Mondo

M.O. L’Italia dice no ai palestinesi di Betlemme

Ma gli Usa continuano il loro pressing

di Redazione

L’Italia ha detto ‘no’ all’ipotesi di accogliere alcuni dei palestinesi, indicati dagli israeliani come terroristi, da 35 giorni all’interno della chiesa della Natività a Betlemme. Ed anche se gli Stati Uniti insistono e si dicono fiduciosi sul fatto che l’Italia si renderà disponibile per il trasferimento dei palestinesi, il governo resta fermo sulla sua posizione. Una posizione esplicitata con una nota diffusa nel primo pomeriggio dalla Farnesina con la quale si è voluto porre fine alla girandola di notizie e indiscrezioni che da giorni alimentavano l’ipotesi dell’arrivo in Italia di esuli palestinesi sottolineando che questa eventualità, ”allo stadio in cui si è giunti, non è proponibile”. A determinare il ‘no’ di Roma dopo la pubblicazione di numerose notizie sull’impegno italiano a ospitare alcuni palestinesi in seguito a un eventuale accordo per far cessare l’assedio alla Natività è stata soprattutto, a quanto si è appreso da fonti bene informate, l’irritazione del governo per le conseguenze derivanti dalla sua sostanziale esclusione da un negoziato che – contemplando l’ipotesi di invio in Italia di esuli palestinesi – aveva implicazioni importanti per il nostro paese. Una irritazione che nel comunicato ufficiale del ministero degli Esteri si è tradotta in parole assai più diplomatiche, ma comunque chiare. La Farnesina, si legge infatti nella nota, ”fa presente di non aver mai ricevuto alcuna informazione dalle parti in causa sull’andamento del negoziato né richieste sono state avanzate nei giorni scorsi dalle stesse parti”. Per questo, prosegue la nota ufficiale, ”la questione dell’accoglimento in Italia di cittadini palestinesi non si è quindi mai posta” ed è oramai improponibile. Prima delle diffusione della nota del ministero degli Esteri, la giornata si era aperta – quando era ancora notte – con le notizie provenienti dal Medio Oriente che, nell’ambito dell’accordo per sbloccare la situazione nella basilica della Natività, davano praticamente per acquisita la disponibilità dell’Italia a ospitare 13 palestinesi accusati di terrorismo. Ma già alle 10,30 il sottosegretario agli Esteri con delega per il Medio Oriente, Alfredo Mantica, precisava che l’Italia non aveva ancora ricevuto alcuna richiesta ufficiale attraverso i canali diplomatici. E poco dopo il ministro della difesa Antonio Martino, a proposito dei palestinesi destinati all’esilio, diceva il suo ‘no’ a ”iniziative unilaterali” adottate ”senza informare il governo italiano”, chiedendosi inoltre ”in che veste” questi terroristi palestinesi sarebbero venuti in Italia. ”La genuina volontà dell’Italia di adoperarsi per contribuire a sbloccare la situazione creatasi nella chiesa della Natività – ha osservato un addetto ai lavori – e’ stata presa come una disponibilita’ incondizionata. Il governo si è trovato così a leggere sulla stampa notizie di cui non sapeva nulla. Alle richieste di informazioni, le risposte sono state evasive. Forse – ha aggiunto la fonte – si è trattato di una leggerezza diplomatica di cui è responsabile il funzionario americano che ha condotto il negoziato” per la fine dell’assedio alla basilica della Natività. Proprio per ricucire lo strappo tra Italia e Usa, nel corso della giornata il segretario di Stato Colin Powell ha parlato per ben due volte a Silvio Berlusconi, l’incaricato d’affari statunitense a Roma William Pope ha incontrato a palazzo Chigi il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e a Washington il portavoce del dipartimento di Stato, Richard Boucher, ha detto che gli Stati Uniti sono ”fiduciosi” sulla possibilità che l’Italia accetti di accogliere alcuni palestinesi. Ma per ora la posizione di Roma non cambia. Ed è un ‘no’ al trasferimento in Italia dei 13 palestinesi accusati di terrorismo.


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