Welfare
Educatori professionali: tessere del mosaico che si compone
La sentenza del TAR e del Consiglio di Stato, la convocazione d'urgenza al ministero della Salute per la costruzione e pubblicazione dei bandi di equivalenza, l'istituzione degli elenchi speciali... l'estate 2019 è stata ricca di novità per gli educatori professionali italiani. Qui una sintesi e qualche considerazione dell'ANEP. «È il momento di dare una struttura autonoma alla professione, ora che la "governance" è chiara e gli strumenti per la piena rappresentatività sono operativi. Da qui deve iniziare la nuova fase»
Anche questa estate è ricca di avvenimenti per gli educatori professionali italiani ed è una estate di lavoro per i funzionari dell’ANEP. Vediamo le novità, con qualche considerazione.
1. Equivalenza dei titoli ex legge 42/99
La Legge del 1999 (vent’anni fa!) sanciva alcuni importanti cardini per le professioni e prevedeva alcuni passaggi da realizzare: il riconoscimento delle professioni sanitarie e sociosanitarie con autonomia e responsabilità professionale; il riconoscimento dei titoli pregressi per l’esercizio professionale, previo decreto di equipollenza e attivazione di bandi regionali per il riconoscimento dell’equivalenza dei titoli. La cronaca riporta che la procedura sia stata attivata, nel tempo, per tutte le figure professionali di area sanitaria tranne che per l’educatore professionale. Questo ritardo è imputabile inizialmente a una revisione del decreto sulle equipollenze che si è concluso nel luglio del 2016, ma soprattutto ad un continuo rimpallo di competenze tra Ministero della Salute e Regioni per chi dovesse aprire le procedure per la pubblicazione dei bandi.
L’inerzia dimostrata sulla questione dai Ministeri e dalle Regioni ha determinato da parte di ANEP, dopo un lungo carteggio sulla vicenda, l’impugnazione del 18 luglio 2019 del silenzio alle richieste di attivazione dei bandi verso MIUR (Ministero dell'Università) e Ministero della Salute. Così prima il TAR del Lazio e successivamente il Consiglio di Stato, confermando le ragioni di ANEP, ha obbligato i due dicasteri alla costruzione e pubblicazione dei bandi di equivalenza.
Con tale Sentenza, ANEP ha ottenuto la convocazione d’urgenza di una riunione al Ministero della Salute che si è svolta il 31 luglio scorso, nella quale si é stabilito che i due Ministeri e il coordinamento Salute della Conferenza Stato-Regioni, a breve, dovranno costruire lo schema per le Regioni con le procedure di equivalenza dei titoli. È stata convocata quindi, per il prossimo 19 settembre, la Conferenza dei servizi Stato-Regioni, per l'avvallo del bando che ogni singola Regione dovrà pubblicare per le equivalenze dell’EP.
L’equivalenza dei titoli è importante per molti professionisti, per diverse ragioni:
- perché determina il riconoscimento …ai fini dell'esercizio professionale e dell'accesso alla formazione post-base, di ulteriori titoli conseguiti conformemente all'ordinamento in vigore, anteriormente all'emanazione dei decreti di individuazione dei profili professionali;
- perché i provvedimenti di equivalenza (a differenza di quelli di equipollenza) …possono prevedere anche la partecipazione ad appositi corsi di riqualificazione professionale, con lo svolgimento di un esame finale;
- perché con il riconoscimento di equivalenza dei titoli si ha diritto all’iscrizione all’Albo e all’Ordine professionale che significa, in termini pratici, pieno accesso a tutti gli ambiti di lavoro – pubblici e privati – per gli educatori professionali, compresa la libera professione.
Questo provvedimento aiuterà finalmente molti colleghi ad ottenere il riconoscimento dovuto e l’emersione di molte situazioni incerte e toccherà il “nervo scoperto” del doppio percorso formativo dell’EP, coscienti che ciò potrebbe generare contenziosi. Rimane aperta inoltre l’estensione della data di applicazione della 42/99 che è stata fissata al pregresso prima del 13 Marzo 1999. Ma la Legge 145/2018 ha riconosciuto le equipollenze sino al 2005 visto che è stato chiarito che le Regioni hanno proseguito ben oltre con la formazione professionale ed hanno ora il problema di come considerare questi titoli.
2. Istituzione degli elenchi speciali
Nella prima decade di agosto, il Ministro della Salute ha firmato il Decreto che istituisce gli elenchi speciali (a esaurimento) presso gli Ordini dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione, secondo quanto previsto dai commi 537 e 538 dell’articolo 1 della legge di bilancio 2019. Questo provvedimento arriva all’indomani della Legge del 2018 che ha riformato l’Ordine dei Tecnici, ampliandolo con Albi per 18 profili professionali sanitari. Il ministro Giulia Grillo, dopo aver firmato il provvedimento ha così commentato: «Quasi 20.000 operatori sanitari rischiavano di non poter più lavorare a causa di una norma pasticciata. Con l’istituzione degli elenchi speciali consentiamo a queste persone di poter continuare a fare quello che hanno sempre fatto e per cui si sono formati, senza più correre il rischio di ritrovarsi ad essere accusati di esercizio abusivo della loro professione. È un importante intervento che elimina una zona grigia e dà speranza, un gesto di rispetto per tanti lavoratori, che noi continuiamo a tutelare anche in queste ore».
Anche questo provvedimento è importante per la Comunità professionale degli Educatori, per le seguenti ragioni:
- il decreto chiarisce i requisiti e i titoli che si devono possedere per essere iscritti in tali Elenchi (in generale trentasei mesi di esercizio professionale, anche non continuativi, certificabili negli ultimi dieci anni). Essere iscritti agli elenchi consente l’esercizio in tutti gli ambiti professionali.
- completa il sistema degli abilitati all’esercizio della professione, in cui soltanto chi è iscritto negli Albi professionali o negli Elenchi speciali a esaurimento potrà operare senza incorrere nel reato – con pene inasprite – di esercizio abusivo della professione;
- considera i lavoratori dipendenti di strutture pubbliche, sanitarie e socio sanitarie private, nonché il lavoro autonomo e la libera professione.
Il Decreto chiarisce la compatibilità tra iscrizione agli elenchi speciali e accesso alle procedure di equivalenza di cui al precedente paragrafo. Anzi coloro che, iscritti a tali elenchi, dovessero ottenere la dichiarazione di equivalenza, potranno iscriversi al relativo Albo professionale.
3. Approvati i Decreti di composizione dei Consigli di Albo e Ordine
Da luglio del 2018 circa 50 colleghi individuati da ANEP (in quanto associazione maggiormente rappresentativa per gli EP), i cosiddetti RAMR, collaborano con gli Ordini territoriali lavorando senza pausa per esprimere pareri sulla documentazione presentata per le oltre 13.000 domande pervenute d’iscrizione all’Albo dell’EP presso l’Ordine TSRM e PSTRP; a oggi sono 6.007 gli EP regolarmente iscritti nei 61 Ordini provinciali riuniti presso la Federazione nazionale Ordini TSRM e delle Professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione.
Il lavoro dei RAMR sta surrogando quanto stabilito nelle competenze dell’Albo professionale. Il periodo transitorio di utilizzo dei RAMR cesserà non appena verranno costituite le Commissioni di Albo professionale uniche detentrici della competenza di vaglio ed iscrizione dei professionisti. Ricordiamo che l’iscrizione all’Albo è obbligatoria dall’entrata in vigore della Legge (in realtà da luglio 2018 è stata attivata una piattaforma virtuale utile all’iscrizione che gira su portale https://iscrizioni.alboweb.net).
Nel frattempo, con pubblicazione in Gazzetta Ufficiale di fine luglio scorso, il Ministero della Salute ha emanato due Decreti rispettivamente per la Determinazione della composizione del consiglio direttivo degli Ordini territoriali e il secondo riguardante le Commissioni di Albo, dell'Ordine dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione.
In altri articoli su questo stesso sito abbiamo provato a esprimere le ragioni positive del far parte di un Ordine professionale; proviamo a riassumerne tre:
- per i cittadini destinatari dei servizi, perché possano ricevere prestazioni da professionisti con percorsi certificati, titoli riconosciuti, con obblighi all’aggiornamento dalla formazione continua, al rispetto dei codici deontologici, a un’assicurazione sulla responsabilità civile verso terzi nell’esercizio professionale;
- perché la professione assume una rappresentanza, un governo della professione, costituito per Legge presso un Ente Pubblico dotato di autonomia sussidiaria dello Stato, seppur posto «sotto l'alta vigilanza del Ministero della Giustizia». Questo offre una maggiore visibilità istituzionale, maggiore vigilanza sull’operato professionale e maggiore responsabilizzazione dei singoli professionisti;
- per la sua particolare composizione, l’Ordine è una organizzazione multi albo di ben 19 diversi profili e professioni, all’interno di una Federazione nazionale degli Ordini TSRM e PSTRP: questa sarà una buona occasione per favorire il lavoro multi professionale di cui i problemi sanitari e sociali dei cittadini che si rivolgono ai servizi, hanno infinito bisogno.
4. Le criticità ancora aperte
Le tessere di questo grande puzzle si stanno piano piano ricomponendo. Il lavoro di emersione delle criticità dell’esercizio professionale sta consentendo di affrontare, in maniera responsabile, le grandi questioni; allo stesso tempo restituisce verità sulla vicenda Educatore Professionale verso un traguardo meno distante di una professione unica, multiutenza, con un unico percorso formativo integrato in Università.
Rimangono almeno tre questioni aperte che vanno affrontate al più presto con un provvedimento ad hoc per l’educatore professionale.
La prima è quella del superamento della frammentazione della figura professionale, introdotta con le due Leggi di Bilancio 2018 e 2019; la distinzione tra EP socio pedagogico e socio sanitario è un’idea molto lontana dalla realtà dei Servizi italiani e va superata con la ricostruzione del profilo unico “senza se e senza ma”. L’avvento sul panorama nazionale della applicazione dell’articolo 5 della legge 3/2018, che richiama l’Area socio sanitaria, è il terreno florido nel quale collocare gli Educatori professionali, seguendo il principio indiscutibile che questo professionista si occupa di problemi si salute e quindi dei bisogni socio-sanitari della popolazione.
La seconda questione è quella dell’unificazione del percorso formativo che sembra una conseguenza del primo punto e invece, evidentemente, è lo scoglio principale. Unificare il percorso formativo universitario comporterebbe delle limitazioni che la parte accademica dell'Università non gradisce ricevere e quindi meglio frammentare una professione che perdere qualche iscritto. Peraltro è proprio il C.U.N. (Consiglio Universitario Nazionale) a dare indicazioni chiare sulla spendibilità dei titoli rilasciati dagli Atenei affinché questi consentano un vero collegamento col mondo del lavoro che, a sua volta, deve divenire parte integrante del sistema di alta formazione universitaria.
La terza questione è più orientata agli aspetti tecnico operativi della professione: gli EP in Italia sono impegnati da troppo tempo a difendere il proprio “spazio di lavoro” a scapito della vera missione professionale che è quella di dare corso ai processi educativi: creare, cioè, un campo semantico e culturale della professione ricercando per ogni persona affidata alle proprie cure percorsi di espressione, emancipazione, realizzazione e partecipazione, con particolare attenzione alle persone in difficoltà/fragilità e con bisogni di cura.
È venuto il momento di dare una struttura autonoma alla professione, ora che la "governance" è chiara e definita, ora che gli strumenti per la piena rappresentatività sono operativi. È tempo per noi EP di comunicare meglio il patrimonio delle nostre conoscenze, il cosiddetto "sapere professionale"; è tempo di studio, di documentazione della nostra operatività, di imparare a valutare, di riflettere, di scrivere, di fare ricerca sui temi dell’Educazione professionale. Da qui deve iniziare la nuova fase, una nuova sfida che ci attende per il futuro.
Photo by Andrew Buchanan on Unsplash
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