Sostenibilità

Il Governo non blocchi la filiera del riciclo

Per le casse pubbliche 2 miliardi l'anno il sovraccosto delle norme che di fatto impediscono il riciclo dei rifiuti, imponendo spesso di ricorrere all’estero. Una stortura aggravata dal recente Sblocca Cantieri. La via d'uscita? La indicano 56 sigle della società civile

di Paolo Biondi

Il sovraccosto delle norme che di fatto impediscono il riciclo dei rifiuti, imponendo spesso di ricorrere all’estero, è per lo Stato di circa 2 miliardi all’anno. E pensare che basterebbe una norma per sbloccare questa situazione creata dalla sentenza del Consiglio di Stato del febbraio 2018 ed aggravata dalla normativa introdotta dal decreto cosiddetto “Sblocca cantieri” del governo gialloverde. Per sbloccare il ciclo dei rifiuti oggi in Italia il mondo imprenditoriale e associativo ha lanciato un appello al governo e al Parlamento per trovare una soluzione ed ha avanzato una propria proposta.

Capofila dell’appello sono la Circular Economy Network guidata da Edo Ronchi e la Confindustria con Andrea Bianchi, direttore delle Politiche industriali, ai quali si sono aggiunte 56 sigle del mondo imprenditoriale e associativo, in un accorato appello al governo a far presto e bene per non continuare a dissipare risorse e stanziamenti.

Si tratta ora di adeguarsi alla «Ue che ha previsto una norma che prevede le autorizzazioni. Ed è un paradosso che l’Unione europea ci imponga delle autorizzazioni che noi avevamo e che abbiamo tolto», ha detto Andrea Bianchi nel corso di una affollata conferenza stampa, dopo avere ricordato che oggi in Italia «siamo in grado di riciclare l’80% dei rifiuti industriali e il 47% dei rifiuti urbani».

Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, ha aggiunto che «nel nostro testo sono indicati criteri dettagliati per completare il ciclo dei rifiuti, un settore che va cambiando di giorno di giorno. Ogni Regione può quindi affrontare il caso per caso nel quadro dei criteri dettagliati indicati. Raccomandiamo al legislatore di evitare dunque nuovi pasticci e di confrontarsi con gli esperti e gli operatori del settore. È molto importante il confronto con chi le norme le applica e auspichiamo che il confronto riprenda rapidamente prima di procedere con altri pastrocchi, dei quali leggiamo».

Andrea Bianchi ha ricordato che le 56 sigle con il loro appello vogliono «denunciare le pesanti ricadute sull’ambiente, sulla salute dei cittadini e sui costi di gestione dei rifiuti per le famiglie e per le imprese, in seguito alla battuta d’arresto dell’Economia circolare».


Le sigle aderenti all’appello sono: CONFINDUSTRIA, CIRCULAR ECONOMY NETWORK, CNA, FISEUNICIRCULAR, FISE ASSOAMBIENTE, CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI, CONFARTIGIANATO IMPRESE, CONFCOOPERATIVE, LEGACOOP PRODUZIONE E SERVIZI, CISAMBIENTE, FEDERCHIMICA, FEDERACCIAI, FEDERAZIONE GOMMA PLASTICA, ASSOMINERARIA, CONAI, CONOU, ECOPNEUS, CONFEDERAZIONE LIBERE ASSOCIAZIONI ARTIGIANE ITALIANE, GREEN ECONOMY NETWORK DI ASSOLOMBARDA, UTILITALIA, CASARTIGIANI, CONFAPI, ASSOVETRO, CONFAGRICOLTURA, CONSORZIO ITALIANO COMPOSTATORI, ECOTYRE, COBAT, CONSORZIO RICREA, ANCO, AIRA, GREENTIRE, ASSOBIOPLASTICHE, ASCOMAC COGENA, ECODOM, AMIS, COMIECO, ASSOCARTA, FEDERAZIONE CARTA E GRAFICA, CENTRO DI COORDINAMENTO RAEE, SITEB, ASSOREM, FIRI, FEDERBETON, AITEC, CONOE, COREPLA, FEDERESCO, ANGAM, CENTRO DI COORDINAMENTO NAZIONALE PILE E ACCUMULATORI, UCINA – CONFINDUSTRIA NAUTICA, ASSOFOND, CONSORZIO CARPI, ASSOFERMET, AGCI-SERVIZI, ANCE, LEGACOOPSOCIALI.

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