Welfare

Coppie instradate in Etiopia: il Primo Ministro ha escluso l’adozione

La vicepresidente della CAI, Laura Laera, in un comunicato fa il punto per le coppie instradate in Etiopia

di Redazione

«L’ultimo contatto diretto con le Autorità etiopi risale allo scorso 20 giugno 2019, in occasione, della missione in Etiopia svolta dalla Vice Ministra degli Affari Esteri, on. Emanuela Del Re. I colloqui, definiti dalla nostra Ambasciata come cordiali e prettamente operativi, hanno affrontato anche la questione delle adozioni internazionali e delle procedure pendenti delle famiglie italiane. Sul tema il Primo Ministro etiope, Dr. Abiy Ahmed Ali, ha categoricamente “escluso che tali procedure possano essere definite” e che comunque, essendo quella delle adozioni una materia su cui il Parlamento etiope ha già deliberato, “non ritiene di doversi spendere per orientare l’azione dei Ministeri competenti”»: così un comunicato della Commissione Adozioni Internazionali fa il punto sulle adozioni in Etiopia, chiuse per volontà del Parlamento locale dal gennaio 2018. Non sembra quindi esserci alcuna possibiità per le coppie che da anni risultano “instradate” in Etiopia, mentre nel 2018 erano state portate a termine 48 procedure di adozione che avevano già un abbinamento in corso al momento dello stop. Il report “Procedure pendenti & Adozioni per Paese” pubblicato da pochi giorni dalla CAI parla di 36 adozioni concluse nel 2018 (6 con CIFA, 29 con il Centro Aiuti Etiopia, 1 con NADIA), 1 conclusa ad oggi nel 2019 (con il Centro Aiuti Etiopia) e 52 procedure pendenti per il Paese (19 con il Centro Aiuti Etiopia, 11 con NADIA, 7 con A.I.A.U., 15 con CIFA).

I dossier di queste famiglie, precisa la CAI, «è stato inviato per la legalizzazione all’Ambasciata di Etiopia in Italia e quindi trasmesso, a cura degli enti autorizzati, ai propri referenti locali in Etiopia, senza però che le competenti Autorità Etiopi abbiano mai formulato, nei loro confronti, alcuna concreta proposta di abbinamento. D’altra parte, quand’anche l’Etiopia non avesse deciso di interrompere le adozioni internazionali, non è possibile allo stato prevedere se tali famiglie avrebbero comunque ricevuto una proposta di abbinamento da parte delle Autorità etiopi». Ribadisce infatti la CAI che «non si deve dimenticare che l’adozione non si configura come un diritto, ma come una disponibilità e che compete esclusivamente all’Autorità straniera del paese di provenienza del minore, la facoltà di individuare una famiglia a cui abbinare un bambino in stato di adottabilità».

Foto Unsplash

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