Non profit

La nostra sfida: globalizzare la solidariet

E' l'invito che il Papa ha rivolto alle migliaia di delegati delle Acli

di Giuseppe Frangi

Globalizzate la solidarietà! Il vecchio Papa, così colpito nel fisico ma così presente con la mente, ha incitato le migliaia di delegati delle Acli con questo invito semplice e perentorio. Globalizzare la solidarietà, davvero è uno slogan da tener caro, e che può essere abbracciato da tutti, credenti e non. Globalizzare la solidarietà è un?idea semplice, che si nutre di gesti concreti (come la marcia Perugia-Assisi per la pace in Israele e Palestina del prossimo 12 maggio: leggete tutti l?intervento di Flavio Lotti a pagina 7). È l?orizzonte verso cui tende quel mondo ?plurale? che in questi giorni si incontra, si confronta, si scopre reciprocamente a Padova all?appuntamento di Civitas. Tante volte, però, davanti alla tragica china di povertà e di guerra che segna il destino di miliardi di uomini a ogni latitudine, può prendere uno scoramento.
Troppo grande la sfida. Troppo incombente il peso del male. Troppo compatto il potere dell?unico impero, che non concede più neppure la fragile illusione di un?idea e di una pratica alternative.
«Sembra più dolce la morte degli animali predati secondo le leggi di natura, che quella delle popolazioni umane straziate da guerre e carestie», ha scritto Luigi Sertorio, in un libro insolito e affascinante (Storia dell?abbondanza, Bollati Boringhieri). L?impero che ha retto la propria cavalcata trionfale sull?ottimismo del progresso, sempre meno riesce a nascondere al nostro sguardo attonito, i troppi risvolti crudeli di quello stesso progresso. L?ideologia della deregulation che avrebbe dovuto inaugurare nel mondo un?era di dinamismo, in realtà è rifluita in un?insostenibile deregulation del potere. Dell?unico potere rimasto. Come ci si può nascondere che l?unica vera globalizzazione attuata è quella militare, che assorbirà quest?anno oltre mille miliardi dollari (il 40% sul conto dei soli Stati Uniti)? E che c?è una globalizzazione assai più inquietante di McDonald?s, ed è quella di un esercito che ha 800 basi in 130 diversi Paesi del mondo?
Dentro un orizzonte così, l?idea di globalizzare la solidarietà sembra un desiderio fragile, destinato a fare poca strada. Invece, contiene una forza grande, inaspettata. Difficile dire quale sia questa forza. Dovessimo dar retta alla grande storia biblica, che abbraccia persino popoli oggi in guerra cieca tra loro, potremmo chiamarla l?irriducibile forza del reale, che chiama l?uomo a difendere la vita e non la morte. Che porta ad amare il diverso, anche se è diverso. Che rende contenti e operativi, anche dentro gli orizzonti più oscuri.

PS. Ecco le parole del Papa da cui abbiamo preso spunto. Le proponiamo, perché sono davvero un viatico di positività:
«Il fenomeno della globalizzazione, che è il nome nuovo della questione sociale, impone di fare ogni sforzo per far convergere le forze in campo verso un autentico spirito di fraternità. Lo stretto legame tra la dimensione locale e quella globale richiede, in particolare ai Paesi più favoriti, più esigenti forme di responsabilità nei confronti dei Paesi in via di sviluppo. Tale responsabilità si dovrà manifestare ormai con urgenza anche nei confronti delle risorse della terra e della salvaguardia del creato. Sta anche in questo il senso profondo dell?invito, più volte ripetuto, a ?globalizzare la solidarietà?».

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