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Le norme violate da Salvini e dall’Europa sul soccorso in mare

Trattati, norme e convenzioni internazionali. Ecco le principali leggi violate dall’Italia e dagli altri paesi europei sul soccorso in mare, mentre oltre 300 persone a bordo delle navi delle Ong Sos Méditeranée e Open Arms aspettano di poter sbarcare in un porto sicuro

di Redazione

In attesa che si trovi una soluzione per le oltre 300 persone a bordo delle due navi umanitarie bloccate nel Mediterraneo, la OceanViking di Sos Méditeranée con 170 persone soccorse e la Open Arms da dieci giorni in mare con 160 persone, ci ha pensato il quotidiano spagnolo El Mundo, ad elencare l’elenco delle leggi disattese dal ministro dell’Interno Matteo Salvini sul soccorso dei migranti. L’Italia accompagnata anche da Malta e Spagna dove «il governo di Pedro Sànchez ha messo tutti i possibili ostacoli alle operazioni di salvataggio».

Ecco alcune delle norme disattese dai paesi firmatari:

Diritto del mare

L'obbligo di assistere le persone in pericolo in mare è uno dei principi di base del diritto marittimo, come riconosciuto dall'articolo 98 della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. Inoltre, l'articolo 98.2 del presente accordo marittimo stabilisce che i paesi firmatari devono «promuovere la creazione, l'esercizio e la manutenzione di un servizio di ricerca e salvataggio adeguato ed efficace per garantire la sicurezza marittima». Ma i leader europei si fanno scudo del cosiddetto effetto chiamata in modo da non mettere in campo un'operazione di salvataggio propriamente detta.

Convenzione internazionale sulla ricerca e sul salvataggio marittimo

Con questa convenzione, detta convenzione Sar, gli Stati firmatari devono impegnarsi con il capitano della nave «per condurre le persone soccorse in mare in un luogo sicuro». Questi governi europei considerano la Libia come "luogo sicuro", anche se si tratta di uno stato fallito gestito da milizie di schiavisti in cui i diritti umani più elementari vengono violati in modo degradante e disumano. L'Open Arms, la nave umanitaria che viaggia da dieci giorni con 160 persone a bordo, è stata temporaneamente trattenuta in Sicilia a causa di una denuncia contro il suo capitano che non ha consegnato i migranti alla guardia costiera libica. Il tribunale di Ragusa ha dato ragione al capitano della Open Arms nel 2018 ed è stato assolto per il fatto che la Libia non può essere considerata un "luogo sicuro" quando sono le stesse Ong ad essere minacciate con le armi.

Dichiarazione universale dei diritti umani

Salvini e altri leader europei stanno violando l'articolo 14: «In caso di persecuzione, ogni persona ha il diritto di chiedere asilo in altri paesi». In Europa, tale diritto è stato limitato alle quote di rifugiati nella crisi del 2015 e del 2016 e oggi è totalmente violato dalla chiusura di frontiere o porti per impedirne l'arrivo.

Convenzione di Ginevra

Molti leader dell'Ue, non solo Salvini, calpestano questa carta dei diritti universale del 1951, di cui sono tutti firmatari. Gli articoli che non vengono rispettati sono lo statuto del rifugiato, cioè «la protezione che uno Stato offre alle persone che non sono cittadini propri e la cui vita o libertà è in pericolo a causa di atti, minacce e persecuzioni delle autorità di un altro Stato». Inoltre, è vietato che questi rifugiati o richiedenti asilo vengano riportati «nei territori in cui la loro vita o libertà è messa in pericolo a causa della loro razza, religione, gruppo sociale o opinioni politiche».

Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea

È un documento legalmente vincolante dall'approvazione del Trattato di Lisbona nel 2009 e non sono rispettati l'articolo 9 (diritto di asilo) e l'articolo 6: «Registrazione obbligatoria di tutte le domande di protezione internazionale presentate».

Convenzione Europea dei diritti dell’uomo

L'Italia viola gli articoli 3, 13 e il quarto protocollo, anche se non è la prima volta, ad esempio, quando la Spagna ha espulso 30 richiedenti asilo nel Sahrawi nel 2011. Come più volte sottolineato dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo.

Foto: Open Arms

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