Politica

Durigon, se ci sei batti un colpo

Da mesi i dossier legati alla normativa sul Terzo settore sono scomparsi dal raggio d'azione del Governo e del sottosegretario con delega al comparto. Due esempi su tutti: il fascicolo fiscale da inviare a Bruxelles per dare sostanza alla riforma del Terzo settore e il Dpcm sul nuovo 5 per mille (in attesa di capire se e come sarà rimpolpato il fondo nazionale ormai troppo esiguo per sostenere le indicazioni dei contribuenti). Che fine hanno fatto questi due provvedimenti? Sono in agenda? Ci sta lavorando qualcuno? Caro sottosegretario attendiamo delle risposte

di Redazione

«Durigon dove sei?» verrebbe da chiedersi. Il sottosegretario leghista al welfare con delega al Terzo settore sembra sul fronte del non profit sembra essersi eclissato. Un piccolo, ma significativo segnale pubblico, era arrivato anche lunedì scorso, il 15 luglio, quando al chiacchieratissimo incontro convocato dal vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini, con le parti sociali per confrontarsi sulle linee guida della prossima legge di Bilancio nell’elenco degli invitati (una quarantina di sigle: dai tre sindacati confederali a Confindustria fino alla Rete delle Professioni Tecniche e la confederazione italiana di Unione delle professioni) non compariva alcuna rappresentanza del mondo del non profit, a partire dal Forum del Terzo settore.

Non è detto che quella fosse la sede appropriata per affrontare alcuni nodi cruciali per un settore che impiega un milione di lavoratori (fra diretti e indiretti) e che è ormai arrivato alle soglie di 70 miliardi di euro di entrate (a fronte di uscire per 61 miliardi), certo è che in oltre un anno di governo Conte, l’attenzione per il settore è crollata al di sotto dei livelli di guardia. Il problema è che se non era quella l'occasione, pare che il momento giusto non debba mai arrivare. Nei fatti il mantra giallo-verde da 13 mesi in qui è sempre lo stesso: il rinvio sine die (salvo poi improvvisare qualche imboscata tipo Ires).

Due casi sono esemplificativi: il fascicolo da inviare all’Unione europea per avere il via libera alla parte fiscale della riforma del Terzo settore e il 5 per mille.

  1. A due anni dal completamento dell’iter di approvazione dei decreti attuativi della riforma del Terzo settore il Governo non ha ancora inviato alla Commissione di Bruxelles, il fascicolo fiscale in Europa. Come ha ricordato il predecessore di Durigon, Luigi Bobba occore avviare in tempi strettissimi il procedimento per «l’autorizzazione ad introdurre i nuovi regimi fiscali sia per la generalità degli enti di Terzo settore che quelli specifici per le imprese sociali. Oggi le uniche norme fiscali già in vigore sono quelle relative alle deduzioni e detrazioni per le erogazioni liberali e l’esenzione dalla tassa di registro e quella sugli atti transattivi. Il resto – che vale circa un terzo (50 milioni) della dotazione finanziaria della riforma- resta congelato». Prima domanda per Durigon: perché il Governo non ha ancora mosso alcun passo in questa direzione? Certo il fascicolo va preparato con accuratezza perché si tratta di convincere i tecnici europei che la norma approvata in Italia non è in contrasto con le regole continentali sulla concorrenza. Ciò detto, il sottosegretario dovrebbe quantomeno chiarire pubblicamente le ragioni dello stallo. Siamo di fronte a un ripensamento del Governo? L’esecutivo non ritiene sia il caso di aprire un altro fronte di attrito con la Commissione? Che altro?
  2. Secondo stallo, secondo mistero e seconda domanda: che fino ha fatto il Dpcm (decreto della presidenza del consiglio dei ministri) che dovrebbe ridisegnare l’istituto del 5 per mille atteso fin dalla primavera del 2018? Pare che sia fermo in un cassetto del ministero dell’Economia in attesa del via libera del ministro Giovanni Tria. Di fatto un binario morto. Che passi intende prendere Durigon su questo fronte? Si è attivato senza successo o non ci ha provato nemmeno? È possibile avere in chiarimento su questo fronte?

Infine sempre in tema 5 per mille. Nelle scorse settimane il sottosegretario Durigon, dopo l’inchiesta di Vita che aveva svelato il ritorno del tetto, si era impegnato (sulle nostre colonne e in seguito anche sul Corriere della Sera intervistato dalla responsabile del dorso Buone Notizie, Elisabetta Soglio) a impegnarsi per trovare le risorse necessarie. Cosa è stato fatto in tal senso? Ad oggi pare nulla. Tanto più che il Governo (nelle persone del ministro Di Maio e del ministro Tria) non ha ancora avuto modo di risponde all’interrogazione parlamentare presentata oltre due mesi fa da 35 senatori, guidati da Edoardo Patriarca (Pd).

Caro sottosegretario Durigon, se ci sei batti un colpo.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.