Famiglia
Anziani, il sisma in corpo
Depressione, ansia, malattie fisiche e psichiche. E soprattutto solitudine e nessuna speranza per il futuro. Ecco le cifre del dramma di chi vive ancora nei container. A due anni dal terremoto
Anziani a Nocera Umbra: le condizioni sociali e lo stato psico-fisico dopo il terremoto: è questo il titolo dell’ultimo studio redatto da un’équipe di sociologi e medici geriatri, che analizza la vita degli ultrasessantacinquenni nell’Umbria più duramente terremotata. La ricerca, frutto del lavoro di Annalisa Longo, Paolo Montesperelli, Patrizia Rinaldi e Walter Nanni della Caritas italiana (fra gli intervistatori anche Giorgio Simonelli e Salvatore Pezzuto), è stata promossa dalla Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve, dalla sezione di Gerontologia e Geriatria dell’università di Perugia diretta dal professor Umberto Senin e dall’Istituto regionale di ricerche economiche e sociali (Irres) della Regione dell’Umbria. Verrà pubblicata sul numero di ottobre prossimo del quadrimestrale scientifico “Irres studi e informazioni”. «Una ricerca per noi necessaria», afferma il direttore della Caritas diocesana perugina, monsignor Giacomo Rossi. «Perché da quel terribile 26 settembre di due anni fa non si è mai interrotto il rapporto diretto dei nostri volontari con le persone che restano ancora oggi nelle più gravi difficoltà post-terremoto, ossia gli anziani. Conoscere bene i loro problemi è importante per migliorare il nostro servizio». È una ricerca necessaria anche per capire perché la scorsa settimana un anziano di 83 anni si è tolto la vita tra le lamiere di un container nel campo di Cesi, nell’altra regione, le Marche, ferita dal sisma. Da due anni senza casa, Mario Seri non reggeva più la vita nel campo di prefabbricati.
Il futuro? Sepolto sotto le macerie
Sono stati 332 gli anziani umbri che hanno vissuto il terribile shock del terremoto intervistati (età media 75 anni, 58% donne, 6% di analfabeti e 47% senza titolo di studio), campione rappresentativo di una popolazione pari a 1.548 persone al di sopra la soglia dei 65 anni, di cui molte vivono sole, residenti tuttora in una delle poche aree dell’Umbria che può essere considerata socio-economicamente depressa e che presenta la media anziani più alta della regione. Quasi la metà di loro, 159, vive ancora nei container, gli altri sono ospiti di parenti e amici o vivono nelle parti delle abitazioni risparmiate dal sisma. «Dopo il terremoto mi sento più solo», ha detto agli intervistatori il 76% delle donne anziane e il 69% dei vecchi. Il senso di frustrazione e di sconforto rimane profondo. «Pochi, ossia il 23%», spiega il sociologo dell’Irres, Paolo Montesperelli, «si attendono che, fra due anni, la situazione personale e della propria famiglia sarà migliore di quella precedente al 26 settembre 1997, giorno del sisma, mentre il 35% non coltiva proprio alcuna speranza in proposito. Ancora meno (10%) risultano coloro che pensano che il proprio futuro dipenda anche da se stessi, mentre il 50 per cento si ritiene ormai ininfluente riguardo al proprio avvenire». Futuro che per il 14% è “buio”, mentre il 29 % dichiara di non potere o non volere immaginare il domani. «Ma ciò che più mi ha impressionato dell’intera ricerca», continua lo studioso, «è l’altissimo valore simbolico attribuito alla casa. I vecchi sono rimasti come ipnotizzati difronte all’immagine delle macerie delle loro abitazioni. Nel questionario c’era una frase che andava completatata e che recitava: “guardo la mia casa e…”. In pochissimi ce l’hanno fatta a finirla, quasi tutti gli anziani si sono solo messi a piangere su quel foglio di carta».
La dottoressa Annalisa Longo, autrice anch’essa di questa ricerca sugli anziani, lavora alla sezione di Gerontologia e Geriatria del dipartimento di Medicina clinica e sperimentale dell’università di Perugia: «Il 60% degli anziani rimasto a Nocera Umbra e frazioni è colpito da depressione. Elevato resta pertanto l’uso di farmaci antidepressivi così come quello di farmaci antinfiammatori. Un’altra netta differenza fra gli anziani che risiedono in casa e coloro che vivono nei container è che i secondi soffrono maggiormente di ipertensione arteriosa. L’ipertensione arteriosa è presente nel 42,2 % dei primi e nel 52,8% dei secondi».
La terra trema ancora
La depressione tartassa dunque i vecchi nocerini ma, per la maggioranza di loro, lo psicologo non esiste. Vanno infatti a parlare e a confidarsi direttamente col prete. Il parroco di Casebasse di Nocera Umbra è don Girolamo Giovannini. È lui che, assieme al più giovane don Lucio Gatti fa da psicologo ai terremotati anziani di Nocera Umbra. Don Girolamo raccoglie le loro paure e le loro flebili speranze: «La situazione, soprattutto per gli anziani, è tuttora oggettivamente pesante. Ripiegati mentalmente sul passato, i vecchi vedono innanzi solo un futuro breve e pieno di disagi. Le loro fatiche, la casa, sono crollate con le scosse del sisma. E le loro poche speranze sono tutte riposte nell’abitare nuovamente la loro casa ristrutturata. Ma qui non si muove nulla». «Proprio un anno fa», continua, «nel corso di una visita, l’arcivescovo di Udine, Battisti, mi rammentava che anche nel Friuli, a due anni dal sisma, la ricostruzione stentava a partire. Fu allora che la Chiesa organizzò l’assemblea del popolo cattolico friulano e, dopo aver denunciato pubblicamente la lentezza della ricostruzione, la situazione si sbloccò. Ecco, forse è giunto il momento, anche per noi, di pensare ad organizzare un’iniziativa del genere».
Brutto quadro quello disegnato da don Girolamo Giovannini. Perché se lo Stato che piange le casse vuote si è davvero dimenticato di Nocera Umbra e delle sue minuscole frazioni inerpicate sui monti, il terremoto non lo ha ancora fatto. La terra ha infatti tremato anche domenica scorsa, alle 22 e 10, fra Preci e Sellano: quarto grado della scala Mercalli. I vecchi, come gli altri, non se ne sono accorti ma la notizia della scossa sui giornali di lunedì scorso ha messo loro addosso nuove crudeli incertezze.
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