Volontariato
Amato: lavorare di più sull’identità europea
Lo ha detto oggi l'ex presidente del consiglio Giuliano Amato intervendo ai lavori della conferenza "La Convenzione sul futuro dell'Unione europea"
di Paolo Manzo
”La capacità degli europei di avere un’identità forte, nella consapevolezza che il riconoscimento dell’identità altrui non implica un indebolimento, ma un rafforzamento della propria. Questa grande forza europea, abituata
alla diversità è ciò su cui abbiamo costituito la parte migliore della nostra storia, e ciò che deve essere presente oggi in ognuno di noi”.
Lo ha detto oggi l’ex presidente del consiglio Giuliano Amato intervendo ai lavori della conferenza “La Convenzione sul futuro dell’Unione europea”.
”L’Europa forse è nata concentrandosi più che altro su se stessa, sulla propria organizzazione e sul proprio mercato intero”, ha detto Amato, “bisogna aspettare gli inizi degli Novanta, per vedere un’Europa che cominci a preoccuparsi del mondo esterno, spinta però da un istinto soprattutto difensivo. Oggi finalmente assistiamo ad un’Europa che vuole trovare una propria, positiva posizione.
A ciò contribuiscono probabilmente anche gli straordinari movimenti di
questi anni, promossi soprattutto dai giovani che fano pressione sui
governi affinché essi si adoperino per un mondo migliore, socialmente ed economicamente più equilibrato”.
”Oggi tutti percepiscono”, sostiene Amato, “come il mondo si sia allargato. La domanda che ci si pone è la seguente: chi ci governo, in questo momento? Non è più lo Stato nazionale, non è ancora l’Europa. Con chi possiamo prendercela se qualcosa non va? Di chi è la responsabilità?”.
”A queste domande dei cittadini bisogna poter dare risposte chiare”, prosegue Amato, “che generino fiducia. Dare più Europa dove ce ne è bisogno e darne meno dove è necessaria una maggiore presenza dello Stato, delle Regioni e dell’amministrazione locale”.
”La parte migliore della nostra storia riposa sull’identità europea, frutto di una crescita costantemente abituata alla diversità”, ha concluso Amato, “è quella identità che abbiano negato nel modo più ignobile con le nostre guerra, ed è ciò di cui ora c’è piu bisogno che in passato”.
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