Volontariato

Cantone: «Stop ai macro lotti che sfavoriscono il non profit»

Una nota dell'Autorità Anticorruzione pone un freno alla pratica dei macro bandi che escludono volontariato e Terzo settore. Raffaella Pannuti, presidente di Fondazione Ant: «Il pronunciamento dell’Autorità non avrà conseguenze sul pregresso, ma d’ora in avanti è difficile pensare che le amministrazioni pubbliche possano ignorare il richiamo dell'Anac»

di Redazione

«Per consentire il superamento delle criticità emerse nell’affidamento di servizi sociali complessi, si ribadisce la necessità che le stazioni appaltanti provvedano alla suddivisione dell’appalto in lotti funzionali o prestazionali, rammentando l’obbligo statuito in tal senso dall’art. 51 del d.lgs. 50/2016. Inoltre, si richiama l’attenzione sull’efficacia, ai fini dell’apertura alla concorrenza, di ulteriori strumenti, utili ad agevolare la partecipazione degli operatori alle procedure di affidamento, quali l’avvalimento dei requisiti di partecipazione, il ricorso al subappalto e la partecipazione in forma raggruppata». A metterlo nero su bianco è una recente nota dell’Autorità Anticorruzione . E ancora: «La disciplina speciale dei servizi sociali consente l’erogazione dei servizi alla persona mediante diversi strumenti che consentono di operare in un’ottica di apertura alla concorrenza e di favor partecipationis, assicurando il pieno soddisfacimento dell’interesse sociale perseguito. Ci si riferisce, in particolare, agli istituti dell’accreditamento (art. 11, l. 328/2000) e della convenzione con le organizzazioni di volontariato (l. 266/1991) per i quali, con le Linee guida citate, sono state fornite indicazioni volte ad assicurare l’affidabilità morale e professionale degli operatori, il rispetto dei principi di pubblicità, trasparenza, non discriminazione ed economicità, la qualità delle prestazioni e la migliore soddisfazione dei bisogni dell’utenza».

Il richiamo dell’ente guidato da Raffaele Cantone è il risultato di numerose segnalazioni da parte degli operatori del Terzo settore «in merito a criticità riscontrate negli affidamenti di servizi di assistenza domiciliare. In particolare, è emerso che le stazioni appaltanti affidano frequentemente, con unica gara, servizi assistenziali diversi, sia per tipologia di attività che per destinatari degli interventi, richiedendo l’esecuzione di prestazioni complesse. Tale scelta operativa comporta l’introduzione di barriere all’accesso e determina forti restrizioni della concorrenza, precludendo la partecipazione alle procedure di affidamento degli operatori che, pur difettando delle capacità richieste per svolgere l’intera prestazione prevista dal bando di gara, avrebbero i requisiti necessari a eseguire almeno uno dei servizi richiesti».

Grazie alla raccolta fondi fatta dai volontari che sostiene economicamente l’attività dei nostri medici, con i nostri protocolli non solo riusciamo ad assicurare una copertura del sofferente h24 con visite quotidiane e on demand, ma lo facciamo a un costo inferiore anche del 40% rispetto a quelli previsti nel bando di gara

Raffaella Pannuti

Fondazione Ant, la onlus che dal 1978 si occupa gratuitamente di assistenza specialistica domiciliare ai malati di tumore e prevenzione oncologica (fino ad ora ha curato oltre 116mila persone in 10 regioni italiane) con in testa la sua presidente Raffaella Pannuti è stata senz’altro una delle realtà che più si è spesa su questo fronte. «Prima a Messina, poi a Brindisi e a Potenza negli ultimi tempi si stavano riproponendo sempre più casi di Asl che decidevano di assegnare i servizi di assistenza domiciliare con un unico bando omnicomprensivo, che comprendeva anche le cure palliative. Così facendo si tagliavano totalmente fuori realtà come la nostra che statutariamente si occupano di un aspetto specifico, nel caso in oggetto le cure palliative, e che per questo non possono essere in grado di partecipare a una gara che prevede macro capitolati». L’esclusione di Ant però ha generato effetti collaterali nocivi sia per la qualità del servizio, sia per le casse pubbliche. «Questo perché», ragiona Pannuti, «grazie alla raccolta fondi fatta dai volontari che sostiene economicamente l’attività dei nostri medici, con i nostri protocolli non solo riusciamo ad assicurare una copertura del sofferente h24 con visite quotidiane e on demand, ma lo facciamo a un costo inferiore anche del 40% rispetto a quelli previsti nel bando di gara».

Sulle basi di queste ragioni, ma anche di 40mila firme raccolte in 15 giorni fra i cittadini di Potenza («che dimostrano il nostro radicamento su un territorio che presidiamo da 25 anni») Ant ha presentato un esposto all’Anac, il cui esito è stata questa nota sugli appalti firmata da Cantone. E adesso? «Il pronunciamento dell’Autorità non avrà conseguenze sul pregresso, ma d’ora in avanti è difficile pensare che le amministrazioni pubbliche possano ignorare il richiamo di Cantone». «Ben inteso:», conclude Pannuti, «l’Anac con questo passaggio dà grande credito alle ragioni del non profit, ma un non profit preparato, efficiente, organizzato e capace di fare sistema nelle comunità e nei territori, non certo a un non profit improvvisato e poco qualificato».


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