuale l’opera che riguarda i forestieri. La crisi economica, i conflitti armati e i cambiamenti climatici spingono tante persone a emigrare. Tuttavia, le migrazioni non sono un fenomeno nuovo, ma appartengono alla storia dell’umanità. È mancanza di memoria storica pensare che esse siano proprie solo dei nostri anni».

La nuda vita messa alle porte

Difficile non pensare a quanto, in queste stesse ore, sta accadendo a Gorino, il paese in provincia di Ferrara che ieri ha letteralmente alzato le barricate per scongiurare l'arrivo di 11 donne e dei loro bambini. Le donne sono state portate via e nel paese ora c'è chi grida "vittoria". Ma è una ben misera vittoria. Il Papa ha infatti allargato il campo della riflessione, andando al cuore del problema, quello che la cronaca spicciola talvolta elude, talaltra amplifica in toni e modi tali da farlo eludere comunque. Che società siamo? Una società capace di lavorare e stringersi nel momento del rischio e del pericolo o una società che non sa accogliere, vestire, ascoltare chi si presenta – come nei versetti di Matteo – nudo davanti a noi?

In alcune parti del mondo sorgono muri e barriere. Sembra a volte che l’opera silenziosa di molti uomini e donne che, in diversi modi, si prodigano per aiutare e assistere i profughi e i migranti sia oscurata dal rumore di altri che danno voce a un istintivo egoismo. Ma la chiusura non è una soluzione, anzi, finisce per favorire i traffici criminali. L’unica via di soluzione è quella della solidarietà. Solidarietà con il migrante, solidarietà con il forestiero …

Papa Francesco, Udienza generale di mercoledì 26 ottobre 2016



L'impegno dei cristiani, ha spiegato il Papa, è urgente. Urgente perché la nuda vita messa alle porte è solo ldentro il quale rischiamo di precipitare tutti. Dobbiamo guardare la nostra storia, ricordarci da dove veniamo, per capire dove siamo e dove stiamo andando. Ha spiegato il Papa che, guardando anche solo al secolo scorso, «ricordiamo la stupenda figura di santa Francesca Cabrini, che dedicò la sua vita insieme alle sue compagne ai migranti verso gli Stati Uniti d’America». C'è bisogno di storie esemplari, non dello storytelling del rancore o del terrore. Storie esemplari che mostrino quanto sia forte e possa essere forte la nostra rete di accoglienza. Anche quella delle parrocchie, che non si possono chiamare fuori. Anche oggi – prosegue Papa Francesco «abbiamo bisogno di queste testimonianze perché la misericordia possa raggiungere tanti che sono nel bisogno. È un impegno che coinvolge tutti, nessuno escluso. Le diocesi, le parrocchie, gli istituti di vita consacrata, le associazioni e i movimenti, come i singoli cristiani, tutti siamo chiamati ad accogliere i fratelli e le sorelle che fuggono dalla guerra, dalla fame, dalla violenza e da condizioni di vita disumane. Tutti insieme siamo una grande forza di sostegno per quanti hanno perso patria, famiglia, lavoro e dignità».

Vestire chi è nudo: che cosa vuol dire se non restituire dignità a chi l’ha perduta? Certamente dando dei vestiti a chi ne è privo; ma pensiamo anche alle donne vittime della tratta gettate sulle strade, o agli altri, troppi modi di usare il corpo umano come merce, persino dei minori. E così pure non avere un lavoro, una casa, un salario giusto è una forma di nudità, o essere discriminati per la razza, o per la fede, sono tutte forme di “nudità”, di fronte alle quali come cristiani siamo chiamati ad essere attenti, vigilanti e pronti ad agire.

Papa Francesco, Udienza generale di mercoledì 26 ottobre 2016

Le storie che ci profumano l'anima

Poi, il Papa ci racconta una storia. Una piccola storia, quotidiana, minima, ma piena di dettagli che rendono a pieno il senso di quello che stiamo cercando e, persi e smarriti davanti a fatti terribili come quello di Gorino, stentiamo a trovare. Bisogna saper riconoscere il dolore.

Alcuni giorni fa, racconta Papa Franesco, «è successa una storia piccolina, di città. C’era un rifugiato che cercava una strada e una signora gli si avvicinò e gli disse: “Ma, lei cerca qualcosa?”. Era senza scarpe, quel rifugiato. E lui ha detto: “Io vorrei andare a San Pietro per entrare nella Porta Santa”. E la signora pensò: “Ma, non ha le scarpe, come farà a camminare?”. E chiama un taxi. Ma quel migrante, quel rifugiato puzzava e l’autista del taxi quasi non voleva che salisse, ma alla fine l’ha lasciato salire sul taxi. E la signora, accanto a lui, gli domandò un po’ della sua storia di rifugiato e di migrante, nel percorso del viaggio: dieci minuti per arrivare fino a qui. Quest’uomo raccontò la sua storia di dolore, di guerra, di fame e perché era fuggito dalla sua Patria per migrare qui. Quando sono arrivati, la signora apre la borsa per pagare il tassista e il tassista, che all’inizio non voleva che questo migrante salisse perché puzzava, ha detto alla signora: “No, signora, sono io che devo pagare lei perché lei mi ha fatto sentire una storia che mi ha cambiato il cuore”. Questa signora sapeva cosa era il dolore di un migrante, perché aveva il sangue armeno e conosceva la sofferenza del suo popolo. Quando noi facciamo una cosa del genere, all’inizio ci rifiutiamo perché ci dà un po’ di incomodità, “ma … puzza …”. Ma alla fine, la storia ci profuma l’anima e ci fa cambiare. Pensate a questa storia e pensiamo che cosa possiamo fare per i rifugiati».

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