Mondo

Perugia-Assisi straordinaria. Perché non puoi non esserci

Flavio Lotti, il coordinatore ha raccontato a Vita magazine le sue attese per la nuova mobilitazione del 12 maggio, e il suo viaggio in Israele e Palestina

di Redazione

Angoscia. È il sentimento con cui sono tornato, dopo un viaggio di una settimana in Israele e nei Territori, con una delegazione di 39 persone rappresentanti di 25 Regioni, Province e Comuni italiani. Angoscia perché qui, in Italia, non riusciamo a percepire quale sia il terrore che si sta vivendo fra i palestinesi e quanto sia profonda, tra quella gente, la sensazione di paura e di insicurezza. Angoscia, perché, non siamo in grado di capire la drammatica condizione degli israeliani, seppur mitigata dal fatto vivere in una società moderna, dove le protezioni sociali possono attutire l?urto della violenza e degli attentati. Angoscia, perché i palestinesi, purtroppo, non hanno nemmeno questo. Siamo andati in un momento in cui non sembrava possibile neppure superare la frontiera. Volevamo incontrare tante espressioni della società israeliana e poi andare nei Territori, per renderci conto di persona e portare un gesto di solidarietà concreta. Quella donna a Betlemme. Conservo ancora, nitida, l?immagine di una donna che abita a Betlemme, vicino alla moschea che è proprio davanti alla Basilica della Natività. L?abbiamo raggiunta miracolosamente, dopo 15 giorni di assoluto coprifuoco, per portarle da mangiare e alcune medicine. Non ci voleva aprire perché pensava che fossero, come tutti gli altri giorni, i soldati israeliani. Quando la porta si è spalancata, l?emozione di vedere quel volto segnato dalla disperazione, quella gente soffocata in povere stanze, di leggere nei volti la paura che li attanagliava, mi ha serrato la gola. Angoscia, perché quel dramma continua: il coprifuoco è strettissimo. Abbiamo parlato in questi giorni, dall?Italia, con il sindaco di Betlemme, lo abbiamo invitato alla Marcia: “Amici miei “, ci ha detto al telefono, “non riesco a muovermi da qua, non posso neppure andare nel mio ufficio a prendere il vostro fax”. Ma sono stati importanti anche gli incontri con gli israeliani. Quello che mi ha provocato di più è stato con la comunità italiana di Gerusalemme. Due ore di colloquio che hanno fatto emergere opinioni diverse e quelle visioni pesantemente distorte della realtà che generano un?incomprensione diffusa. Un incontro positivo, solo per il fatto che ci sia stato: ha significato, per loro, rompere una sorta di isolamento in cui si sentono. Abbiamo portato un punto di vista, senza infingimenti, e c?è stato un inizio di confronto, anche duro ma sincero. Si è creata insomma una tensione positiva. Pacifisti al check-point. Non è mancato l?incontro con il pacifismo israeliano. Toccante: in questo momento, essere per la pace là vuol dire compiere gesti eroici. Come quelli delle donne che vanno ai check-point, luoghi dove spesso si semina odio e umiliazione, a vigilare sul comportamento dei soldati. Gente che non ha paura a intervenire, a denunciare abusi, a chiedere trattamenti equi. O come quei pacifisti israeliani, arabi ed ebrei, che in questi giorni si sono prodigati a portare viveri e aiuti a diversi campi palestinesi. Piccoli gesti coraggiosi: che non cambiano la politica del governo ma lasciano un segno profondo nella gente israeliana e in quella palestinese. Una caparra di futuro, tenera e incerta, ma reale e concreta. È il momento di gruppi anche piccoli che, dal basso, sono determinati a fare qualcosa. Gesti di testimonianza. Non saranno in molti alla nostra Perugia-Assisi: il giorno precedente, l?11 maggio, organizzeranno a Tel Aviv la più grande manifestazione pacifista della storia di Israele. Ci passeranno idealmente il testimone. Torno da questo viaggio convinto che questa piccola diplomazia parallela costruita dalla società civile internazionale in questi mesi non sia stata vana: è servita e servirà sempre di più. È la stessa trama di rapporti che 10 anni fa ha generato, intorno alle mura di Gerusalemme, una lunga catena di israeliani e palestinesi che si davano la mano. Un impegno che c?eravamo presi nella Marcia del 1988. Servirà ancora di più per evitare che questi due popoli precipitino in una spirale di disperazione e paura che non può salvarli. Ogni gesto diretto a romperne l?isolamento, aiuterà tutti a ripartire. Domani, non appena, ci sarà una opportunità. Un appello all?Europa. Da Assisi noi vogliamo rivolgerci soprattutto all?Europa. La vogliamo chiamare in causa, così come tutti i nostri governi, così come tutti coloro che sembrano voler stare a guardare. L?Europa ha detto parole chiare su questo dramma ma poi non ha assunto le decisioni conseguenti. E questo è il momento delle decisioni. Dal viaggio in Israele è emerso che la via per risolvere alla radice il problema è mettere fine all?occupazione israeliana dei Territori e lavorare perché effettivamente questi due Stati possano vivere nell?unico modo pacifico possibile e cioè la convivenza. Che in quella terra ci siano due popoli che abbiano diritto alla pace, a confini sicuri, a due Stati riconosciuti, a un?eguale dignità e uguali opportunità offerte, può dirlo solo la comunità internazionale. Altrimenti non arriveremo mai a niente. Rinviare non serve. Come l?idea di una Conferenza internazionale che riproponga gli uni e gli altri a negoziare su ciò che non possono o non vogliono concedere. L?unico negoziato possibile è quello sulla base dei principi che la comunità internazionale, attraverso le risoluzioni dell?Onu, ha fissato.Da Perugia ad Assisi marceremo per questo. Non vogliamo più essere spettatori di una tragedia. Flavio Lotti info Partenza alle ore 9 della mattina di domenica 12 maggio dai giardini del Frontone a Perugia e arrivo alla Rocca Maggiore di Assisi per le 16,30 (dopo 24 chilometri), dove saranno disponibili bus navetta per il ritorno a Perugia. (tel. 075.5736890)


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