Non profit

Se un sottosegretario gioca alle slot

In visita alla fiera dei produttori di slot e vlt, il sottosegretario all'Economia con delega ai giochi Pier Paolo Baretta si lascia andare a un gesto dalle conseguenze istituzionali e simboliche gravissime. Mentre il Paese reale chiede qui e ora scelte e decisioni, l'uomo investito di dar forma alle decisioni sull'azzardo che fa? Gioca alle slot

di Marco Dotti

Non era mai successo – se la memoria non ci inganna – che un sottosegretario con delega ai giochi visitasse con tanto fervore Enada, la fiera romana dei produttori di slot e videolotteries.
Ieri è successo. Il tutto, mentre nel Paese infuriava la polemica sulla sponsorizzazione della nazionale da parte di Intralot (concessionario dell'azzardo di Stato, che di slot ne possiede 50mila sul territorio italiano).

Protagonista l'onorevole Pier Paolo Baretta (Pd) che è andato ben oltre la sua solita dichiarazione a uso stampa che ripete da due anni ( «ridurremo il numero delle slot»), e ultimamente sembra calibrata ler correggere quella del Presidente del Consiglio che solo tre settimane fa usò il verbo "togliere", non “ridurre” («toglieremo le slot dai bar e dai tabacchi»).



Baretta non ha solo visitato la Fiera, tagliando un nastro (cosa che, ci dicono, anche uno dei suoi predecessori, Alberto Giorgetti, a suo tempo fece), ma ha compiuto un gesto. Se nei gesti c'è la verità, quello dell'on. Pier Paolo Baretta è istituzionalmente gravissimo. Si era mai visto un sottosegretario all'economia -con delega ai giochi – peraltro ex segretario cisl, uomo di esperienza solida e altrettanto solida cultura – che, mentre visita la fiera delle slot e dell vlt di roma di roma, gioca a una slot? No, non si era mai visto e mai lo si sarebbe immaginato.

Eppure è accaduto ieri. È un gesto istituzionalmente gravissimo, per nulla ludico, autoironico o divertente. Quel gesto è grave proprio per il ruolo istituzionale che Baretta ricopre – nella vita privata può fare quello che vuole, ci mancherebbe -, per il messaggio che dà e anche per quello che dovrebbe dare a un Paese reale che da un’azione di governo si aspetta fatti conseguenti alle parole. Non gesti del genere. Gesti che finiscono per trascinare ogni azione di governo più in basso di quanto si meriterebbe.

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