Non profit

Africa, no al piano di Bill

"Non lasciamoci incantare"ci scrive Alex Zanotelli, ex direttore di Nigrizia. "Dietro le belle parole, gli Stati Uniti vogliono colonizzare i paesi poveri con le multinazionali".

di Redazione

«Altro che programma di sviluppo per un Paese amico, dietro all’Africa Trade and Development Bill presentato al Congresso degli Stati Uniti dal presidente Clinton, si nasconde l’ennesimo tentativo americano di sfruttare le nazioni più povere del pianeta». A firmare questa denuncia, e inviarcela in redazione per posta elettronica direttamente dall’Africa, è Alex Zanotelli. Un missionario comboniano, ex direttore del mensile Nigrizia, che a Korogocho, nel cuore dell’Africa, con gli effetti disastrosi delle politiche economiche sulle popolazioni sub sahariane si confronta ogni giorno. E per evitare che povertà, disoccupazione, malattia e schiavitù diventino ancora più grandi, ha deciso di fare un po’ di chiarezza sul N.a.f.t.a. for Africa (North American Free Trade Agreement). La proposta di legge per il commercio e lo sviluppo dell’Africa, presentata all’inizio di quest’anno da Bill Clinton, con cui l’America impone ai governi degli stati firmatari di ottenere una certificazione del Presidente degli Stati Uniti prima di avviare qualsiasi investimento e ottenere i benefici derivanti dal commercio con gli Usa. Ma come si ottiene questa certificazione? «Ogni governo africano», spiega Zanotelli, «deve ridurre le tasse sulle società straniere, privatizzare patrimoni e servizi pubblici, aprire il più possibile l’economia alla proprietà o al controllo di holding straniere , permettere alle società estere un accesso illimitato alle risorse naturali e adottare politiche agricole che sostituiscano la produzione di cibo con culture estensive destinato al mercato estero». Un pacchetto di benefici per le multinazionali straniere, insomma, che con lo sviluppo dell’Africa ha davvero poco a che fare. E non è neppure una novità: il primo presidente americano a proporre il Nafta, nel 1990, fu Bush. Dopo di lui venne Clinton che, nel 1998, sotto la spinta multinazionali come Texaco, Mobil, Amoco, Caterpillar, Occidental Petroleum e Generale electric propose alla Camera e poi al Senato l’African Growth and Opportunity Act. «Una proposta di legge che, dietro il bel nome, “per la crescita e l’opportunità dell’Africa”, nascondeva le stesse terribili condizioni del Nafta di quest’anno», precisa Zanotelli. A fermare la proposta, approvata dalla Camera con 233 voti su 186 ma poi respinta dal Senato, furono allora molte Ong internazionali e l’opinione pubblica. Riusciremo a fermare Clinton anche questa volta? Zanotelli non ne è convinto: «Si tratta davvero di fermare la morte di milioni di persone, e sono rimasto esterrefatto che in Italia non si sia parlato per nulla del Nafta for Africa». Contro cui si sono pubblicamente schierati Nelson Mandela e il reverendo Jesse Jakson Jr: il primo dichiarando proprio in faccia a Bill Clinton che l’accordo era improponibile per l’Africa e il secondo lanciando H.o.p.e. for Africa. Una legislazione alternativa che letteralmente significa “Diritti umani, opportunità, cooperazione e sostegno”. «Così come è stata lanciata una campagna contro il Mai (Accordo Multilaterale sugli Investimenti) con esiti positivi, adesso bisogna lanciarne una per fermare il Nafta», spiega Zanotelli, «altrimenti per l’Africa si preannuncia una nuova sottomissione economica, con tutte le sue conseguenze. Io, in coscienza, non lo posso accettare». E voi? Per ottenere maggiori informazioni sulla battaglia di padre Alex Zanotelli e soprattutto per avere il suo recapito si può contattare Nigrizia, vicolo Pozzo 1 Verona, telefono 045.596238.


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